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Lo straordinario e misterioso fenomeno della vita umana

L'esperienza della nostra vita organica

Sebbene questo sito sia dedicato in gran parte a quei fenomeni che convalidano la possibilità che l'io cosciente continui a sperimentare e ad esprimersi creativamente dopo la morte dell'organismo a cui è vincolato durante la vita umana, gli scritti che lo compongono sono stati pur sempre redatti da una persona il cui organismo è tuttora in vita (ed in condizioni di efficienza abbastanza buone), anche se si trova già nella fase finale della sua avventura in questo mondo. Ovviamente, anche l'interesse nei confronti di un'eventuale continuazione dell'esistenza dell'io in una dimensione inorganica o spirituale va inquadrato tra le esperienze della vita organica: in particolare la prospettiva della morte dell'organismo – che si avvicina via via che aumentano gli anni già vissuti – comporta per l'io un impegno nell'affrontare sia le esperienze della fase finale della vita organica, sia l'esperienza stessa della morte, consapevole del fatto che sta per abbandonare un modo di vivere al quale si era ormai abituato ed una dimensione psichica le cui dinamiche lo coinvolgevano intensamente. La nostra normale percezione del tempo in questa dimensione fa sì che l'io, fintanto che il suo organismo è vivo, sia vincolato alle esperienze di questa vita: le NDE costituiscono un'eccezione, proprio in quanto l'io riesce a sperimentare una dimensione diversa, di cui conserva un ricordo particolarmente nitido ed indelebile, per tornare poi alla consuetudine ordinaria della vita organica. In una forma molto più blanda, anche i sogni e gli altri stati di coscienza non ordinari costituiscono delle temporanee interruzioni del flusso di coscienza di quello stato di veglia mediante il quale l'io sperimenta il normale funzionamento del proprio organismo, nelle diverse condizioni ambientali e sociali in cui lo stesso si viene a trovare. Dunque, fintanto che l'organismo ha una chance di continuare a vivere, l'io deve continuare a sperimentare questa vita organica, e solo la morte definitiva del proprio organismo gli può offrire l'opportunità di sperimentare stabilmente nuove e diverse dimensioni.

Ho già affrontato i temi relativi alla formazione ed all'evoluzione dell'io nel paragrafo L'io cosciente come risultato della vita umana dell'ottobre 2022, e nelle pagine su Quello che siamo (aprile 2022) ed Imparare dalla vita (maggio 2022). La varietà delle esperienze umane ci mette sempre in guardia nei confronti della pretesa di voler comprendere – per non dire spiegare – la complessità dei diversi modi di esistenza e di funzionamento che possiamo attribuire alla pluralità degli io. Per esperienza diretta posso fare riferimento al mio io, ed alla luce della memoria posso ripercorrere la mia storia personale e rievocare le mie esperienze del passato, individuando così un percorso evolutivo per il mio io. Ma quando tento di stabilire un contatto con l'io di qualcun altro, in genere non mi sento a mio agio, perché devo affrontare la barriera delle dinamiche psichiche con cui l'altro io spesso si identifica, e dei comportamenti determinati dai programmi culturali acquisiti. Nella maggior parte dei casi, ho l'impressione che l'io dell'altro non abbia nemmeno una piena coscienza della propria esistenza e della propria essenza, ma si limiti ad interpretare quello che io definisco un ruolo di automa umano. Sono ben cosciente del fatto che la mia considerazione per le esigenze dell'io può essere giudicata dagli altri come inutile e vana – per non dire elitaria e perfino vanitosa – se teniamo conto delle difficoltà che la vita organica comporta, difficoltà alle quali l'io deve far fronte, in un modo o nell'altro, se vuole salvaguardare la sopravvivenza ed il benessere del proprio organismo. Posso comunque serenamente affermare che anche io mi son dovuto confrontare con quella dose di problemi, di difficoltà e di sofferenze che il mio destino personale mi ha riservato, dunque – con tutti i limiti imposti dal carattere frammentario e parziale di una vita individuale – posso parlare della condizione umana dell'io per esperienza diretta. Come ho più volte sostenuto, l'aspetto fondamentale dell'orientamento dell'io in relazione alle sfide che la vita organica gli pone ed alle opportunità che essa gli offre consiste nel suo livello di identificazione con le dinamiche della psiche umana che lo coinvolgono continuamente, ed alle quali non può sottrarsi se non rinunciando a vivere in questa dimensione: il carattere bipolare dell'energia della psiche determina poi tutte le singolarità individuali che, nelle loro interazioni, compongono la complessità del fenomeno della vita umana.

