Gli studi sull'ipnotismo dalla fine dell'800 ad oggi

 

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La suggestione mentale

Tra gli stati della coscienza che possiamo definire non ordinari rientrano senza dubbio quelli indotti dall'ipnosi. Prima di esaminare gli aspetti anomali e sorprendenti determinati dalle pratiche ipnotiche, è opportuno ricordare che forme di suggestione e di persuasione, palesi o più o meno occulte, sono ordinariamente adottate nell'ambito delle relazioni interpersonali quotidiane e, in maniera più elaborata ed efficace, sono utilizzate costantemente dalla pubblicità, dalla ricerca del consenso in politica, ed in tutti quegli ambiti nei quali si reputa conveniente o necessario influenzare i processi mentali delle persone per convincerle di qualcosa. D'altra parte, è evidente come gli stessi condizionamenti socio-culturali – che plasmano le sintonie della nostra psiche fin dall'infanzia – possono aver successo proprio per il fatto che la nostra mente è suggestionabile, sebbene non per tutti nella stessa misura ed allo stesso modo.

I fenomeni ipnotici

I fenomeni di tipo ipnotico possono essere ricondotti sia alla capacità, da parte di una persona (definita operatore) di influenzare la mente ed il comportamento di un'altra persona (definita soggetto), fino a portare quest'ultimo sotto il controllo della volontà dell'operatore, sia alla facoltà che permette ad un individuo di entrare autonomamente in uno stato particolare di coscienza alterata (o di incoscienza), definibile come autoipnotico o sonnambolico. Sotto il profilo storico, l'inizio delle indagini sui fenomeni ipnotici viene fatto risalire al mesmerismo: al di là del riferimento nel nome al medico tedesco Franz Anton Mesmer (1734-1815), che introdusse la teoria e la pratica di quello che era allora chiamato magnetismo animale come metodo terapeutico, il mesmerismo consisteva nella capacità, da parte di alcune persone particolarmente dotate, di influenzare lo stato psicofisico di altre persone, inducendo in loro particolari fenomeni (guarigioni, convulsioni, manifestazioni isteriche, ecc.), che furono dopo alcuni decenni attribuiti alla condizione ipnotica. Già alla fine del '700 il mesmerismo, con i suoi rituali stravaganti, era stato screditato dalla scienza ufficiale, soprattutto a seguito dei risultati critici presentati dalla commissione di indagine nominata dal re di Francia Luigi XVI, di cui facevano parte anche Lavoisier e Franklin. Tuttavia l'esistenza dei fenomeni di magnetizzazione era innegabile, e nell'800 la scienza dovette prenderne atto soprattutto per merito dei lavori del medico Auguste Lièbeault (1823-1904) e del celebre neurologo Hippolyte Bernheim (1837-1919), che insieme fondarono in Francia la Scuola di Nancy.

L'interpretazione fisiologica dei fenomeni ipnotici e la stessa introduzione del termine ipnosi sono dovuti però al medico scozzese James Braid (1785-1860), secondo il quale l'ipnotismo consisteva in una tecnica mediante la quale un operatore, compiendo determinati movimenti o servendosi di particolari oggetti o effetti sensibili (visivi o auditivi), poteva indurre lo stato ipnotico in un soggetto. Tale tecnica è, o quanto meno dovrebbe essere, del tutto indipendente dall'operatore che la applica: in sostanza la differenza teorica tra l'ipnotismo ed il mesmerismo dovrebbe consistere nel fatto che il primo nega ed il secondo afferma l'esistenza di una specifica influenza (di carattere psichico, energetico, o di altra natura) che si trasmette da un determinato operatore dotato di carisma ad uno o più soggetti recettivi, ed i cui effetti dipendono dalla volontà dell'operatore e dalla disponibilità a farsi suggestionare da parte dei soggetti stessi. Secondo Braid non era necessaria alcuna particolare dote da parte dell'operatore, ed il successo o l'insuccesso del processo ipnotico andava ricondotto esclusivamente alla suggestionabilità dei soggetti. Tuttavia nella seconda metà dell'800 e nei primi anni del '900 operarono con successo diversi ipnotisti da palcoscenico (come il danese Carl Hansen o il belga Alfred d'Hont, noto col nome d'arte di Donato) le cui capacità di suggestionare soggetti idonei (ovviamente nel caso di fenomeni autentici e non dovuti a trucchi e complicità) erano certamente di tipo mesmerico piuttosto che ipnotico. Inoltre, come riportato nella pagina dedicata alle ricerche sull'ipnosi eseguite dalla SPR, i risultati degli esperimenti condotti dal Comitato della SPR confermarono l'importanza della figura dell'ipnotista come persona dotata di un particolare carisma e di una forte volontà, contrariamente a quanto sostenuto da Braid.

