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Le indagini del giudice Edmonds - Prima parte

La personalità di John W. Edmonds

Per cercare di comprendere meglio le reazioni determinate dalla psiche umana In conseguenza delle comunicazioni di origine medianica, penso che possa essere interessante esaminare in dettaglio le testimonianze del giudice di New York John Worth Edmonds (1799-1874), così come sono riportate nel suo libro Spiritualism, pubblicato nel 1853, che può essere scaricato dalla nostra Biblioteca. In quel periodo iniziale di rapida diffusione dello spiritualismo furono pubblicati negli Stati Uniti diversi testi che aiutano a comprendere le origini ed i primi sviluppi del fenomeno della medianità nella sua accezione più moderna, tra i quali Modern Spiritualism: its Facts and Fanaticism di Eliab W. Capron e Startling Facts in Modern Spiritualism di Napoleon B. Wolfe, entrambi scaricabili dalla Biblioteca. Ho scelto il libro del giudice Edmonds per il particolare risalto della personalità pubblica dell'autore, che ne riflette il carattere e l'impegno civile e culturale, e per la particolare diligenza con la quale, in un'introduzione che occupa oltre 70 pagine, ci ha lasciato un quadro informativo esauriente del percorso mediante il quale volle investigare i fenomeni medianici di quell'epoca, allo scopo di accertare anzitutto se fossero genuini o meno. Il libro venne scritto dal giudice Edmonds in collaborazione con un medico di New York, George T. Dexter: quest'ultimo era diventato medium scrivente suo malgrado, almeno stando a quanto risulta dalla sua introduzione al libro (pag. 81), che segue quella di Edmonds e che esamineremo con attenzione. Oggetto principale del volume sono infatti le comunicazioni scritte ottenute nel 1853 mediante la medianità di Dexter ed attribuite a due entità che si firmavano come Sweedenborg (con riferimento a Emanuel Swedenborg, il precursore dello spiritualismo) e Bacon (con riferimento a sir Francis Bacon, il filosofo inglese). Mentre di Dexter non sappiamo quasi niente, a parte quello che egli stesso racconta nella sua introduzione, mediante una ricerca su internet possiamo ottenere molte informazioni, delle quali darò ora una sintesi, sulla vita e sulla personalità del giudice Edmonds.

John Worth Edmonds nacque il 13 marzo 1799 a Hudson, nello stato di New York, secondo dei cinque figli del generale Samuel Edmonds. Sua madre, Lydia Worth, proveniva da un'importante famiglia di quaccheri. Dopo aver studiato legge alla Union College, dove si laureò nel 1816, iniziò a far pratica come avvocato ad Albany nello studio legale di Martin Van Buren (che divenne Presidente degli Stati Uniti nel 1837), vivendo con la famiglia Van Buren. L'amicizia che lo legava a Martin Van Buren – che già era amico di suo padre – durò per tutta la vita. Edmonds continuò poi l'attività legale nella sua città natale, Hudson, dal 1820 al 1824. Contemporaneamente prestò servizio come ufficiale nel 47° Reggimento di fanteria della Contea di Columbia. Si iscrisse al Partito Democratico, partecipando attivamente alla vita politica, e nel 1824 fu designato dai dirigenti del partito come direttore della Hudson Gazette. Fino al 1824 frequentò anche attivamente la parrocchia della Chiesa di Cristo di Hudson. Intorno al 1820 si sposò con Sarah, sua coetanea, da cui ebbe almeno cinque figli ed alla quale fu sempre molto legato, tanto che nelle sue ultime volontà dispose che la sua salma fosse tumulata nella stessa bara di sua moglie – morta nel 1850 – affinché «le nostre ceneri possano mescolarsi ed essere una cosa sola sulla Terra, così come le nostre anime saranno una sola cosa nel mondo dello spirito». Come vedremo, lo stato d'animo conseguente alla perdita della moglie fu una delle cause che indussero Edmonds ad interessarsi dei fenomeni medianici. Tra le molte attività a cui dedicò le sue capacità organizzative, fu ingegnere capo, fino al 1837, del Corpo volontario dei Vigili del Fuoco di Hudson, e nel 1827 fu nominato direttore dell'ufficio del Registro della città di Hudson. Nel 1830 fu eletto nelle file del Partito Democratico come membro dell'Assemblea dello Stato di New York, e nel 1831 fu eletto con ampia maggioranza al Senato di quello stesso Stato. Come membro del Senato, fece parte del comitato congiunto sulla richiesta di annullamento delle tariffe della Carolina del Sud, fu presidente della Commissione sui Canali, della Commissione sulle Banche, della Corte per le correzioni degli errori, e divenne anche Presidente del Senato. Fu inoltre un membro di spicco dell'Albany Regency, un'influente rete politica creata dal suo amico Martin Van Buren. Nel 1836 diede le dimissioni dal Senato di New York, a quanto sembra per motivi di salute.

