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Le indagini del giudice Edmonds - Terza parte

L'introduzione di Dexter

Del dottor George T. Dexter non sappiamo praticamente niente, se non che era un medico di New York, che si impegnava molto nel prendersi cura dei propri pazienti, e che – dopo essersi interessato ai fenomeni medianici – diventò egli stesso un medium scrivente. Poiché agiva in stretta collaborazione col giudice Edmonds, col quale conversava spesso in merito al significato delle comunicazioni medianiche ricevute, ed in presenza del quale si producevano i movimenti scriventi della sua mano, possiamo affidarci alle valutazioni di Edmonds sul carattere di Dexter, e di conseguenza considerare come sincere le affermazioni di quest'ultimo nella parte introduttiva del libro da lui scritta (da pag. 81 a pag. 99). Dopo aver spiegato che è sua intenzione informare il lettore su «come vengo fatto agire quando sono sotto il controllo degli spiriti, e sul modo in cui essi mi influenzano» (pag. 81), Dexter ricorda come anche lui avesse inizialmente reagito con estremo scetticismo alle notizie che cominciavano a diffondersi in merito ai fenomeni medianici: «...io ero decisamente contro, e consideravo l'intera faccenda come una sciocca illusione, oppure come un inganno assoluto ed oltraggioso, e questa contrarietà continuò a lungo, anche dopo che era stata offerta, tanto alla mia ragione quanto alla mia coscienza fisica, una prova tale che avrebbe rimosso ogni dubbio in merito alla realtà di qualsiasi altro fenomeno si fosse verificato sotto questo cielo» (ibid). In merito ai motivi che lo spinsero a partecipare per la prima volta ad una seduta medianica, su invito di un amico, nonostante egli fosse «...pronto a denunciare l'intera faccenda come uno dei più grossolani imbrogli del momento» (pag. 82), Dexter cita i seguenti: «il primo, un desiderio di soddisfare la mia curiosità, ed il secondo, l'impressione che tutti questi fenomeni, se non erano il risultato di inganni o di complicità, potessero essere spiegati come accadimenti prodotti da qualche legge naturale, e che forse avrei potuto scoprire l'inganno, o svelare il principio mediante il quale questi effetti venivano prodotti» (ibid). Questa speranza che i fenomeni medianici riconosciuti come non fraudolenti potessero essere spiegati sulla base di leggi fisiche conosciute o di particolari processi biologici – senza dover fare ricorso all'intervento di entità incorporee appartenenti ad un'altra dimensione – era abbastanza diffusa in quell'epoca, e lo è ancor oggi, dopo che per oltre un secolo e mezzo sono state avanzate varie teorie non convalidate: «...le mie idee erano del tutto simili a quelle che ogni giorno vengono pubblicamente annunciate da molte persone, le quali, desiderose di mettere a tacere questo sconcertante argomento, riempiono le colonne dei giornali con tentativi di spiegazione, quando in verità non sanno nulla su questi fenomeni; la sola differenza stava nel fatto che io ero davvero determinato ad indagare prima, e poi a cercare di spiegare...» (ibid).