Magnetismo e ipnotismo: un libro italiano

Per meglio inquadrare i fenomeni ipnotici nell'ambito del periodo in cui furono maggiormente studiati, si può leggere un libro pubblicato nel 1888 con il titolo L'ipnotismo e gli stati affini, il cui autore, il dottor Giulio Belfiore, era medico presso l'Ospedale municipale di Napoli per le malattie infettive. Il libro, ripubblicato da Hoepli nel 1898 con il titolo di Magnetismo e ipnotismo, ebbe diverse ristampe e per alcuni decenni fu il principale testo di riferimento per chiunque, in Italia, si interessasse di ipnotismo. Sebbene si tratti di un testo che non eccelle certo né per eleganza letteraria né per efficacia comunicativa, la prima edizione del 1888 è più completa e contiene più elementi informativi (anche se esposti in modo alquanto confuso e non sempre affidabili) rispetto a quelle edite da Hoepli. La presentazione della prima edizione era costituita da una lettera di Cesare Lombroso nella quale si elogiava l'opera divulgativa del Belfiore. Il primo capitolo era poi dedicato ad una sintetica revisione storica di tutte le varie forme di manifestazioni di poteri o di stati di coscienza non ordinari che, dall'antichità fino ai primi del Settecento, erano stati registrati nelle cronache letterarie, attribuendoli alle più svariate (e spesso fantasiose) cause. Si tratta del riassunto del lavoro svolto, con ben altro impegno ed efficacia, da Cesare Baudi di Vesme nei due volumi della sua Storia dello Spiritismo, al quale si fa cenno nella pagina dedicata allo spiritismo in Italia.

Le notizie storiche presentate da Belfiore non sono comunque prive di interesse: per esempio, viene ricordato l'impiego terapeutico che del magnete facevano il medico svizzero Teofrasto Paracelso (1493-1541) ed il fisico inglese William Gilbert (1544-1603), medico personale di Elisabetta I, che studiò l'elettricità ed il magnetismo ed introdusse il termine elettricità, oppure l'erudito gesuita Athanasius Kircher (1602-1680), altro studioso del magnetismo al quale si deve l'espressione magnetismo animale che fu poi ripresa da Mesmer. Infatti fu proprio a partire dagli studi di Kircher sulla possibilità di indurre lo stato catalettico nei polli che in seguito vari operatori svilupparono diverse tecniche e pratiche per indurre con successo il sonno ipnotico negli animali. Nel libro si legge che nel 1839 un certo Wilson, a Londra, provocò lo stato ipnotico in maiali, cani, galline, oche, gatti, leopardi, pappagalli, rane, e in una lupa che restò immobile per molti minuti con un pezzo di carne tra i denti, senza poterla masticare. In ogni caso quello che viene provocato negli animali è uno stato catalettico, probabilmente associato al riflesso istintuale per il quale un animale si finge morto quando è in pericolo di vita per l'attacco di un predatore o di un rivale. Attivando una ricerca su YouTube si possono vedere diversi interessanti esempi di questo fenomeno, nel quale, rispetto all'ipnosi ed in particolare agli aspetti correlati alla suggestione ed alla fascinazione, è del tutto assente l'aspetto verbale.