Dopo essersi dimesso dal Senato, John Edmonds accetto l'incarico conferitogli dal Presidente Andrew Jackson di negoziatore per gli Stati Uniti di un trattato di pace con le tribù indiane Ottawa e Chippewa. Trascorse l'estate del 1836 vivendo negli accampamenti con gli indiani per apprendere alcune delle loro lingue. Come rappresentante degli Stati Uniti, fece anche delle indagini sulle rimostranze e sullo stato di agitazione che coinvolgevano le tribù Potawatomi nell'Indiana: raccolse testimonianze in merito alle pretese dei loro creditori ed emise una delibera per la risoluzione di tali pretese. Chi fosse interessato, può scaricare e leggere il testo completo dell'indagine, non perché abbia attinenza con i temi trattati in questo sito, ma perché rappresenta una valida testimonianza dello scrupolo e dell'impegno con cui Edmonds svolgeva i compiti e gli incarichi che gli venivano assegnati. Dopo essersi occupato degli affari indiani, nell'autunno del 1837 Edmonds si trasferì a New York City, dove aprì uno studio legale di successo specializzato in affari societari. Ben presto si ritrovò a gestire un'ampia e redditizia attività tra i magnati del commercio e dell'industria, stringendo amicizie e legami anche con politici influenti. Nel periodo della gioventù, Edmonds – oltre ad essere molto attivo – difendeva con passione le cause che lo interessavano, essendo dotato di un temperamento combattivo. Negli anni della maturità divenne più riflessivo, attenuando gli aspetti più battaglieri del suo carattere. Uno dei suoi avversari politici disse di lui: «In base al corso attuale (delle sue attività), sembra che abbia temperato i suoi sentimenti più forti, e una volta superato il periodo della gioventù il suo giudizio prevarrà senza dubbio sui suoi sentimenti. In tal caso, se non verrà meno la sua lodevole capacità operativa, entrerà senz'altro nel novero dei nostri uomini più illustri». Come politico e come avvocato, Edmonds dimostrò di avere la capacità di impegnarsi a fondo per studiare un argomento, pervenire ad una posizione ben fondata ed ottenere che anche altri la sostenessero. Con i suoi amici Samuel Tilden, Martin Van Buren e altri, formò intorno al 1842 una solida corrente contro la schiavitù che divise il Partito Democratico: furono denominati bruciafienili con riferimento ad un agricoltore che aveva bruciato il suo fienile per sbarazzarsi dei topi che l'infestavano.

Nell'aprile del 1843 il Governatore dello Stato di New York nominò Edmonds ispettore del carcere penale di Sing Sing. Sebbene al momento di assumere l'incarico mancasse di esperienza sul sistema carcerario di quell'epoca, Edmonds si dedicò al suo compito con l'impegno, la rettitudine e l'energia che lo caratterizzavano. Quest'esperienza, in merito alla quale si trovano anche alcuni riferimenti nel suo libro sullo Spiritualismo, fu tra le più importanti della sua vita: in quei tempi la vita dei carcerati era particolarmente dura, con regole severe e frequenti punizioni corporali (frustate) per chi le infrangeva, sempre ad arbitrio delle guardie. Inoltre la stessa gestione delle carceri era deficitaria, e non di rado mancavano le risorse economiche per provvedere alle minime esigenze vitali dei carcerati. Edmonds svolse un'importante e meritoria opera riformatrice del sistema carcerario dello Stato di New York, che influenzò poi anche altri stati dell'Unione. All'inizio, forse in base alle sue precedenti esperienze legislative e militari, Edmonds istituì un programma di drastici tagli fiscali e una rigida disciplina carceraria. Per attuare il suo programma, richiamò a Sing Sing Elam Lynds, un precedente direttore del carcere noto per mantenere a tutti i costi l'ordine attraverso intimidazioni e fustigazioni frequenti e brutali. Alcuni cittadini, indignati per la riassegnazione dell'incarico a Lynds, bruciarono per protesta un'effigie di Edmonds. A seguito di questi fatti, Edmonds divenne uno strenuo sostenitore delle riforme carcerarie: dopo aver studiato a fondo la letteratura penale ed aver visitato altre prigioni, si rese conto che il comportamento di Lynds era controproducente e riuscì a farlo rimuovere. Si adoperò inoltre per eliminare o quanto meno ridurre drasticamente la pratica delle fustigazioni, e nel giro di due anni diventò il leader riconosciuto del movimento per la riforma del sistema carcerario. Nel novembre 1844 Edmonds, con altri sessantadue firmatari tra cui importanti personaggi pubblici di New York, pubblicò un appello per chiedere la formazione di un'associazione carceraria, i cui obiettivi prefissati erano «il miglioramento della condizione dei detenuti, il miglioramento della disciplina carceraria in generale e l'assistenza per i detenuti dimessi». In risposta a questo appello, alcune centinaia di cittadini si riunirono il 6 dicembre 1844 nell'Apollo Rooms di Broadway, dando vita – su proposta di Edmonds – alla Prison Association. In quell'occasione Edmonds pronunciò un lungo discorso descrivendo i disagi dei detenuti rilasciati, i diversi sistemi di disciplina carceraria ed i loro effetti: presentò confronti statistici con altri stati e paesi e descrisse l'importanza dell'organizzazione e dell'istruzione dei prigionieri. Edmonds fu nominato vicepresidente della Prison Association, presidente del comitato esecutivo e membro di ciascuno dei quattro comitati istituiti.