In queste condizioni, la separazione dell'io cosciente dalle dinamiche della psiche umana che lo coinvolgono è la via maestra per scoprire e valorizzare correttamente l'autentica essenza dell'io. Questa separazione non comporta, se non in casi estremi, la rinuncia alla vita umana: la vita organica consiste pur sempre nella sperimentazione di una certa gamma di sintonie della psiche, ed il fatto che l'io le percepisca come positive o come negative fa parte integrante dell'avventura umana. Ma vi è una netta differenza tra la condizione dell'io che si identifica con le dinamiche della psiche che lo coinvolgono, e quella dell'io che ne registra gli effetti senza lasciarsene affascinare o intimorire. È in virtù di questa separazione che l'io può diventare cosciente del fenomeno della psiche umana nella sua complessità globale, a condizione di prendere le necessarie precauzioni per non soccombere al potere che la stessa ha nei confronti dell'organismo a cui è vincolato: tuttavia deve aver sviluppato la piena consapevolezza che la sua vita organica può terminare in qualsiasi momento, e che potrebbe non disporre di sufficienti risorse per evitare di essere afflitto da dinamiche negative della psiche. Se l'io riesce a progredire abbastanza lungo questo percorso, dovrebbe poter sperimentare una vecchiaia serena e per certi versi addirittura gradevole, ed un transito nella morte tranquillo, naturale e non traumatico. Di solito, però, accade il contrario: a causa di una sorta di attrazione magnetica che l'organismo esercita sull'io, e per il coinvolgimento dell'io nelle vicende della propria storia personale che si consolida man mano che il tempo della vita di una persona si trasforma da futuro in passato, l'io viene irretito sempre più nelle vicende e nelle abitudini della vita organica, e può irrigidirsi in quegli schemi mentali con i quali si è identificato ed ha affrontato, con più o meno successo, le difficoltà, gli ostacoli e gli imprevisti della propria vita. Accade così che, col passare degli anni, le vicende della vita di una persona, le scelte che essa compie in base alle dinamiche della propria psiche, i condizionamenti culturali che assimila ed i ruoli ai quali deve adeguarsi, trasformino la materia ancora duttile e plasmabile dell'io del periodo dell'infanzia e della gioventù in una moltitudine di caratteri individuali adulti e maturi, così diversi l'uno dall'altro in quanto a risorse, a comportamenti, a determinazione ed a ruolo sociale.

Se invece l'io cosciente riesce a differenziarsi dalle dinamiche della propria psiche, allora può considerare la sua vita per quello che è: una serie di esperienze, che si svolge nel tempo al pari di miliardi di altre possibili serie di esperienze, più o meno interessanti, più o meno affascinanti e coinvolgenti, più o meno fortunate o sventurate, più o meno istruttive o insignificanti, ma pur sempre limitate non solo dal periodo di vita dell'organismo che le rende possibili, ma anche dalle risorse di cui quell'organismo è dotato. L'io, se lo ritiene importante, può anche cercare una risposta alla domanda sul perché debba sperimentare la vita umana con un organismo anziché con un altro, così come può interrogarsi in merito ai poteri che determinano i vincoli organici e le condizioni ambientali in cui ogni organismo si forma, cresce e sviluppa le sue potenzialità, vivendo dunque il suo destino personale. Tuttavia, si rende ben presto conto che tutte le forme di vita organica hanno un termine, e dunque eventualmente una risposta a queste domande può essere trovata, o può venirgli data, solo una volta che la sua esperienza umana si sia conclusa. Il processo di differenziazione dalle dinamiche della psiche gli permette anche di rendersi conto di come la sua esistenza individuale dipenda, oltre che dai vincoli che lo legano ad un organismo, dalla frammentazione della coscienza in una moltitudine di singoli nuclei personalizzati. Ognuno di questi nuclei, in quanto soggetto cosciente, sperimenta e registra gli eventi della psiche che lo coinvolgono e con i quali di solito si identifica; in quanto soggetto sensibile, percepisce molti effetti delle dinamiche della psiche mediante una scala di valutazione positiva o negativa, gradevole o spiacevole, eccitante o dolorosa; in quanto soggetto dotato di volontà, prende decisioni ed elabora strategie di comportamento, quasi sempre assecondando le dinamiche della propria psiche; in quanto soggetto creativo, può intervenire non solo sulla realtà fisica, modificandola in accordo con quanto la psiche gli suggerisce, ma può anche usare le proprie risorse per differenziarsi dalla stessa psiche, o almeno da quei programmi culturali messi a punto dalla psiche collettiva allo scopo di svolgere un'efficace funzione di condizionamento e di controllo. Quanto al modo di interpretare la vita umana, l'io è libero – almeno di fronte a se stesso – di considerarla come un'avventura più o meno eccitante, come una palestra di esercitazione, come una scuola di apprendimento, come una prova di esame o come un impegno doveroso a cui non può né deve sottrarsi: ma può anche usare le risorse creative di cui eventualmente dispone per scoprire e svelare quello che accade dietro le quinte del palcoscenico.