Indagini sperimentali più recenti

Gli studi più recenti sull'ipnosi, condotti anche con scansioni dell'attività cerebrale mediante risonanza magnetica, dimostrano che le tecniche ipnotiche – tra cui la suggestione verbale – modificano effettivamente il funzionamento di alcune parti del cervello. Non tutte le persone sono però ipnotizzabili: sembra che non più del 10% della popolazione rientri nella categoria facilmente ipnotizzabile, mentre circa un terzo del totale può essere ipnotizzato solo in tempi lunghi e con notevole dispendio di energie da parte di uno o più ipnotisti, ed un 10÷15% è del tutto refrattario all'ipnosi. La percentuale residua può essere ipnotizzata con tecniche adeguate. Non ritengo che vi possano esser dubbi sull'origine animale del corpo e del cervello umano: solo una ridotta percentuale dell'attività mentale – non più del 12÷15% – può essere ricondotta alle funzioni superiori critiche del pensiero e dell'attenzione cosciente, mentre oltre l'80% del funzionamento è di tipo subconscio o inconscio, dovuto alle successive stratificazioni evolutive. Le tecniche ipnotiche operano in modo da depotenziare o annullare – mediante stimoli idonei – le funzioni coscienti, consentendo all'operatore di accedere direttamente ai centri subconsci che eseguono automaticamente gli ordini ricevuti. Dunque non è vero, come è stato sostenuto da alcuni, che l'ipnosi consista in una sorta di compiacente subordinazione volontaria e cosciente del soggetto nei confronti dell'ipnotista, dovuta a interazioni di tipo sociale: anche se questo può accadere in qualche caso, nell'ipnosi autentica il soggetto entra effettivamente in uno stato di trance nel quale il funzionamento del suo cervello è alterato. D'altra parte, come abbiamo già avuto modo di osservare, la nostra mente è effettivamente e naturalmente predisposta a ricevere i condizionamenti socio-culturali soprattutto per via verbale ed imitativa, ed il nostro funzionamento quotidiano è in gran parte automatico, dovuto a forme di suggestione di tipo ipnotico.

Previsioni e telepatie

Tornando al libro di Belfiore, le rievocazioni dei fatti storici contenuti nel primo capitolo ci permettono di ricordare le diverse (ed in gran parte fantasiose) modalità con le quali la psiche umana ha interpretato ed interpreta certi fenomeni anomali che si ripetono nel tempo, e le conseguenze (quasi sempre spiacevoli) che le sintonie della psiche prevalenti in un certo periodo hanno avuto per i singoli individui. In seguito, quando nell'Ottocento si passò dall'interpretazione mesmerica a quella ipnotica, si ritenne di poter spiegare i vari fenomeni in chiave fisiologica e psicologica, attribuendoli a patologie di tipo isterico oppure al solito effetto dei vari fluidi, correnti e forze occulte – ipotizzate ma non identificate – sul funzionamento del cervello. Rimanevano però esclusi da questo genere di interpretazioni due tipi di fenomeni che rientrano nell'ambito della parapsicologia: la capacità di predire eventi futuri e la trasmissione del pensiero a distanza. Quest'ultima facoltà fu dimostrata dagli esperimenti condotti dal Comitato per lo studio del mesmerismo della SPR, riportati nelle pagine seguenti, mentre vari aneddoti relativi alla predizione del futuro da parte di persone in stato sonnambolico sono riportati nella letteratura, tanto antica quanto recente. Ovviamente questo non significa che queste facoltà siano proprie dello stato ipnotico, ma solo che la loro manifestazione può essere favorita dalla trance ipnotica, analogamente a quanto accade per la trance medianica.

Lo stato catalettico e lo stato sonnambolico

L'aspetto più interessante del libro di Belfiore, così come di altri testi sull'ipnotismo, è dato dalle descrizioni relative agli stati catalettico e sonnambolico dei soggetti ipnotizzati: in queste condizioni il corpo umano presenta delle modalità di funzionamento di tipo automatico, controllate o controllabili dalla volontà dell'ipnotista. Lo stato crepuscolare della coscienza, o la completa assenza della stessa, determinano nel soggetto ipnotizzato l'anestesia e l'analgesia corporea, oppure – mediante idonee suggestioni da parte dell'ipnotista – reazioni anomale e non congruenti con quelle associate nello stato di veglia a determinati stimoli: il soggetto suggestionato può trovare disgustosa l'acqua fresca, dolce il sale ed appetitoso un pezzo di sapone, ed il suo organismo reagisce, mimicamente e fisiologicamente, proprio come se le sostanze assimilate fossero quelle suggerite e non quelle realmente assunte. D'altra parte, come ben sappiamo, nello stato ordinario di veglia noi diamo continuamente dei comandi al nostro corpo sulla base di decisioni prese coscientemente (anche se spesso non siamo coscienti delle vere cause che determinano le nostre decisioni), e diamo per scontato che il nostro corpo esegua i comandi e reagisca secondo le nostre aspettative. Gli studi sull'ipnotismo ci fanno intuire un quadro molto più complesso delle interazioni tra l'io, la coscienza ed il corpo, e ci possono dare un'idea dell'efficienza e dell'efficacia dei programmi che determinano il nostro modo di funzionare fin da quando vediamo la luce. Questo ci porta ad interrogarci su quale parte di noi possa eventualmente sfuggire al determinismo che regola e dirige il funzionamento altamente complesso di un automa, seppure evoluto.