La prima seduta a cui Dexter ebbe modo di assistere si svolse a casa sua, il 10 settembre 1851, con un medium a colpi. Si udirono i consueti raps, ma il dottore non fu impressionato dai risultati: «...non rimasi soddisfatto dei risultati di questa seduta, nonostante fossero state formulate mentalmente molte domande, alle quali era stato risposto correttamente... per soddisfare me stesso ed altri in merito ai poteri del medium, e per osservare meglio la capacità degli spiriti di comunicare, invitai il medium a fermarsi a casa mia per la notte, in modo da poter fare un'altra seduta la mattina successiva» (pag. 83). Possiamo poi leggere una dettagliata descrizione dei fenomeni che si verificarono quella mattina, sempre in casa del dottor Dexter, alla presenza dei suoi familiari e di due suoi amici. La figlia minore di Dexter, quattordicenne, che dapprima non aveva manifestato un particolare interesse per i fenomeni, ad un tratto divenne visibilmente agitata e cominciò a tremare: «Quest'effetto dell'influenza magnetica fu così improvviso, così strano, così del tutto inatteso, che la ragazza si allarmò molto e, correndo da sua madre... disse, mentre la sua voce tremava di paura: "Oh, mamma, portami via, portami via da qui!". Ma le sue braccia furono strappate a forza, per così dire, dal collo di sua madre, e cominciarono ad agitarsi violentemente in su ed in giù...» (pag. 84). Subito dopo la ragazza cominciò a scrivere automaticamente le risposte alle domande verbali o mentali poste dai presenti, ad una velocità e con uno stile che andavano ben oltre le sue capacità ordinarie. Quando le entità le dissero che doveva andare a riposare, mentre lei continuava a indugiare nella seduta «...la sua sedia le fu tirata via da sotto da qualche agente invisibile, e lei cadde a terra. Si alzò per andare nella stanza accanto, e mentre passava davanti ad un divano fu sollevata di peso dalla stessa forza invisibile e venne deposta sopra di esso, con la stessa delicatezza come se ve l'avessero adagiata i suoi genitori» (ibid). A seguito di questi eventi, Dexter – nonostante non dubitasse della loro realtà, e fosse certo che non potevano essere attribuiti all'intervento di alcuna persona presente – era ancora incerto in merito al fatto che fossero causati dagli spiriti: «Non riuscivo a convincermi che gli spiriti avessero qualcosa a che fare con questa faccenda. Cercavo di spiegarla con l'azione della mente sulla mente, o con il potere del movimento magnetico, e con molte altre cause, ma non ero mai soddisfatto. Ero altrettanto confuso nella nebbia delle mie soluzioni dei fenomeni, quanto dalla singolarità di ciò che avevo constatato» (pag. 85). Il fatto che gli spiriti «...avessero il potere, mediante questa nuova scoperta, di spiegarci ogni atto della loro vita spirituale, e ricevere da noi le idee ordinarie che caratterizzano la nostra esistenza e la nostra connessione con questa vita, era così strano, così meraviglioso e straordinario, così incompatibile con la mia cultura, così contrario a tutte le mie opinioni preconcette, così in conflitto con il mio credo religioso... (che) ne ero sconcertato. Ma non potevo comprendere – dunque non credevo» (ibid).

Osserviamo ancora una volta come una certa tendenza culturale, che pretende di rappresentare tutti gli investigatori dei fenomeni medianici come dei sempliciotti ingenui e creduloni, sia priva di qualsiasi fondamento: in molti casi si è trattato di persone dotate di notevole intelligenza, cautela e capacità di attenta osservazione. Anche quando una medium riferì esattamente, su richiesta di uno dei presenti, le parole che quest'ultimo aveva detto alla moglie morente e la risposta di lei – parole che solo l'interrogante, per sua stessa ammissione, conosceva – Dexter non fu convinto dell'intervento spiritico: «Anche questo fatto, convincente per tutti i presenti, non riuscì a soddisfarmi. Lo attribuivo ad una sorta di effetto psicologico sulla mente della medium, sebbene essa stesse parlando e ridendo mentre scriveva le parole richieste per questo test sull'identità dello spirito (della defunta moglie dell'interrogante)» (pag. 86). Dexter cita poi un episodio di trasmissione a distanza di un'informazione, e – dopo aver ribatito la sincerità e l'impegno dei suoi sforzi per comprendere i fenomeni: «Ero sincero nei miei sforzi per arrivare alla verità. Io non credevo, e spesso ho interrotto un circolo, e talvolta ho completamente impedito ogni manifestazione, con la mia capziosità ed i miei cavilli» (ibid) – afferma, come già aveva fatto il giudice Edmonds, di essere rimasto molto colpito dal fatto che i suoi pensieri più reconditi potevano essere letti e rivelati: «I pensieri segreti del mio cuore venivano letti come se fossero stati scritti sul mio viso. Segreti noti solo ai morti ed a me stesso mi sono stati rivelati quando non c'era nessun altro presente, tranne me ed il medium, e quel medium era un completo estraneo... Fatti riguardanti le mie stesse azioni mi sono stati predetti mesi prima che accadessero... Ho visto la medium impersonare il modo di camminare, la voce e le peculiarità di una persona deceduta, di cui non aveva mai sentito parlare...» (pagine 86-87). Dopo aver presentato alcuni esempi di comunicazioni e di eventi che avrebbero dovuto convincerlo quanto meno di un intervento da parte di entità aliene, l'autore espone di nuovo i motivi della sua incredulità: «...a stento si crederebbe che, con le prove abbondanti e schiaccianti che avevo ricevuto, io fossi ancora restio a credere (negli spiriti). Ma così era... Infatti non potevo ammettere la possibilità che ad uno spirito, intangibile, insostanziale ed etereo, come lo avevo sempre considerato, fosse permesso di comunicare con noi umani; e soprattutto non ritenevo possibile che uno spirito, che era una sorta di nulla sublimato, privo una reale identità tangibile – come mi era stato insegnato – fosse in grado di spostare dei tavoli, di battere dei colpi sui muri, di sollevare uomini pesanti e di manifestarsi tramite la materia in questo mondo che aveva lasciato per sempre. No... io sapevo che così non poteva essere, e dunque non ci credevo» (pag. 88).