Le differenze tra gli io

Prima di procedere in queste considerazioni sugli aspetti più interessanti della vita umana, è opportuno affrontare il problema delle eventuali differenze sostanziali esistenti tra un io e l'altro, e delle relative cause: che le persone possano essere molto diverse l'una dall'altra è un fatto di per sé evidente, al punto da venir dato per scontato nelle valutazioni sul carattere degli individui, sulle risorse di cui dispongono e sulle dinamiche delle interazioni umane. Tuttavia, nel momento in cui attribuiamo queste differenze ai singoli organismi, e dunque al funzionamento dei relativi cervelli, oppure alle condizioni ambientali in cui gli stessi organismi sono cresciuti ed agiscono, in definitiva riconosciamo che le differenze stesse sono dovute a quella gamma di sintonie della psiche che coinvolge e controlla l'io cosciente di ogni organismo. Separando l'io dalle dinamiche della psiche con cui esso di solito si identifica, la questione delle differenze tra un io cosciente e l'altro assume un significato diverso e più profondo, dato che l'io viene ora considerato come un'entità distinta dalle qualità (o dai difetti) dell'organismo da cui esso ha avuto origine ed al quale si sente temporaneamente vincolato, e dalle circostanze ambientali – storiche e territoriali – in cui il suo organismo funziona ed interagisce con altri organismi. Anche con queste premesse, però, permangono alcune evidenti differenze tra un io e l'altro: la prima è costituita proprio dal grado di identificazione dell'io con le dinamiche della psiche che lo coinvolgono e che cercano continuamente di controllarlo. In ogni caso, dato che quest'identificazione è più intensa quando l'io si trova ancora nella fase giovanile e sperimentale della vita umana, è necessario lasciargli il tempo necessario per intraprendere il proprio percorso evolutivo: tuttavia le differenze tra coloro che ad un certo punto sentono l'esigenza di differenziarsi dalle dinamiche della propria psiche e coloro che si identificano con esse per tutta la vita sono facilmente riscontrabili. In genere, quanto più una persona è convinta della validità delle proprie motivazioni, tanto più si identifica con le sintonie della propria psiche.

Un'altra differenza da tener presente è che vi sono alcune persone la cui vita è particolarmente interessante, gradevole e, come si usa dire, di successo, non solo perché sono dotate di particolare talento per qualche attività umana, ma soprattutto perché le loro sintonie psichiche collaborano in modo sufficientemente armonioso, spesso fin dall'infanzia, con quello che l'io sente come il proprio intento o la propria missione in questa vita. L'esistenza di altre persone può essere invece molto tormentata a causa delle disarmonie tra le dinamiche della psiche, quelle che l'io avverte come le sue vere e legittime aspirazioni, e le esigenze determinate dalla psiche collettiva che stabiliscono cosa può essere socialmente e culturalmente valorizzato e cosa no. Nella maggior parte dei casi gli esseri umani si barcamenano tra questi due estremi, in una gamma di sfumature che diventa tanto più diversificata quanto più complesso, dinamico e multiforme è l'ambiente sociale nel quale si vive. Nel tentativo di trovare una ragionevole spiegazione per queste differenze, si fa ricorso talvolta all'ipotesi che un'entità spirituale – in base al proprio livello di evoluzione – riesca a determinare i talenti e le risorse di cui potrà disporre l'organismo a cui sarà associata come io cosciente, e di conseguenza anche le sintonie della psiche a cui quell'io sarà soggetto. Si tratta di una delle varianti dell'antica teoria delle reincarnazioni successive, considerate come necessarie per l'evoluzione spirituale: tuttavia dal punto di vista dell'io cosciente, l'unica entità su cui possiamo cercare di dire qualcosa di sensato e di ragionevole durante questa vita, questa spiegazione è tutt'altro che convincente. Si può infatti ipotizzare l'influenza da parte di un'entità inorganica sul sistema organico di una persona, e di conseguenza anche sulla sua mente, e l'io in qualche misura può sentire coscientemente quest'influenza, senza però riuscire ad identificarla con precisione tra le varie sintonie della psiche che lo coinvolgono. Il fenomeno delle persone dotate di un talento o di un genio creativo eccezionale presenta analogie significative con quello della medianità: anche i medium particolarmente dotati sono rari, e quello che più colpisce è il fatto che spesso sono in stato di trance intensa – e dunque il loro io è del tutto assente, perché privo di coscienza – mentre si verificano i fenomeni più straordinari. È evidente che gli organismi dei medium devono presentare alcuni requisiti particolari fuori dalla norma, che però non riusciamo a comprendere e ad investigare con le risorse scientifiche di cui attualmente disponiamo. Nello stesso tempo, affinché i fenomeni medianici possano verificarsi, è necessario che l'organismo del medium sia sottratto – in tutto o in parte – al controllo dell'io cosciente del medium stesso, per essere utilizzato da entità inorganiche mediante modalità operative di cui noi umani siamo del tutto all'oscuro.

Per quanto riguarda i limiti, le risorse e l'efficienza di ogni singolo organismo umano, cioè quello che si forma all'interno di un altro organismo, nasce, si sviluppa, ed è certamente destinato a smettere di funzionare ed a decomporsi dopo un tempo più o meno lungo, mi sembra più sensato parlare di un effetto lotteria piuttosto che di una programmazione pianificata ed organizzata, caso per caso, in relazione alle esigenze evolutive di ciascuna entità spirituale. Non va infatti dimenticato che quelle che noi indaghiamo e studiamo come leggi naturali che presiedono allo sviluppo ed all'evoluzione della vita organica, in particolare per quanto riguarda i mammiferi superiori, sono valide – nella loro complessità – tanto per gli umani quanto per i cavalli o per i delfini: se gli umani riescono a comunicare tra loro scambiandosi informazioni, trasformando l'ambiente, inventando e creando manufatti ed dispositivi sempre più complessi, cercando il significato e lo scopo della propria esistenza, mentre la vita dei cavalli o dei delfini resta limitata alle esigenze del relativi organismi, questo dipende dalla capacità del cervello umano di ricevere e di interpretare particolari sintonie della psiche, trasformandole in azione. Inoltre, come abbiamo già avuto modo di osservare, il progresso scientifico e tecnologico non si è verificato uniformemente presso tutte le culture umane, ed ha subito un'accelerazione consistente negli ultimi due o tre secoli: siamo ancora molto lontani dal conoscere con sufficiente precisione le cause di questi eventi, per poterle attribuire con certezza ed in modo esclusivo al funzionamento dei nostri organismi naturali ed alle risorse di cui essi sono dotati, pur riconoscendo che senza dubbio tali risorse hanno un ruolo importantissimo nella ricezione e nell'elaborazione delle sintonie della psiche. Per noi umani sarebbe importante sapere cosa accade realmente dietro le quinte del fenomeno della vita (e della psiche) ma, almeno per ora, questa conoscenza resta inaccessibile alle nostre risorse mentali, dunque la ricerca scientifica si concentra sugli aspetti che riesce ad investigare, cioè il funzionamento elettrochimico delle cellule della materia cerebrale e le possibili elaborazioni informatiche delle reti neurali. Per tutti gli altri aspetti riguardanti il funzionamento della psiche, restiamo ancora nell'ambito delle speculazioni interpretative fondate sulle osservazioni empiriche.