È interessante anche il fatto che nello stato sonnambolico un soggetto ipnotizzato può cimentarsi in alcune attività solitamente associate all'intelletto (per esempio suonare uno strumento o scrivere una storia), con prestazioni superiori a quelle che avrebbe nello stato ordinario di veglia. In questi casi non si può sostenere che il soggetto obbedisca alla suggestione dell'operatore, il quale gli può ordinare di scrivere un racconto ma senza dargli alcuna indicazione sulla trama. Siamo dunque in un ambito che si avvicina a certi fenomeni tipici della medianità, come la scrittura automatica, con la differenza che per spiegare gli stati ipnotici non si è mai sentito il bisogno di ricorrere all'ipotesi spiritica, mentre si ritiene sufficiente attribuire determinate prestazioni alle funzioni inconsce del soggetto, ed è proprio dallo studio dei fenomeni ipnotici e di certe patologie della psiche – come i casi delle personalità multiple – che ha avuto origine e si è sviluppato il concetto di inconscio. Il fatto poi che in certi casi sembri che vi sia una comunicazione mentale diretta tra il soggetto ipnotizzato e l'ipnotista ha fatto sì che fossero attribuite all'inconscio alcune facoltà di solito inattive nello stato ordinario di veglia, come la telepatia, dando l'opportunità ad alcuni studiosi dei fenomeni medianici di sviluppare ipotesi alternative rispetto a quella dell'intervento di intelligenze occulte. 

Il revival dell'ipnosi

A differenza della medianità, l'ipnotismo continua ad essere attivamente studiato ed utilizzato – soprattutto in campo clinico – anche ai nostri giorni. Si può anzi dire che ci sia stato un vero e proprio revival a partire dagli anni '60 del secolo scorso, probabilmente anche in seguito al notevole impatto che ebbe sul pubblico un volumetto pubblicato nel 1956, The Search for Bridey Murphy (Alla ricerca di Bridgey Murphy), nel quale l'autore Morey Bernstein – un uomo d'affari di successo ed ipnotista dilettante – raccontava in dettaglio la regressione ipnotica da lui ottenuta su una sua conoscente, Virginia Tighe (1923-1955) (che nel libro viene chiamata Ruth Simmons) nel corso di sei sedute durante le quali la Tighe descrisse una sua presunta esistenza precedente nell'Irlanda del XIX secolo, dove, col nome di Bridey Murphy, aveva vissuto dal 1798 al 1864, prima nella città di Cork e poi a Belfast. Il libro vendette milioni di copie in tutto il mondo, e ne fu tratto anche un film con lo stesso titolo. Nulla di quanto narrato nel libro è stato inventato dall'autore, dato che tutte le sedute furono registrate con un magnetofono e poi incise su un disco, copie del quale furono anche messe in commercio. Quanto alla veridicità delle affermazioni della Tighe, indagini condotte da alcuni giornalisti interessati al caso portarono a concludere che la maggior parte delle indicazioni offerte dal soggetto in stato di ipnosi erano riconducibili a criptomnesia: un'interessante articolo del 2002 di Melvin A. Gravitz, The Search for Bridey Murphy: Implications for Modern Hypnosis, rievoca il caso e la sua importanza per i successivi sviluppi dell'ipnosi. Una valutazione meno critica e più possibilista nei confronti della veridicità delle comunicazioni ottenute dalla Tighe durante la regressione ipnotica è contenuta nel capitolo 25 del libro A Critical Examination of the Belief in a Life After Death, pubblicato nel 1961, il cui autore, il filosofo Curt John Ducasse (1881-1969), fu docente alla University of Washington ed alla Brown University, e vice-presidente dell'American Society for Psychical Research.