Sebbene in queste sue considerazioni Dexter non tenga sufficientemente conto dell'importanza che per le manifestazioni medianiche hanno le energie psicofisiche umane, messe a disposizione dai medium e dagli stessi partecipanti alle sedute, tuttavia le questioni che lui si poneva erano ben fondate, ed a tutt'oggi non sono state risolte: infatti i fenomeni fisici richiedono l'intervento di forze che devono essere reperite ed attivate nella nostra dimensione, eventualmente mediante la trasformazione di altre energie già disponibili. In caso contrario si richiederebbe da parte delle entità spiritiche un trasferimento ed un'immissione di energia di natura aliena dalla loro dimensione alla nostra: un evento la cui natura palesemante magica lascia davvero molto perplessi. Particolarmente interessanti, al riguardo, sono gli esperimenti condotti da William J. Crawford dal 1914 al 1920, già esaminati in questa pagina del blog 2020 (La materia aliena). In ogni caso siamo costretti a riconoscere che le entità aliene dispongono di conoscenze relative alle trasformazioni dell'energia – o della materia in energia – nella nostra dimensione fisica, di cui noi umani siamo del tutto all'oscuro. A pag. 89 Dexter comincia a raccontare ai lettori come egli stesso «...contro la mia volontà e nonostante i miei sforzi ostinati per contrastare (il fenomeno)» fosse stato in qualche modo costretto dalle entità aliene a sviluppare le facoltà di medium scrivente: «La mia ostinazione era quasi sovrumana, dato che mi rifiutavo ancora di credere, quando io stesso ero una prova vivente ed operante che attraverso di me, e contro la mia volontà, gli spiriti possedevano il potere e la capacità di scrivere i loro pensieri e di esprimere sentimenti ed idee così contrari al normale funzionamento della mia mente, quasi fossi un'altra persona» (pag. 89). Osserviamo come Dexter, anche alla luce della sua esperienza come medico, metta bene in evidenza il processo di alterazione della personalità ordinaria che quasi tutti i medium sperimentano – in una forma o nell'altra – mentre si verificano i fenomeni medianici: «Mettiamo anche bene in chiaro che le manifestazioni degli spiriti tramite il mio braccio sono assolutamente involontarie. Io non ho alcun controllo sull'atto. I miei muscoli sono lo strumento delle comunicazioni spiritiche, non il mio pensiero; né la mia mente è in grado di riconoscere i pensieri espressi, fino a quando non mi vengono letti una volta che la comunicazione si sia conclusa. Né la mia volontà né il mio desiderio hanno avuto nulla a che fare con il mio sviluppo (come medium), dato che erano entrambi contrari; e la prima volta che mi resi conto di essere stato coinvolto dagli stessi agenti che avevo visto manifestarsi attraverso altri medium, esercitai tutto il potere della mia mente e del mio corpo per liberarmene» (ibid). Segue una descrizione piuttosto accurata di ciò che accadde alla mano ed al braccio di Dexter quando, per la prima volta, le entità gli mostrarono di volere – e di potere – prendere il controllo dei suoi arti per le proprie finalità.