Se vogliamo tenere in considerazione le esigenze dell'io cosciente in funzione della sua evoluzione rispetto alle esperienze della vita umana, molte NDE ed una parte delle comunicazioni di origine medianica ci mostrano come l'io aspiri ad una condizione migliore rispetto a quella che questa vita gli ha offerto: una volta sperimentata tale condizione, il ritorno alla vita organica viene sentito come una regressione o, tutt'al più, come un compito o una missione da svolgere, mediante quella forma di impegno che viene di norma chiamata sacrificio, in quanto la sua attuazione non comporta di per sè felicità, gioia e soddisfazione, ma piuttosto dedizione e rinuncia ispirate dal senso del dovere, talvolta associate alla sofferenza o alla pena. Ricordiamo che quando, nel corso di alcune NDE, l'io viene rimandato alla vita organica dopo aver sperimentato la dimensione dello Spirito, non di rado questa forma di regressione viene sentita ed interpretata dall'io come un'imposizione che non tiene conto della sua volontà, e non come una sua libera scelta. In queste circostanze, l'unico conforto che può restare all'io consiste nel fatto che, avendo sperimentato l'energia dello Spirito come puro amore, incondizionato ed illimitato, può attribuire al proprio temporaneo destino un valore positivo fondato sulla sua fiducia nello Spirito, e sulla certezza che, al termine della propria vita organica, farà definitivamente ritorno a quella dimensione. In un certo senso, costretto com'è a sperimentare la vita organica, l'io viene a trovarsi tra l'incudine ed il martello: da una parte deve confrontarsi con le dinamiche della psiche che lo coinvolgono, nel bene e nel male, cercando di convincerlo ad identificarsi completamente con esse, mentre dall'altra si sente come obbligato a percorrere un itinerario talvolta difficile ed anche doloroso, senza una guida che lo illumini in modo chiaro ed indubitabile sul significato e sullo scopo di questa esperienza. Anche in relazione a ciò che l'io può sperimentare di positivo, di affascinante e di gratificante nel corso della vita umana e sotto l'influenza della psiche, al di là delle differenze tra un io e l'altro a causa della diversa durata delle singole vite, delle risorse di cui l'io può disporre e, in definitiva, del destino personale di ognuno, c'è sempre qualcosa che resta al di fuori di quanto l'io è riuscito o non è riuscito a sperimentare: che si tratti delle esperienze legate alla sessualità ed all'erotismo, dello stato inebriante ed appassionato dell'innamoramento, delle esperienze indotte da stati di coscienza non ordinari o da sostanze psicoattive, al di là del fatto che c'è sempre qualcuno che non ha avuto l'occasione o la capacità di sperimentare quello che qualcun altro ha sperimentato, alcune esperienze restano al di là delle possibilità dell'io vincolato al suo organismo, come ben sanno coloro che hanno sperimentato la dimensione dello Spirito durante una NDE, al punto che talvolta tentano di suicidarsi per potervi fare ritorno.

In definitiva, se consideriamo l'io come soggetto cosciente, un aspetto fondamentale che differenzia un io dall'altro è la qualità della coscienza, intesa come capacità di evidenziare e di valutare in profondità i diversi aspetti della psiche umana, ampliando progressivamente le dimensioni e la potenza del raggio d'azione con cui la coscienza li porta alla luce. Sotto questo aspetto, ovviamente, la durata della vita organica e le esperienze che la stessa comporta hanno un'importanza fondamentale: questa è la ragione per cui l'io di una persona può trasformarsi ed evolversi nel corso della sua vita, non tanto perché cambi la sua essenza, ma perché l'ampliamento della coscienza ed il miglioramento delle capacità operative della stessa consentono all'io di poter disporre di un quadro conoscitivo ed interpretativo più completo e più soddisfacente, anche per quanto riguarda la conoscenza della propria essenza. Tuttavia, anche questo processo di sviluppo di quella che io vorrei chiamare coscienza intelligente, richiede che l'io sia dotato delle risorse necessarie, e dunque non si verifica allo stesso modo in tutti gli esseri umani, anzi, in un buon numero di essi ad un certo punto si blocca, tanto che anche il prolungarsi della loro vita organica non comporta ulteriori significativi progressi nell'evoluzione della coscienza. Ancora una volta, ci troviamo in difficoltà nell'interpretare un processo che – sebbene abbastanza ben comprensibile nella sua globalità – resta enigmatico per quanto riguarda le ragioni che determinano le differenze sostanziali tra un individuo e l'altro, ragioni che per noi rimangono occulte. Queste differenze, così come le metamorfosi che si verificano durate la vita organica, ed il carattere temporaneo e dunque impermanente della stessa, lasciano pur sempre qualche ombra di dubbio in merito alla realtà assoluta della nostra esperienza umana, che sembra piuttosto appartenere ad una forma di realtà relativa, nella quale gli elementi soggettivi si intrecciano in modo inestricabile con quelli oggettivi.