La fascinazione

Un altro aspetto dell'ipnotismo, messo in rilievo da Belfiore e da altri studiosi, è quello relativo alla cosiddetta fascinazione, già presente nel mondo animale ed utilizzata con successo da ipnotisti da palcoscenico particolarmente dotati. Lo stato di fascinazione si distingue dal sonnambulismo ipnotico per il fatto che il soggetto non è addormentato e ricorda esattamente tutto ciò che accade, ma non può fare a meno di seguire lo sguardo dell'ipnotista e di imitare i suoi gesti, soggiogato da una volontà che gli impone di agire così. La casistica sulle suggestioni, tanto ipnotiche quanto post-ipnotiche, riportata nel libro di Belfiore, offre poi un quadro esauriente sui vari tipi di influenza (motoria, psichica, fisiologica, ecc.) che l'operatore può esercitare nei confronti del soggetto ipnotizzato. In sintesi possiamo dire che dalla fine dell'Ottocento, quando il libro fu pubblicato, ai nostri giorni, non è cambiato molto nella conoscenza e nella pratica dell'ipnosi. Allora come adesso si possono distinguere due principali campi di attività nei quali l'ipnosi viene utilizzata: la psicoterapia e lo spettacolo. Mentre in ambito medico lo studio dell'ipnosi si inserisce nel più ampio settore di ricerche sul funzionamento della mente umana (in quelle che sono attualmente definite neuroscienze), gli ipnotizzatori da palcoscenico (o da televisione) fanno ancora ricorso a tecniche di tipo mesmerico, basate sul carisma e sulla forza di volontà dell'operatore e sulla suggestionabilità dei soggetti. Infatti, come già avevano osservato gli studiosi dell'Ottocento, è solo nell'ambito della relazione tra l'ipnotista ed un determinato soggetto che si verificano i fenomeni ipnotici: quello che può riuscire con un soggetto, fallisce con un soggetto diverso, anche se l'ipnotista è lo stesso, e quello che può essere ottenuto da un operatore su un soggetto non sortisce lo stesso effetto se cambia l'operatore. Questa è una della ragioni per le quali, ad esempio, l'anestesia e l'analgesia mediante ipnosi non sono state più utilizzate in ambito chirurgico nonostante si fossero dimostrate efficaci in diversi casi: non si poteva mai sapere prima con certezza se una persona fosse ipnotizzabile, e quante ore ci volessero per indurre lo stato ipnotico, o per quanto tempo potesse durare l'anestesia nel caso in cui l'ipnotista fosse riuscito a produrla.

Mancanza di certezze nello studio dell'ipnosi

La sostanziale oggettività necessaria per compiere delle ricerche affidabili sotto il profilo scientifico non può essere applicata ai fenomeni ipnotici, proprio per il prevalere di quei fattori della psiche individuale che determinano risultati diversi non solo in ragione del soggetto studiato, ma anche dell'orientamento della psiche dell'osservatore. Sotto questo profilo sono davvero interessanti le implicazioni legali dell'ipnosi, che già nel tardo Ottocento avevano suscitato accesi dibattiti. Un ipnotista poteva indurre comportamenti criminali in un soggetto ipnotizzato? Non pochi studiosi sostenevano con vigore che questo era certamente possibile, poiché dipendeva solo dal livello di suggestionabilità del soggetto o, in parole povere, dalla sua forza di carattere nel caso in cui non fosse stato incline al crimine nello stato di veglia ordinaria. Infatti alcuni soggetti in stato ipnotico si rifiutavano categoricamente di compiere, ad esempio, furti od omicidi quando era loro comandato di farlo (anche se si trattava di crimini simulati, la cui simulazione non era svelata, come per esempio sparare ad una persona con una pistola caricata a salve, lasciando loro intendere che l'arma fosse dotata di proiettili), mentre altri, dopo aver eventualmente opposto qualche resistenza iniziale – superata dal reiterato e categorico comando dell'ipnotista – finivano col cedere, ed eseguivano il crimine suggerito.