Per avere un'idea dell'impegno di Edmonds e del suo orientamento nell'affrontare i problemi relativi alla vita in carcere e dopo il carcere, va ricordato che passava molto tempo a parlare personalmente con i carcerati e con gli ex detenuti. In una lettera del febbraio 1851, diretta al comitato esecutivo della Prison Association, così scriveva: «Io stesso sono rimasto giorno dopo giorno, ogni volta anche per ore, alle porte delle celle dei prigionieri, ascoltando i dettagli della depravazione e della sofferenza umana, finché la pena del cuore non diventava ancora più intollerabile della stanchezza del corpo. Tuttavia era un dovere che la nostra esperienza ci imponeva di non dover omettere, e che la nostra Associazione rigorosamente esigeva da coloro ai quali delegava il compito di esaminare». In merito al suo interesse per le condizioni di vita degli ex-carcerati tornati in libertà, il segretario dei registri della Prison Association – che aveva accesso a molti dei documenti personali di Emonds – dichiarò che: «È stata conservata una corrispondenza molto voluminosa, che mostra la sua cura e interesse per i singoli casi. Sia quando era giudice che dopo, quando esercitava nel foro, andava alla ricerca di ex carcerati, li visitava nei loro alloggi, dava loro dei consigli, andava a cercare i loro amici, riusciva a procurar loro un impiego». Tuttavia, Edmonds tendeva a svalutare «i sentimenti di pietà e di buona volontà verso gli uomini»: prediligeva «risultati sobri piuttosto che impressioni emotive o fondate sul pathos». Nel suo ruolo di riconosciuta autorità in materia di riforma penale, dava risalto alla scienza ed alla competenza nel trattamento dei detenuti: «la cura e il trattamento dei criminali... devono essere perseguiti su principi scientifici. Il trattamento riformatorio e la disciplina dei criminali sono di competenza delle scienze sociali». In questo rifletteva l'assoluta fiducia – tipica delle persone colte di quell'epoca – nel progresso della scienza in ogni ambito delle attività e delle interazioni umane. Dunque Edmonds comunicava a lungo con i prigionieri, ma considerava quella comunicazione come una questione di dovere e di scienza. Riteneva che il fine ultimo della riforma delle prigioni fosse quello di creare una condizione in cui «l'organizzazione carceraria e tutta la disciplina penale fossero nelle mani di esperti illuminati e di ampie vedute, liberi da imbarazzanti rapporti con gli ambienti conflittuali della politica, e dalle mire egoistiche o dai dettami di leader di parte».

Nel febbraio 1845 Edmonds fu nominato giudice di circoscrizione per il Primo Distretto di New York. Nel giugno 1847 fu eletto giudice della Corte Suprema di New York. Le riforme giudiziarie promulgate dalla Convenzione costituzionale del 1846 aumentarono il carico di lavoro dei giudici della Corte Suprema. Come giudice, Edmonds divenne una figura preminente e si distinse particolarmente in quel difficile lavoro: «tutti concordano sul fatto che riesce a trattare, in un dato tempo, una quantità di affari maggiore di qualsiasi altro giurista che sia stato in carica nella città di New York». Nel 1852 fu elevato alla Corte d'Appello, la più alta corte dello Stato di New York, ma anche nel corso della sua carriera giudiziaria  continuò a svolgere i suoi incarichi come funzionario della Prison Association. Nel 1853, il suo carattere privato e la sua reputazione come giurista erano irreprensibili, e la sua «capacità, integrità e giudizio erano fuori discussione». Di fatto, dal momento che le sue convinzioni spiritualiste erano divenute oggetto di derisione quando fu ricandidato alla Corte Suprema nel 1853, Edmonds – dichiarando che accettava di non essere ricandidato in una lettera al leader democratico John Cochrane – osservava che lo stesso Cochrane lo aveva informato che nella convenzione per le nomine «era stato liberamente e pienamente ammesso che la mia capacità, integrità e giudizio erano fuori discussione, e che la mia reputazione giudiziaria era ineccepibile». La stessa cosa è riportata anche in una sua lettera indirizzata ad Archibald Hilton, che aveva ricevuto la nomina alla Corte Suprema e si era offerto di ritirarsi a favore di Edmonds. Il curriculum degli incarichi e dei servizi pubblici svolti da John Edmonds era davvero straordinario. In merito alle attività filantropiche di Edmonds va ricordato che fu uno dei 24 cittadini di New York che – preoccupati per l'evato numero di bambini e ragazzini orfani, abbandonati o fuggiti di casa, che vivevano di stenti e di espedienti nelle strade della città – nel 1851 fondarono il New York Juvenile Asylum, poi divenuto noto come Children's Village: un'istituzione privata no-profit, che in seguito poté anche contare su sovvenzioni pubbliche, in grado di fornire vitto, alloggio, istruzione ed avviamento al lavoro a tanti giovani in difficoltà. Ancora nel 2015, il Children's Village assisteva direttamente e seguiva, in una forma o nell'altra, oltre 10.000 bambini e ragazzi.