Il fascino della vita umana

Senza dubbio la vita umana presenta per l'io diversi aspetti affascinanti, nonostante le difficoltà che il vivere spesso comporta. Nella fase iniziale, quella della formazione e dello sviluppo dell'io, l'interesse per la vita è stimolato dalla sperimentazione stessa delle varie dinamiche della psiche che coinvolgono l'io, e dallo spirito di avventura con cui l'io si può sentire attratto dalle possibilità che la vita gli offre: in linea di massima, l'io sperimenta il desiderio che lo attira verso ciò che gli dà piacere o che viene sentito come un valore, o lo sollecita a modificare le condizioni in cui vive per quegli aspetti negativi che generano in esso varie forme di sofferenza. Anche in questo caso, il tentativo di presentare un quadro generalmente valido della condizione dell'io nella fase dell'infanzia, dell'adolescenza e della gioventù, non tiene conto dell'enorme diversità dei vari casi individuali, iniziando da quelli in cui la vita organica si interrompe prematuramente, o da quelli in cui il sistema organico presenta dei deficit di funzionamento che possono influenzare la capacità stessa dell'io di essere autocosciente. Siamo perciò costretti ad accontentarci di questo mediocre quadro standardizzato, che – come è inevitabile – fa riferimento soprattutto alla nostra esperienza personale, per poter delineare al meglio delle nostre limitate capacità le varie forme di coinvolgimento dell'io nell'avventura della vita umana. Possiamo anzitutto riconoscere che l'interesse dell'io per la vita organica ha origine dal riconoscimento – da parte dello stesso io – che la sua esistenza è stata determinata da quella dell'organismo in cui si è formato ed al quale si sente vincolato: in questo consiste l'essenza stessa della vita umana. Solo dopo un tempo più o meno lungo, in seguito alle esperienze della vita, l'io può eventualmente diventare cosciente della possibilità di continuare ad esistere anche una volta che l'organismo in cui esso si è formato ed al quale è ancora vincolato abbia cessato definitivamente di funzionare: e, in molti casi, questa estensione della coscienza non si verifica nemmeno.

In merito alla condizione umana ed all'illusione che l'io sia sempre in grado di comprendere il proprio stato e di influenzare il proprio destino e la propria evoluzione, non possiamo dimenticare le enormi distorsioni che vari programmi socioculturali di origine psichica producono – in particolare quando prendono la forma collettiva di fanatismi religiosi o nazionalisti – asservendo l'io mediante un intenso indottrinamento fin dall'infanzia, e non di rado determinandone la cieca identificazione con le istruzioni programmatiche più assurde che il potere di turno gli trasmette. Purtroppo per l'io di chi vive nella nostra epoca, non si tratta solo di una condizione storica appartenente al passato di un'umanità ormai evoluta, ma di una modalità di funzionamento della psiche collettiva ancora operante in buona parte dei sistemi sociali del nostro mondo. Si comprende come sia praticamente impossibile ipotizzare un percorso evolutivo valido per ciascun io, fintanto che le condizioni stesse della vita organica saranno in grado di imporre all'io di un consistente numero di persone queste assurde, insensate e crudeli forme di asservimento e di identificazione. Con queste premesse, nella piena consapevolezza che la sofferenza ed il dolore fanno pur sempre parte dell'esperienza della vita organica nel suo complesso, e non possono dunque essere dimenticati o rimossi, vogliamo anche riconoscere il valore e l'efficacia di tutte quelle esperienze della vita che generano nell'io sentimenti di ammirazione e di meraviglia, a condizione che abbia già raggiunto un sufficiente livello di evoluzione della propria coscienza e della propria sensibilità. Di certo, non possiamo riferirci a quelle forme di follia, determinate dalle dinamiche della psiche collettiva, mediante le quali gruppi anche molto consistenti di persone (ed in questo caso il termine automi umani sarebbe certamente più appropriato) si sentono esaltati ed inebriati dalla vittoria – sempre a spese di una controparte, anch'essa umana – in guerre, conflitti e competizioni di ogni genere, in campo economico, politico e finanche sportivo: quest'ultimo sarebbe il caso meno grave, se non fosse che spesso le odierne competizioni sportive coinvolgono notevoli interessi economici, ed ogni mezzo viene considerato accettabile pur di vincere, cioè di prevalere sull'avversario.