Il potere di suggestione

L'ipnosi offre dunque un quadro dinamico spinto all'estremo delle possibili relazioni di influenza reciproca tra le sintonie della psiche di individui che interagiscono: la psiche di alcune persone ha un carattere dominante, ed è in grado di influenzare la psiche di altre persone, che è invece remissiva e suggestionabile. È ben noto, inoltre, che le sintonie della psiche condivise da un certo numero di individui acquistano una forza (di tipo ipnotico) che suggestiona altri individui, come si osserva nei fenomeni di fanatismo in ambito religioso e politico, ma anche nello sport o nello spettacolo. Lo studio della psicologia delle masse offre un quadro piuttosto desolante delle debolezze della psiche umana individuale – almeno nella maggioranza delle persone – e della sua naturale inclinazione ad essere programmata, suggestionata ed assoggettata. Questa debolezza è alla base di molte delle più grandi tragedie della storia umana, ma nello stesso tempo si deve alla docile plasticità della psiche individuale la possibilità di costruire e di far funzionare le società complesse nelle quali oggi viviamo. Sebbene la nostra mente venga ogni giorno illusa ed ingannata da ogni genere di messaggi di tipo ipnotico provenienti dai media (che non solo ci informano, ma anche ci persuadono e ci dirigono), è anche vero che senza questo tipo di illusione la maggior parte di noi si sentirebbe smarrita, priva di una guida, come il soggetto che, affascinato dal suo ipnotizzatore, non può mai staccarsi dal suo sguardo dominante di quest'ultimo.

Un importante testo di Enrico Morselli

Un altro libro del 1886 che vale la pena di leggere, anche perché è scritto molto meglio di quello di Belfiore, è Il magnetismo animale - La fascinazione e gli stati ipnotici di Enrico Morselli. Il celebre psichiatra italiano aveva sperimentato su di sé, in privato, gli effetti della tecnica utilizzata dal belga Alfred Edouard D'Hont (1840-1900), un ex-ufficiale dell'esercito divenuto magnetizzatore da palcoscenico che – come si è detto – si esibiva con successo in vari teatri europei col nome d'arte di Donato. Donato aveva messo a punto, nel corso di molti anni di osservazione e di allenamento, una propria tecnica di fascinazione e di magnetizzazione, che si distingueva dalle consuete pratiche ipnotiche, e per questo venne chiamata donatismo. Dopo aver assistito ad uno spettacolo di Donato al teatro Scribe di Torino, Morselli ed il suo assistente Eugenio Tanzi ottennero una seduta privata nell'albergo in cui alloggiavano: magnetizzati entrambi dal Donato, percepirono chiaramente gli effetti della fascinazione – che, ricordiamo, non esige il sonno ipnotico, ma si manifesta nello stato di veglia permettendo al soggetto di ricordare quanto è accaduto – come un'alterazione effettiva di alcune loro facoltà intellettive e volitive. La testimonianza di Morselli ci assicura, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che i fenomeni legati all'ipnotismo sono reali e non dipendono né da connivenza né da simulazione

All'epoca in cui scrisse il libro Morselli non si era ancora interessato ai fenomeni medianici, e dunque respingeva con ferma determinazione – e col sarcasmo sprezzante che caratterizzava i suoi giudizi nei confronti di tutto ciò che riteneva attribuibile a «superstizione, inganno e ciurmeria» – quegli aspetti del magnetismo per i quali non poteva trovare una spiegazione scientifica plausibile: per esempio, certe forme di chiaroveggenza di cui si diceva fossero capaci alcuni soggetti posti in stato di sonnambulismo ipnotico. Quest'atteggiamento era certamente diffuso nell'ambiente scientifico dell'epoca: oggi ci lasciano perplessi, e talvolta ci fanno sorridere, gli sforzi compiuti da quegli uomini di scienza – senza dubbio intelligenti, determinati e capaci – per spiegare con teorie presentate come scientifiche ma del tutto prive di riscontri sperimentali (dati i limiti delle conoscenze dell'epoca in merito al funzionamento del cervello e del sistema nervoso) certi fenomeni dell'ipnosi di cui ancor oggi non si comprendono bene le dinamiche. Purtroppo anche Morselli cedeva ogni tanto a questa tentazione, dando talora ad intendere che del funzionamento del cervello e della mente si sapesse già quasi tutto. Tuttavia in merito alla telepatia a distanza tra l'operatore ed il soggetto (che Morselli definiva suggestione mentale mediante trasmissione del pensiero), testimoniata dalle ricerche di Charles Richet, di Pierre Janet, di Henri-Ètienne Beaunis e di altri studiosi, lo psichiatra affermò lealmente che sarebbero stati necessari ulteriori esperimenti di verifica e di conferma: riteneva che, nel caso in cui l'esistenza della suggestione mentale fosse stata provata dimostrando che l'attività della psiche può andare oltre la periferia dei nervi e propagarsi a distanza, la psicologia – normale e patologica – avrebbe subito una vera rivoluzione! Ma credeva, come sempre, che si sarebbe arrivati ad una spiegazione scientifica del fenomeno (analoga alla trasmissione nell'etere delle onde elettromagnetiche come veicolo di segnali modulati), dimenticando l'aleatorietà e la mancanza di affidabilità che contraddistingue i fenomeni di natura psichica.