Sebbene, dopo la sua presa di posizione pubblica in favore dello spiritualismo e la pubblicazione del suo libro nel 1853, Edmonds venisse spesso attaccato e deriso, oltre che da alcuni ambienti politici, istituzionali e culturali, anche da importanti organi di stampa come il New York Times, il suo prestigio come giudice e la sua attività in campo legale non ne risentirono. In un libro giuridico che pubblicò nel 1863, Edmonds osservava che le persone che volevano conoscere la giurisprudenza di New York dovevano cercarne gli atti mediante la consultazione di cinquanta volumi provvisti di indici confusi, e trovare le sentenze pertinenti in duecento volumi di casi registrati. Egli condensò tutti gli atti e le sentenze in soli cinque volumi, organizzati per argomento, che includevano indici analitici e riferimenti a decisioni pertinenti: «Aveva condotto il suo lavoro in modo così accurato e sistematico che fin da subito il suo testo sostituì le precedenti edizioni degli atti, e venne adottato come riferimento standard. Da allora, egli ha aggiunto due volumi supplementari e un indice» (Albany Law Journal, vol. 9, 1874). Oltre a questa sintesi della giurisprudenza dello Stato di New York, Edmonds scrisse altre importanti opere di riferimento legale: nel 1868 pubblicò un volume di oltre 600 pagine che riportava una selezione dei casi che gli erano stati sottoposti quando era giudice distrettuale, ma che non erano ancora stati pubblicati o lo erano solo in parte. Alla sua morte, nel 1874, era in corso di compilazione un secondo volume di 500 pagine, che fu pubblicato postumo nel 1883. Anche dopo essere diventato un esponente di spicco dello spiritualismo, Edmonds continuò a lavorare a New York come partner titolare dello studio legale Edmonds, Bushnell & Hamilton: intorno al 1860 fornì un importante parere legale in merito alla distribuzione dei dividendi da parte della New York Life Insurance Company, una delle principali compagnie assicurative. Alla sua morte, nel 1874, John W. Edmonds fu onorato come eminente personaggio pubblico. Il suo funerale, tenutosi a New York City, fu un evento di grande rilievo. Come scrisse il New York Times in quell'occasione: «un gran numero dei nostri cittadini preminenti, e un certo numero di persone venute dall'estero, ha reso omaggio alla salma e l'ha accompagnata fino alla tomba... Il corteo che ha seguito il funerale è stato uno dei più grandi mai visti nella nostra città». Ai nostri giorni John Edmonds è una figura quasi del tutto dimenticata della storia americana. L'American National Biography, la fonte di riferimento più attuale per le biografie delle personalità di rilievo degli Stati Uniti, non include John Edmonds: include invece il suo fratello minore, il pittore Francis William Edmonds (1806-1863). Tuttavia, nel diciannovesimo secolo, John Edmonds era un personaggio certamente più famoso di suo fratello Francis.

