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Consenso collettivo sulla realtà Nei paesi di lingua inglese viene utilizzato l'acronimo ASC (Altered States of Consciousness) per indicare quelle particolari esperienze psichiche alle quali alcune persone hanno accesso, andando oltre quanto viene comunemente sperimentato dall'io cosciente nello stato di veglia. Anziché stati alterati di coscienza mi sembra preferibile chiamarle esperienze psichiche non ordinarie, dato che non si tratta di evidenziare un'alterazione in riferimento allo stato della coscienza, ma piuttosto una qualità peculiare delle esperienze psichiche, che sono determinate da sintonie mentali diverse ed anomale rispetto a quelle ordinarie. Nello stato ordinario di veglia noi abbiamo frequenti occasioni di interagire con i nostri simili, esseri umani dotati come noi di un io cosciente e di esperienze psichiche, e comunque riteniamo di interagire con una realtà oggettiva, dando per scontato che quello che noi percepiamo del mondo esterno con i nostri sensi sia percepito, in modo analogo, anche dagli altri. Si forma così un consenso collettivo sulla realtà del mondo, che viene continuamente trasmesso e confermato mediante i programmi di apprendimento e di condizionamento socioculturale. I contenuti del consenso collettivo possono essere differenti tra una cultura e l'altra, ma all'interno di ogni cultura hanno un ruolo fondamentale nel definire il comportamento sociale ed il modo di percepire il mondo di ciascuno dei membri che condividono quella cultura. Percezione di una realtà soggettiva Le esperienze psichiche non ordinarie, invece, sono tipicamente soggettive, pur potendo apparire allo sperimentatore decisamente reali. Il termine utilizzato nella nostra cultura per indicare un'esperienza che viene vissuta come reale da una persona, senza che quella realtà abbia un riscontro oggettivo, è allucinazione. Si tratta comunque di una definizione riservata soprattutto alle esperienze nello stato di veglia, dato che in relazione a quanto viene percepito da un individuo quando dorme si parla di sogno. L'esempio dei sogni è particolarmente efficace per descrivere la differenza tra realtà oggettiva e realtà soggettiva: dal punto di vista oggettivo esterno quello che viene percepito è il corpo del dormiente che può star fermo oppure eseguire dei movimenti o emettere dei suoni: eventi che possono essere osservati da altri esseri umani ed anche registrati da idonei strumenti. Di questi eventi relativi al proprio corpo, tuttavia, il dormiente quasi sempre non ha la minima coscienza, mentre è cosciente dei propri sogni, che possono lasciare una traccia anche profonda nella memoria dello stato di veglia. D'altra parte, tutti gli osservatori esterni non hanno idea di cosa stia sognando il sognatore. I diversi stati del sognare Sebbene il sognare sia un'attività talmente comune da poter essere considerata ordinaria, la qualità dei sogni e la facoltà di ricordarli possono essere molto diverse da un individuo all'altro, tanto che alcune persone sono eccellenti sognatrici e sognatori (o, per usare un termine recentemente entrato nel linguaggio, soprattutto in relazione ai sogni lucidi, dei veri onironauti), mentre altre non riescono nemmeno a ricordare i propri sogni. Oltre che con riguardo alla complessità dei sogni ed alla loro trama, quello che cambia da un individuo all'altro, ma anche nello stesso individuo da un periodo della vita all'altro, è l'intensità del livello di coscienza con cui il sogno viene sperimentato: un livello di coscienza che in certi casi rende il sogno indistinguibile dalla realtà ordinaria dello stato di veglia, e talvolta ancora più intenso. Mediante il sognare dunque il sognatore può accedere ad esperienze psichiche non fruibili nello stato di veglia, il che può comportare anche una conflittualità interiore ed un conseguente disadattamento nei confronti del mondo reale, analogamente a quanto si può riscontrare in coloro che fanno uso di sostanze psicoattive per ottenere esperienze psichiche non ordinarie. Quasi tutti facciamo esperienza, durante lo stato di veglia, di contenuti psichici ascrivibili alla fantasia o all'immaginazione, ma di norma si tratta di esperienze nei confronti delle quali la nostra coscienza non ha lo stesso grado di messa a fuoco che raggiunge nei confronti della realtà: inoltre queste forme psichiche, più o meno evanescenti, quasi sempre sfuggono al controllo intenzionale dell'io. Lo stesso accade per i sogni ordinari, ed anche per alcune delle esperienze indotte da sostanze psicotrope. Ma in altri casi, come si è detto, sia le esperienze psichiche oniriche che quelle indotte dagli allucinogeni vengono recepite dall'io cosciente come reali, e possono essere determinate e dirette intenzionalmente. Eventi paranormali Vi sono però stati non ordinari che non si conformano alla soggettività tipica dei sogni, delle allucinazioni o di altre esperienze: al di là delle cosiddette allucinazioni collettive (un'espressione controversa e non scientificamente valida, che dovrebbe indicare quelle cose e quegli eventi percepiti in modo coerente da un gruppo di persone, pur senza avere il requisito dell'oggettività), molti fenomeni medianici o certi tipi di apparizioni presentano tutti i requisiti dell'oggettività, anche perché possono essere registrati mediante strumenti adatti. In questi casi, dunque, più che di stati di coscienza alterata è preferibile parlare di eventi non appartenenti alla realtà ordinaria o, come più comunemente si dice, paranormali. Esperienze psichiche non ordinarie Il ruolo del cervello come strumento che determina le esperienze psichiche non ordinarie fruibili dall'io cosciente appare in linea di massima confermato, anche se può restare qualche dubbio su alcuni casi di NDE, come meglio evidenziato nella sezione dedicata a tali esperienze. L'effetto delle sostanze psicoattive sul funzionamento del cervello – come sostituti, inibitori o eccitatori dei neurotrasmettitori naturali – è studiato in ambito specialistico ed esula dagli argomenti trattati in questo sito. L'aspetto importante di certe esperienze non ordinarie è rappresentato dall'impatto emotivo prodotto sull'io cosciente dello sperimentatore: è come se l'ampliamento delle esperienze psichiche fruibili dall'io andasse oltre la semplice curiosità di sperimentare, e fosse collegato alla ricerca di qualcosa che coinvolge profondamente il nostro essere, ben al di là di quello che comunemente sperimentiamo nella realtà ordinaria. Le esigenze di sopravvivenza e di adattamento alla realtà del mondo, originate probabilmente dalle leggi che presiedono all'evoluzione della vita e dalle trasformazioni socioculturali con le quali tali leggi sono state rielaborate in ambito umano, selezionano e riducono notevolmente le esperienze psichiche alle quali possiamo (e di norma dobbiamo) accedere nell'ambito della realtà ordinaria. Nello stesso tempo, molti esseri umani hanno la sensazione che manchi loro qualcosa di fondamentale, come un diritto negato ad uno stato mentale superiore, nei confronti del quale il mondo e la vita reale possono solo offrire palliativi e surrogati che, oltretutto, vengono pagati anche a caro prezzo. Come si è visto parlando della conoscenza scientifica, le leggi relative alla vita ed alla sua evoluzione fino ad oggi accreditate e divulgate si inseriscono in un quadro interpretativo fondato esclusivamente sulla natura. Le esperienze psichiche non ordinarie sembrano orientare l'io verso qualcosa che va al di là di tale quadro.
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