Anzitutto, dovremmo riconoscere che la vita umana offre all'io cosciente la possibilità di formarsi, di imparare a conoscere se stesso e di evolversi: senza questa premessa l'esperienza stessa della vita organica resterebbe per il nostro io del tutto incomprensibile, proprio a causa del carattere bipolare, contraddittorio e conflittuale dell'energia della psiche che governa le vicende di questo mondo. Questa è una delle ragioni per cui ritengo che la vita umana rappresenti il livello iniziale di un lungo percorso evolutivo per l'io cosciente: non vedo infatti per quale ragione un'entità che abbia già sperimentato un livello più evoluto e più consono alle proprie esigenze ed alle proprie capacità dovrebbe voler regredire, liberamente e di propria iniziativa, oltretutto dimenticando le proprie precedenti esperienze. Poi, è questo stesso mondo a risultare interessante ed affascinante per l'io, sia per quanto riguarda l'evoluzione del fenomeno della vita, anche nei suoi aspetti conflittuali, sia per le risonanze emotive che la bellezza e l'imponenza dei paesaggi e delle manifestazioni della natura generano nella nostra mente, inducendo molti di noi ad indagarli per svelarne e conoscerne i misteri e le leggi, oppure stimolando le nostre risorse creative per rappresentarli mediante una forma d'arte. Ancora più fantasmagorico e sconcertante nella sua immensità è l'universo che ci circonda e del quale anche il nostro mondo fa parte, una dimensione cosmica il cui fascino è accresciuto dal mistero di tutto quello che esiste ma che non siamo, almeno finora, nelle condizioni di conoscere, a causa delle enormi distanze che separano i mondi e delle difficoltà da superare per ottenere dati ed informazioni su ciò che accade negli spazi per noi inaccessibili. L'intenso desiderio di poter esplorare questo universo stimola la nostra intelligenza e la nostra creatività ad approfondire la conoscenza delle leggi che lo governano ed a cercare di costruire i mezzi tecnologici più idonei per poter trasferire i nostri organismi, o quanto meno strumenti in grado di trasmetterci informazioni, in luoghi dello spazio distanti dal nostro mondo. Anche in questo consiste quello che potremmo definire il fascino del futuro, cioè quello stimolo che spinge l'umanità a svilupparsi per poter procedere sempre in avanti nel tempo, nonostante tutti i patimenti del passato (e del presente), e tutte le difficoltà che gli esseri umani – come individui e com gruppi – devono affrontare giorno per giorno, affinché l'umanità possa progredire (nel senso, appunto, di procedere verso il tempo futuro, pur non sapendo se sarà conforme o meno alle nostre speranze).

Un altro aspetto molto interessante di questa vita è rappresentato dalla complessità delle interazioni umane, che determinano gran parte delle dinamiche della psiche in cui l'io viene coinvolto. Tra le varie forme che prendono queste interazioni, assumono una particolare importanza quelle organizzative, finalizzate al raggiungimento di determinati scopi, e quelle relative alle dinamiche affettive o sentimentali, che possono comportare reazioni emotive molto intense, tanto positive quanto negative e conflittuali. Anche in questo caso, l'interesse suscitato da tali interazioni può stimolare il desiderio di conoscere, di interpretare e di comprendere le cause che determinano gli effetti osservati, aprendo quei vasti campi di studio che comprendono la storia delle vicende umane, la formazione e lo sviluppo delle varie culture e le interazioni tra di esse, le istituzioni organizzative che regolano i rapporti tra i membri di una società, e – purtroppo – anche tutte le atrocità commesse da esseri umani ai danni di altri umani, come conseguenza dell'identificazione dell'io con le dinamiche negative della psiche bipolare. Se in alcuni esseri umani prevale l'esigenza di indagare e di conoscere, altri sono spinti dal desiderio di agire e di sperimentare direttamente, sotto l'impulso dell'energia della psiche, non di rado incuranti delle conseguenze, e talvolta – come si usa dire – costi quel che costi. Il fascino della vita umana sta anche nella capacità offerta alla nostra mente di utilizzare l'organismo per intervenire attivamente nelle trasformazioni di questo mondo, creando prodotti artigianali o industriali sempre più complessi. Un aspetto non secondario di questo processo, soprattutto nella nostra epoca, è costituito dalla capacità creativa di organizzare il lavoro di gruppi anche molto numerosi di persone, ottimizzando i risultati ottenuti. Le motivazioni per le quali le persone si impegnano nel loro lavoro possono essere le più diverse: anche se spesso lo fanno solo perché spinte dalla necessità di assicurarsi le risorse per poter sopravvivere, è sempre interessante studiare come possano essere selezionate, programmate e motivate per svolgere efficacemente il proprio ruolo nell'ambito di un sistema produttivo o di un'organizzazione sociale. Nella valutazione dei risultati del funzionamento delle varie organizzazioni, dalle piccole imprese aziendali fino alle istituzioni dei grandi stati nazionali, giocano un ruolo importante anche le vicende storiche, dato che nella dimensione temporale tutto è soggetto a mutamenti: a periodi di crescita e di espansione di determinate attività, vissuti come positivi ed entusiasmanti, ne seguono altri di declino e di contrazione, che non di rado possono essere paragonati a forme di agonia, in qualche caso artificialmente prolungata.