L'interesse del giudice Edmonds per i fenomeni medianici

L'interesse di John Edmonds per i fenomeni medianici e la sua presa di posizione pubblica a favore dello spiritualismo certamente non giovarono alla sua carriera giuridica e politica, nonostante le varie attestazioni in merito alla sua competenza ed alla sua integrità professionale, che nessuno riuscì a mettere in dubbio. Molti eminenti cittadini americani, e tra loro molti amici di Edmonds, consideravano lo spiritualismo una totale assurdità. Altri, tra cui alcuni membri del Congresso e del Senato, pur interessati ai fenomeni medianici e persuasi della loro autenticità, frequentavano in privato in circoli dei medium per non compromettere le loro figure pubbliche e le loro carriere: pochissimi di loro, in effetti, ebbero il coraggio di manifestare pubblicamente il loro interesse per le comunicazioni spiritiche. Alla morte di Edmonds, le sue attività a sostegno dello spiritualismo costituirono una sfida per i compilatori di obituari e gli scrittori di biografie: le sue comunicazioni con i morti potevano essere considerate come una forma di fede religiosa? Edmonds descriveva le comunicazioni spiritiche in termini di scienza empirica e di corte di giustizia: non era questo lo stile tipico delle espressioni religiose. Descrivere Edmonds come uscito di senno a causa del dolore per la morte di sua moglie nel 1850 era contraddetto sia dalle testimonianze di coloro che lo conoscevano, sia dalle prove documentali dei suoi scritti giuridici successivi a quella data. In ogni caso, la cultura dominante dell'epoca finì col trattare con una certa benevola indulgenza le convinzioni spiritualistiche dell'ormai defunto giudice Edmonds, come si può riscontrare nella voce a lui dedicata dell'edizione del 1887 dell'Appleton's Cyclopaedia of American Biography, che così riassume le posizioni di molti organi di stampa: «Il giudice Edmonds si convertì alle dottrine dello spiritualismo nel 1851, e nel 1853 le affermò pubblicamente e le difese apertamente, ritenendo di essere in comunicazione quasi costante con gli spiriti dei defunti. Le sue opinioni peculiari furono sostenute con il massimo coraggio e tenacia, e si diceva che gli erano costate il posto come membro della corte suprema. Era un giurista di indiscussa capacità, e l'onestà delle sue convinzioni non fu mai messa in dubbio».

Quando, nel 1853, John Edmonds pubblicò il primo volume del suo libro Spiritualism, era pienamente consapevole dei rischi che correva nei confronti dell'opinione pubblica e di certi ambienti che erano in grado di influenzarla, e sapeva che la sua presa di posizione gli sarebbe costata la riconferma nel ruolo di giudice della Corte Suprema di New York: «...mi è stato chiesto di sospendere la pubblicazione del mio libro, e mi è stato assicurato che, se lo avessi fatto, la mia nomina e la rielezione sarebbero state garantite. Ho rifiutato di farlo, e così la mia sconfitta (al congresso di una parte del Partito Democratico) non è stata affatto inaspettata per me». Dunque, a quanto sembra, il problema non erano le convinzioni spiritualiste di Edmonds, ma il fatto che volesse pubblicare un libro su di esse. Dopo che Edmonds ebbe pubblicato Spiritualism, il New York Times attaccò aspramente il libro e l'intelletto del suo autore: «Concordiamo pienamente nel generale riconoscimento che nessun giudice in carica è stato più attento, coscienzioso e coraggioso nell'adempiere alle sue mansioni del giudice Edmonds, e che le sue decisioni sono state sempre molto competenti e giuste. Ma a nostro avviso questo fatto è ancora più straordinario se consideriamo le convinzioni che egli attualmente manifesta e difende, in quanto il fatto che un pazzo agisca razionalmente su certi argomenti è ancor più straordinario del suo stesso essere pazzo. E tali abitudini mentali, opinioni e orientamenti di studio come quelli a cui il giudice Edmonds si è ora arreso, sono tali da rendere le operazioni del suo intelletto del tutto inaffidabili, e da minare ogni fiducia nella continuità della giustizia e della correttezza delle sue decisioni giudiziarie». Non è chiaro se le affermazioni dell'articolista sullo squilibrio mentale di Edmonds fossero dovute al mero fatto che il giudice aveva voluto impegnarsi nell'investigare i fenomeni medianici (attività che, secondo alcuni, nessuna persona sana di mente dovrebbe intraprendere), oppure siano riferite ai contenuti delle comunicazioni spiritiche riportate nel libro di Edmonds e Dexter. In ogni caso, a proposito di tali comunicazioni, l'articolo continuava in questi termini: «L'intera raccolta (delle comunicazioni ricevute) è un'accozzaglia di luoghi comuni, puerilità e assurdità; e l'affermazione che provengano dai personaggi a cui sono attribuiti è un attentato alla credulità popolare troppo audace anche per la più caritatevole indulgenza... tutti gli spiriti del gruppo parlano allo stesso modo, in un inglese ugualmente imperfetto, con lo stesso stile affettato e pieno di tentativi di fronzoli poetici; parlano tutti delle stesse cose, negli stessi termini: e nessuno di loro pronuncia una frase che qualsiasi uomo di normale intelligenza e capacità letteraria non avrebbe potuto elaborare». Come si vede, si tratta di un giudizio severo e senza appello.