Associazioni arbitrarie tra comportamento e coscienza

Ma al di là dei tentativi di spiegazione che a volte possono sembrare prematuri o ingenui, Morselli aveva ben chiara l'importanza della suggestione anche nell'ambito delle normali dinamiche interpersonali e sociali, e dunque le sue osservazioni sui fenomeni ipnotici e sul modo in cui i processi della psiche, originandosi da un sistema inconscio, possono poi entrare nell'ambito della coscienza generando una serie di illusioni (come il libero arbitrio, o il senso di importanza dell'io come centro di comando), vanno considerate con attenzione. In ogni caso lo studio dei fenomeni ipnotici è di particolare interesse per la comprensione delle correlazioni tra il funzionamento del corpo umano, l'elaborazione delle dinamiche della psiche connesse a tale funzionamento, e la coscienza. Da una parte infatti lo stato ipnotico mette in risalto l'automatismo di determinate funzioni e di alcune forme di comportamento, per cui il ruolo della coscienza può sembrare irrilevante o superfluo, indipendentemente da ciò che il corpo del soggetto manifesta secondo le interpretazioni (originate dalla psiche) della coscienza di osservatori esterni. Questa è la condizione che si presenta sia nei bambini piccoli (più o meno fino al secondo anno di età), sia – a mio parere – in molti animali: a forme di comportamento complesse, finalizzate ed articolate, non corrisponde alcuna elaborazione cosciente ed autocosciente evoluta, ma la manifestazione è tale da indurre negli osservatori esterni l'idea che la coscienza del soggetto sia ben presente. Per esempio, un bambino piccolo può piangere e lamentarsi come se provasse dolore (e realmente il suo corpo può essere afflitto da qualche male), senza che vi sia alcuna coscienza coinvolta in quello stato di dolore, né alcuna memoria in grado di registrare l'esperienza: tuttavia la madre o il padre del bimbo parteciperanno empaticamente al dolore manifestato, come se tale dolore fosse effettivamente e coscientemente sentito dal figlioletto.

L'esigenza di liberarsi dai condizionamenti

D'altra parte il fenomeno della coscienza, dal momento in cui emerge, dimostra il bisogno di acquisire dalla psiche (più o meno ingenuamente) le informazioni necessarie per lo sviluppo di un quadro interpretativo di ciò che l'io cosciente sperimenta, in modo da poter determinare intenzionalmente le nuove esperienze future. Come dimostra l'ipnosi, le influenze della psiche che concorrono alla formazione di questo quadro sono per la maggior parte indotte dall'ambiente tramite varie forme di suggestione, e solo in minima parte riconducibili ad un'elaborazione interiore autonoma da parte nostra, nel caso in cui l'io cosciente senta il bisogno di elaborare un quadro più soddisfacente rispetto a quello che gli viene fornito. Esiste dunque un quid, nella coscienza umana, che spinge alcune persone a tentare di sottrarsi alle normali suggestioni della psiche che contraddistinguono e determinano le relazioni interpersonali, proprio perché gli automatismi attivati da tali suggestioni entrano in conflitto con qualcosa di più profondo che dà l'impressione di volersi sottrarre al dominio ipnotico della psiche stessa.


 

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