Tra le possibilità offerte dalla vita organica vanno anche ricordate le capacità di controllo della mente sul corpo, che consentono ad alcune persone particolarmente dotate, e capaci di impegnarsi in forme di allenamento che richiedono costanza e dedizione, di ottenere risultati eccezionali in campo artistico o nelle varie attività sportive. Nel caso della musica, per esempio, non è solamente il controllo ottimale delle risorse meccaniche del corpo a rendere eccezionale uno strumentista o un cantante, ma anche la qualità interpretativa della sua esecuzione. È vero tuttavia che ai nostri giorni è sempre più possibile creare musica di qualità con i computer, ed in futuro le doti di controllo meccanico dei concertisti potrebbero diventare progressivamente meno importanti. Un'attività nella quale le capacità ginniche ed atletiche del corpo umano si fondono con il pathos generato dalla musica è la danza, in tutte le sue forme, anche in quelle che attualmente rientrano tra le discipline sportive, come per esempio il pattinaggio artistico: nella danza è proprio il corpo umano, maschile e femminile, che diventa strumento di espressione insostituibile ed altamente evoluto, ed il controllo di tale strumento da parte della mente può rappresentare una delle forme più elevate di interpretazione della vita organica da parte dell'io cosciente. Infine, tra gli aspetti importanti di questa vita è certamente da annoverare il fenomeno della creatività umana, quale si esprime non solo nelle varie forme di ciò che viene considerato come arte o come artigianato, ma anche in ogni nuova invenzione in campo tecnologico ed industriale, così come nella soluzione dei problemi e nella ricerca di nuovi metodi di indagine nell'ambito delle discipline scientifiche, mediche o umanistiche. La creatività umana ci dà veramente l'impressione che esista un campo di trasmissione mediante il quale una realtà puramente mentale, e dunque non fisica, può esercitare i propri effetti in questo nostro mondo fisico mediante il cervello e l'organismo umano. Ovviamente, non tutti gli umani sono ugualmente dotati sotto quest'aspetto, e di conseguenza la qualifica di genio creativo viene riservata a coloro che dimostrano di avere un particolare talento connaturato che consente loro di sintonizzarsi su questa sorgente di creatività mentale. In definitiva, proprio la creatività e la capacità di tradurre le elaborazioni mentali del pensiero nelle attività dei nostri organismi rappresentano gli aspetti più evoluti, interessanti ed affascinanti della vita umana, che la distinguono da quella di ogni altra specie animale vivente sul nostro pianeta.

Una grande quantità di organismi in condizioni diverse

Ogni io sperimenta la vita umana in base alle caratteristiche ed alle risorse del proprio organismo, ed alle dinamiche della psiche sintonizzate mediante il sistema nervoso, anche come reazione alle condizioni ambientali in cui tale organismo si forma, si sviluppa ed agisce. Ma a causa del numero elevato di organismi umani che vivono attualmente (o che sono vissuti in passato), e delle differenze genetiche, funzionali e culturali che si possono riscontrare tra un organismo e l'altro, assumono una particolare importanza le interazioni tra gli organismi e le modalità con cui essi si influenzano reciprocamente mediante le dinamiche della psiche. Così la vita umana diventa anche un fenomeno corale, nel quale l'io si lascia influenzare – più o meno di buon grado e spesso automaticamente – dalle dinamiche della psiche collettiva. Tuttavia le differenze tra un organismo e l'altro restano, ed il modo in cui ogni io sperimenta la propria vita dipende in larga misura proprio dalle condizioni in cui si trova il suo organismo: per esempio, l'io di una persona giovane, dotata di un organismo sano, ben sviluppato e pieno di energia vitale, sperimenterà il fascino inebriante del vivere, senza nemmeno prendere in considerazione il futuro declino del proprio organismo, ancora lontano, o la prospettiva della morte. La carica vitale dell'organismo umano è costituita da un'energia che si manifesta in modo autoreferenziale, almeno fino a quando un organismo ne è adeguatamente dotato, e nei suoi confronti valgono ben poco le elaborazioni filosofiche e conoscitive della mente, per quanto ragionevoli possano essere. Io non sarei per niente sorpreso se una persona giovane, sana ed in forma, pur dotata di una buona intelligenza, nel leggere le pagine di questo sito trovasse gli argomenti trattati noiosi e poco attraenti: anzi, mi sorprenderebbe il contrario. È anche ben comprensibile come la cura della forma e del buon funzionamento dell'organismo sia diventata molto importante nella cultura della nostra società, che non a caso viene talvolta definita come società del benessere: è necessario tuttavia distinguere attentamente tra il benessere inteso come mera ricerca di forme di piacere su sollecitazione delle dinamiche della psiche, anche a detrimento del buon funzionamento dell'organismo (come accade, per esempio, per alcune forme di obesità), e quello inteso come soddisfazione per la fitness ottimale del proprio organismo e per le buone prestazioni che ne derivano. Come spesso accade, il funzionamento della psiche umana può determinare molta confusione per quanto riguarda sia il nostro benessere che quello di altre persone.