Il New York Times deprecava il fatto che il libro Spiritualism fosse caratterizzato da una «costante ostilità verso gli elementi essenziali della fede cristiana», e paragonava sfavorevolmente le sue dottrine a quelle dei «maomettani, dei mormoni e di altri impostori». Concludeva affermando che, se letto, il libro avrebbe danneggiato «i deboli di mente e i creduloni», mentre avrebbe indotto «le menti disciplinate e sane» a commiserare il povero Edmonds. Terminava dicendo che il libro era «troppo noioso e poco interessante per attirare molti lettori». Il fatto è che in quel periodo non solo lo spiritualismo attirava ed interessava molte persone, ma generava anche un'ampia letteratura polemica in stile accademico. Alcuni libri attaccavano o criticavano lo spiritualismo su basi scientifiche, come ad esempio Modern spiritualism, scientifically demonstrated to be a mendacious humbug di John Lord (1856) – una critica al libro Spiritualism, scientifically demonstrated del chimico Robert Hare (1855) – e Spiritualism answered by science di Edward W. Cox (1872). Molte altre pubblicazioni attaccavano o denunciavano lo spiritualismo per essere contrario sia agli insegnamenti delle sacre scritture, sia a quello che veniva considerato il comune buon senso: secondo gli autori di questi libri, pamphlets ed articoli, i medium dovevano essere considerati in ogni caso dei ciarlatani imbroglioni, e coloro che li frequentavano o che ne investigavano i fenomeni degli imbecilli creduloni. Così come l'editorialista del New York Times non aveva esitato ad imputare ad Edmonds una forma di degenerazione delle facoltà intellettive, alcuni libri antispiritualisti sostenevano apertamente che il fatto stesso di occuparsi di fenomeni medianici fosse sintomo o causa di insanità mentale. Man mano che diventava sempre più popolare, lo spiritualismo costituiva una seria preoccupazione per alcune importanti autorità. L'opposizione allo spiritualismo non proveniva semplicemente da una frangia dogmatica o da gruppi elitari che sfruttavano questioni altrimenti insignificanti per i loro scopi politici: importanti leader politici e religiosi erano preoccupati per le conseguenze dello spiritualismo. Ad esempio, nel 1854, nella Trinity Church della città di Washington, un eminente ecclesiastico, il reverendo Clement Moore Butler, fece una predica sui rischi che la comunicazione spirituale rappresentava per le deliberazioni pubbliche e per le anime delle persone. Questo predicatore aveva prestato servizio come cappellano del Senato degli Stati Uniti dal gennaio 1850 al dicembre 1853. Il suo sermone era intitolato «Negromanzia moderna» e, attaccando il giudice Edmonds ed altri spiritualisti, metteva in evidenza il problema delle testimonianze contrastanti: «In una certa occasione, nella stessa stanza, uno spirito defunto dichiarava tramite un medium cattolico romano che c'era un purgatorio e che era essenziale passare attraverso il suo fuoco purificatore; mentre un altro spirito – attraverso un medium protestante – insisteva con i raps più energici che non esisteva alcun purgatorio».

Sotto quest'aspetto, il reverendo Butler non aveva tutti i torti: le comunicazioni con gli spiriti non erano di grande aiuto nel portare armonia e comprensione in merito al destino dell'io cosciente (la cosiddetta anima) nell'aldilà, anzi, non di rado davano origine a forme di conflitto e di confusione. Inoltre diverse comunicazioni non si dimostravano all'altezza del livello intellettuale e culturale degli illustri personaggi trapassati a cui venivano attribuite, e di conseguenza il reverendo Butler aveva buon gioco nell'affermare che: «È sorprendente che una persona sana di mente possa credere che questi grandi uomini (trapassati) rispondano contemporaneamente alle chiamate di ogni persona ignorante e credulona dalla California a New York e dal Maine alla Georgia, e che essi trascorrano serate intere a scandire lentamente qualche frase – priva di importanza sotto il profilo dell'intelligenza, e piena di assurdità sentimentali e mistiche – di cui si sarebbero vergognati quando vivevano in questo mondo». Va ricordato che il reverendo Butler, in qualità di sacerdote episcopale, era membro di una comunità che, almeno formalmente, valorizzava la preghiera e credeva – senza porsi troppe domande – nello Spirito Santo, nella risurrezione dei morti, nel paradiso, nell'inferno ed in altre assurdità sentimentali e mistiche partorite dalla psiche umana. Ci troviamo dunque di fronte ad un tipico caso di conflitto interno alla stessa psiche umana, per il quale sarebbe ingenuo sperare di poter pervenire ad una ragionevole separazione tra ciò che è certamente vero e ciò che è certamente falso, a causa del carattere bipolare della psiche: l'unica risorsa che abbiamo, data la nostra condizione di esseri umani, è quella di osservare e valutare le diverse ed astute strategie usate dalla psiche per irretire e convincere l'io cosciente. Non ci sorprendiamo, dunque, se il reverendo concludeva il suo sermone con queste parole: «Ho sottoposto quest'argomento alla vostra attenzione perché esso ha suscitato un grande interesse anche nella nostra comunità... e perché temo che alcuni di voi possano essere sconsideratamente indotti dalla curiosità, senza avere alcuna idea della sua sconvenienza, a lasciarsi sedurre da questa empia illusione di comunicare con gli spiriti, a danno delle loro anime e di quelle degli altri». Dunque, alla larga dai fenomeni medianici e dagli spiriti!

In queste condizioni, l'impegno profuso da Edmonds per rendere pubblici i risultati delle sue indagini sui fenomeni medianici fu per lui causa di non poche amarezze e sofferenze sul piano personale. Così descriveva la sua situazione sociale in un articolo sullo spiritualismo pubblicato sul New York Tribune nel 1859: «Sono stato messo duramente alla prova, sotto il profilo temporale e mentale. Sono stato escluso dalle associazioni che una volta mi rendevano la vita gradevole. Ho sentito di essere – in quella società che una volta avevo sperato di onorare – un oggetto marcato per essere evitato, se non addirittura detestato. Mentre una volta ero corteggiato ed onorato tra gli uomini, sono stato condannato a vedere i miei amici più intimi e più cari allontanarsi da me con pietà, ed a volte con disgusto. Tollerato, piuttosto che ben accolto tra i miei simili, ho dovuto, in età avanzata e con salute cagionevole, ricominciare il mio cammino nel mondo». Tutto questo non sarebbe accaduto se egli, al pari di molti altri suoi conoscenti, non si fosse accontentato di frequentare i circoli medianici in privato, di investigare i fenomeni che si producevano e di comunicare con quelli che considerava – sulla base di prove che per la sua mentalità di giurista erano inoppugnabili – gli spiriti di sua moglie, dei suoi figli o di altre persona care defunte, senza prendere pubblicamente posizione in favore delle spiritualismo. Avrebbe potuto offrire discretamente cibo e denaro per onorare lo spirito di sua moglie, avrebbe potuto bruciare incenso o candele davanti a un'immagine di lei e deporre fiori sulla sua tomba, o avrebbe potuto invitare tutti i santi – uomini e donne trapassati – a pregare per la sua anima, come molte persone, inclusi personaggi pubblici molto rispettati, fanno ancor oggi in tutto il mondo: sarebbe così rimasto quella personalità rispettata e ammirata che era stato fino al 1853. Edmonds dovette subire aspre critiche e biasimo personale non perché il suo interesse per lo spiritualismo fosse incomprensibile agli altri, ma perché gran parte dell'establishment pensava che l'impegno di Edmonds nel promuovere la conoscenza attraverso lo spiritualismo minacciasse il bene o l'interesse pubblico. La sua decisione di pubblicare testi attribuiti a personalità di prestigio come Francis Bacon, Emanuel Swedenborg o Abramo Lincoln – ottenuti per via medianica – poneva rischi molto maggiori per le determinazioni del potere pubblico rispetto alla comunicazione personale con i propri parenti ed amici defunti. Prima di procedere, voglio segnalare che molte delle informazioni qui riportate sul giudice Edmonds, sulle sue attività pubbliche e sulle conseguenze della sua presa di posizione in favore dello spiritualismo, sono state da me acquisite dal sito www.acrosswalls.org: si tratta di un sito molto interessante, che promuove la comunicazione con i detenuti nelle prigioni degli Stati Uniti, una sezione del quale è dedicata a John Edmonds ed alla sua importante attività di riformatore del sistema penitenziario americano.