L'insoddisfazione che l'io cosciente può provare nei confronti della vita umana è sempre correlata, in un modo o nell'altro, al funzionamento del proprio organismo o a quello di altri organismi a cui ci sentiamo legati da vincoli affettivi. Per esempio, anche quando un genitore soffre per la malattia grave o per la perdita di un figlio, questo accade perché l'organismo del figlio ha smesso di funzionare oppure è in pericolo di vita, e questo fatto si riflette sul funzionamento dell'organismo del genitore, anche nel caso in cui quest'ultimo sia in buona forma fisica. Nell'ambito della vita organica la psiche influenza tutte le relazioni e le interazioni tra i nostri organismi. In molte persone il livello di soddisfazione per la vita organica e l'interesse che la stessa suscita nell'io sono tali che, se potessero, non vorrebbero mai separarsi dal proprio organismo, prolungandone la vita il più a lungo possibile. Questo atteggiamento non dipende solo dalla convinzione che l'esistenza stessa dell'io è unicamente determinata da quella dell'organismo a cui è vincolato, ma anche dal fatto che una forma di esistenza a cui l'io si è ormai abituato, e che viene da esso sperimentata come sufficientemente appagante, potrebbe essere sostituita – alla morte dell'organismo – da un'altra esistenza incerta e malsicura, sulle esperienze della quale l'io non sa quali risorse di controllo potrà avere. Se la morte dell'organismo non avviene in modo rapido ed inatteso prima della vecchiaia, l'io può essere costretto a sperimentare uno stato di degrado e di progressiva inefficienza delle funzioni del proprio organismo, a causa dell'età o di una seria malattia: in alcuni casi ritiene preferibile morire – nonostante l'incertezza su quanto potrebbe accadergli dopo la morte – piuttosto che continuare a vivere in condizioni avvilenti, penose e del tutto insoddisfacenti, mentre in altri casi lotta fino alla fine per continuare a vivere oppure si aggrappa alla speranza illusoria di poter guarire, anche miracolosamente. Gli sforzi compiuti dalla medicina per prolungare la durata della vita umana sono motivati da un'istanza della psiche determinata da un'esigenza dell'organismo, che non vuole morire: non c'è dubbio, infatti, che se l'esistenza dell'io cosciente può eventualmente continuare anche dopo la morte del suo organismo, la vita di quest'ultimo è destinata a terminare definitivamente e per sempre. Fino ad oggi la morte è stata una certezza per qualsiasi organismo umano, ma è evidente come la ricerca più avanzata e la tecnologia stiano facendo il possibile per mettere a punto strumenti e tecniche in grado di prolungare la vita dell'organismo, senza escludere l'obiettivo di tentare – in un futuro remoto – di trasferire l'io cosciente all'interno di organismi cibernetici più o meno evoluti.

L'allenamento dell'io cosciente nel prendere le distanze dalle dinamiche della psiche umana che lo coinvolgono direttamente serve anche a prepararlo nei confronti della definitiva ed inevitabile separazione dal suo organismo. Data l'ampiezza e la varietà della gamma delle possibili esperienze individuali, l'io può essere certamente interessato alle tecniche per liberarsi da quelle dinamiche della psiche che esso sente ed interpreta come negative, come il dolore fisico e le varie forme di sofferenza mentale, ma è in genere restio a rinunciare a quelle esperienze emotive e sentimentali che possono dargli soddisfazione, felicità e piacere: come ho già osservato, l'energia vitale è autoreferenziale, e quando si manifesta positivamente l'io ne viene sicuramente affascinato. Del resto, non si vede perché l'io non dovrebbe potersi godere gli aspetti piacevoli ed interessanti di questa vita, mediante il funzionamento del suo organismo, se queste forme di godimento non danneggiano nessun altro e non determinano future conseguenze negative per l'io stesso, come non di rado accade. Ogni io può sentirsi libero di regolarsi al riguardo come meglio crede, una volta che abbia ben compreso come la psiche umana usi spesso un'esca gustosa ed attraente per nascondere l'amo a cui l'io può restare agganciato. Per questa ragione, se non vi sono seri motivi per considerare la propria vita organica come del tutto insoddisfacente e priva di speranze, molti degli argomenti trattati in questo sito possono essere più comprensibili e più interessanti per chi ha già gran parte della propria vita alle spalle, ed in certi casi si prepara ad affrontare il declino dell'organismo e le esperienze che precedono la morte. In ogni caso, un io spiritualmente orientato non disprezza né trascura il proprio organismo, ma anzi ne ammira la complessità, le funzioni, e le straordinarie possibilità che esso gli offre di manifestare le proprie capacità creative, espressive e di controllo in questa dimensione fisica: perciò non solo se ne prende cura, ma fa il possibile per migliorane le prestazioni e per mantenerlo sano, vigoroso ed in forma anche in età avanzata. Sotto questo aspetto ritengo che l'orientamento spirituale di discipline come lo yoga o alcune arti marziali, che valorizzano le funzioni dell'organismo, sia più armonioso e più evoluto rispetto a certe forme ascetiche arcaiche, presenti anche nella tradizione cristiana, di disprezzo, di trascuratezza e di ignoranza nei confronti della cosiddetta carne. È bene che l'io non dimentichi mai che il suo organismo, pur con tutti i suoi limiti ed i suoi difetti, è il risultato di un processo creativo ed evolutivo straordinario durato miliardi di anni, e rappresenta pur sempre la manifestazione di un potere di trasformazione della materia e delle risorse di energia di questo mondo fisico, che certamente dovrebbe suscitare meraviglia, ammirazione e rispetto anche in un io spiritualmente avanzato.


 

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