Per comprendere meglio le ragioni che spinsero il giudice Edmonds ad esporsi pubblicamente, nonostante fosse informato e cosciente dei rischi che correva, è anzitutto necessario ricordare che egli proveniva da una famiglia nella quale l'influenza della fede dei quaccheri, almeno dal ramo materno, era ben presente e si era radicata nella personalità stessa del giudice. I quaccheri, come vengono comunemente chiamati gli appartenenti alla Società degli Amici (di Cristo), sono un movimento cristiano sorto nell'Inghilterra del XVII secolo, che si distingue profondamente da altre chiese o sette cristiane, in particolare per il rifiuto delle gerarchie ecclesiastiche, dei sacramenti, della partecipazione alla guerra e di ogni forma di giuramento. All'inizio i membri del movimento si chiamavano tra loro Figli della Luce, perché uno dei fondatori del movimento, l'inglese George Fox (1624-1691), aveva avuto nel 1647 un'esperienza mistica che descrisse in questi termini nella sua autobiografia: «Un giorno... fui trasportato nell'amore di Dio, tanto che non potevo non ammirare la grandezza del suo amore; e mentre ero in quella condizione, mi fu concesso di accedere alla Luce ed al potere eterni... allora vidi i miei problemi, le mie prove e le tentazioni più chiaramente di quanto le avessi mai viste. Quando la Luce apparve, apparve anche tutto quello che è fuori dalla Luce: le tenebre, la morte, le tentazioni, gli ingiusti, gli empi; tutto era manifesto e chiaro nella Luce». George Fox era cresciuto nel rigido moralismo di una famiglia puritana, ma all'età di 19 anni, considerando la sua religione troppo formale e istituzionalizzata, aveva intrapreso un proprio percorso di ricerca spirituale che lo portò, dopo quattro anni travagliati, ad avere l'esperienza di illuminazione del 1647. Egli si sentì fortificato ed appagato da quell'esperienza, al punto da convincersi che tutti gli esseri umani devono essere guidati nel loro cammino di fede da una Luce divina interiore e non da un libro come la Bibbia, per quanto importante esso sia, né da una gerarchia di ministri, né da riti come il battesimo o la comunione: tutti strumenti di efficacia inferiore a quella luce interiore che egli aveva sperimentato. Non è da escludere che l'esperienza mistica di Fox presentasse delle analogie con alcune NDE, anche tenendo conto del fatto che in quel periodo egli si sottoponeva a lunghi periodi di digiuno purificatore: come abbiamo visto, l'esperienza della Luce divina – come manifestazione in un certo senso fisica dell'amore assoluto ed incondizionato che caratterizza l'energia dello Spirito – è frequente nelle NDE.

Ma per tornare al giudice Edmonds, tutte le testimonianze che ci sono pervenute sulle sue attività pubbliche e sulle sue relazioni personali – anche tramite un consistente epistolario – ci offrono l'immagine di una persona integra, sobria ed operosa, sostanzialmente dedita al bene in accordo con una visione della vita intesa come dovere e missione inderogabile, da assolvere coerentemente con i propri fondamentali princìpi. Ritengo pertanto che possiamo essere certi della sua sincerità, accuratezza e buona fede per quanto riguarda le sue esperienze e le sue indagini nel campo dei fenomeni medianici che si verificavano in quell'epoca nello Stato di New York, così come vengono riportate – in quanto fatti realmente accaduti – nel suo libro Spiritualism. Nell'esaminare in dettaglio il contenuto di questo libro, potremo osservare il modo in cui si sono formate ed hanno preso consistenza alcune elaborazioni interpretative prodotte dalla psiche umana – a volte condizionate dai programmi culturali prevalenti in quell'epoca, altre volte in contrasto con essi – sia mediante le comunicazioni medianiche, sia tramite le reazioni dello stesso Edmonds o di altri partecipanti alle sedute ai contenuti di tali comunicazioni. Terremo anche conto di quanto l'autore ha riportato in merito alle reazioni di certi ambienti o di certe personalità pubbliche alla sua decisione di pubblicare i risultati della sua attività di ricerca, prendendo apertamente posizione in favore dello spiritualismo. Nel seguire quest'avventura esperienziale del giudice Edmonds, come narrata da lui stesso, ognuno di noi potrà registrare le reazioni delle proprie sintonie della psiche ai vari eventi ed alle rivelazioni riportati nel libro, tanto in relazione a quelle che possono essere considerate elaborazioni analoghe a quelle che vengono di norma prodotte dalla mente di noi umani viventi, quanto – in qualche caso – nei confronti di intuizioni che permettono alla nostra coscienza di intravedere, seppur con difficoltà, quelle che potrebbero essere le facoltà intellettive e sperimentali del nostro io spirituale, finalmente liberato dai condizionamenti e dai limiti che la psiche umana gli impone. In questo percorso, il mio ruolo sarà quello di guida in grado di segnalare via via i punti importanti sui quali mettere a fuoco la nostra attenzione: ogni tanto descriverò anche le reazioni della mia psiche, ma soprattutto cercherò di individuare ed evidenziare quelle comunicazioni che possono rappresentare una seria sfida per gli schemi mentali a cui ci affidiamo di solito. La reale origine delle comunicazioni medianiche contenute nel libro di Edmonds ha, come vedremo, un'importanza relativa: si tratta di un argomento affrontato più di una volta sia dalle entità comunicanti sia dallo stesso Edmonds, ed avremo modo di valutare i risultati di questo dibattito.


 

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Conclusioni
Il destino dell'io
Il confine della morte
Il giudice Edmonds 5
Il giudice Edmonds 4
Il giudice Edmonds 3
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