Dexter era certamente sconcertato e contrariato – se non proprio impaurito – da quello che sperimentava e che era costretto a sopportare contro la sua volontà, anche perché si trattava di fenomeni che si verificavano quando era solo, e dunque non potevano essere attribuiti all'influenza ed alle energie mentali di altre persone viventi: «Questi particolari effetti che si producevano sul mio organismo, lo confesso, mi turbavano non poco. Se prima di questo periodo era rimasto nella mia mente un dubbio persistente che i fenomeni causati dalla cosiddetta azione dello spirito sul sistema fisico dei medium potessero avere origine da qualche potere emanato dalle menti o dai corpi di coloro che formavano il circolo (medianico), non potevo negare che ora la mia mente non aveva alcuna influenza nel generare le sensazioni che provavo nella mia persona, e poiché nel mio ufficio non c'era nessun altro presente accanto a me, non potevo nemmeno attribuire queste manifestazioni alla forza mentale di altre persone... Non potevo trovare altra soluzione per questa singolare vicenda, se non quella di attribuirla a qualche sorgente invisibile e intelligente che intendeva mettermi sotto il suo controllo, e che senza dubbio ci stava riuscendo in pieno» (pag. 90). Queste parole di Dexter sono particolarmente significative ed efficaci in quanto delimitano con chiarezza l'ambito di influenza e di potere dell'io cosciente, e mettono in risalto l'inconsistenza delle differenze – dovute a certi ingenui tentativi di spiegazione elaborati dalla psiche umana – tra le dinamiche attribuite al cosiddetto inconscio, e gli effetti prodotti sulla nostra mente (e sul nostro organismo) dall'azione di entità invisibili ed intelligenti, che – in particolari circostanze – dimostrano di essere in grado di superare le resistenze e le capacità di controllo dell'io cosciente. Poiché questi effetti si traducono in fatti, indubitabili ed inevitabili, la loro causa resta sempre qualcosa di alieno e di diverso rispetto all'io cosciente, ed il volerla classificare con l'una o con l'altra etichetta – che si tratti di inconscio o di spiriti benigni o malevoli – non offre all'io cosciente alcun vantaggio in termini di potere di controllo sui fenomeni. Ecco come Dexter descrive i suoi sforzi per resistere a quello che lui sperimentava come un controllo alieno del suo organismo: «...ricordo un notevole tentativo, durato due giorni interi, di assoggettarmi a questa influenza, il cui effetto sul mio sistema organico, e specialmente sul mio braccio destro, era così intenso che mi era impossibile riuscire ad opporre resistenza. Mi seguiva dovunque andassi, ed in qualunque attività fossi occupato, che fossi sveglio o che dormissi era lo stesso, e durante questi due giorni impegnai al massimo la mia mente e la mia volontà per contrastarne l'effetto, ma invano, finché alla fine, quasi esausto per la fatica, il mio braccio non cessò di tremare» (pag. 91).

Dexter si pone poi il problema del perché questa influenza aliena volesse controllare proprio lui, considerando che la sua mente non lo rendeva incline a credere negli spiriti, e meno che mai era disposto a prestarsi al ruolo di medium: «Lascio che questo problema venga risolto da coloro che attribuiscono le cosiddette manifestazioni spiritiche ad agenti materiali...» (pag. 91). Per qualche tempo si astenne dal partecipare a sedute medianiche, sperando che in questo modo l'influenza aliena si sarebbe quanto meno indebolita, ma così non fu. In due occasioni il suo corpo fu sollevato dal letto e rimase sospeso in aria: «La mia mente era insolitamente attiva, ed osservavo ogni cosa che accadeva con un'intensità di percezione che non avevo mai sperimentato prima. Anche le mie sensazioni corporee erano aumentate di potenza. Mentre io così giacevo, incapace di muovere gli arti, il mio corpo fu sollevato dal letto e spostato dolcemente verso il bordo, con le coperte sopra di esso; rimase per un po' fermo lì, poi fu spostato dal letto all'interno della stanza, dove rimase sospeso per aria per qualche istante» (pag. 92). Dato che Dexter si trovava da solo all'interno della stanza, questa esperienza potrebbe anche essere stata un'allucinazione, ma alcune osservazioni sugli eventi che seguirono immediatamente, ponendo improvvisamente fine a quello stato, lo indussero a credere che il suo corpo fosse stato effettivamente spostato e sollevato da quel potere alieno che da qualche tempo lo perseguitava. Per la prima volta Dexter prese in considerazione l'opportunità di sottomettersi a quel potere – il cui scopo evidente era quello di sviluppare in lui doti medianiche – e di poter così investigare meglio le interazioni tra gli spiriti e gli umani: «Questa capacità degli spiriti di impressionarmi, senza alcuna precedente preparazione da parte mia, ha rivelato alla mia mente l'intima connessione esistente tra gli esseri di questo mondo e di quello degli spiriti, ed il loro potere di manifestare questa connessione in tutte le condizioni e circostanze» (ibid). Dunque, come conseguenza delle proprie esperienze, Dexter si era convinto dell'esistenza degli spiriti, come entità intelligenti appartenenti ad una dimensione diversa dalla nostra (the spirit-world), e del loro potere di interagire con noi, e con il nostro organismo, anche indipendentemente dalla nostra volontà: questo si differenzia, almeno in parte, da quanto avviene nelle sedute medianiche, quando la connessione con gli spiriti è desiderata e richiesta da noi umani, ed affinché abbiano luogo i fenomeni e le comunicazioni è necessaria la partecipazione di un medium, in mancanza del quale gli spiriti non riescono ad operare. Evidentemente, anche Dexter era dotato di facoltà medianiche, pur senza esserne pienamente consapevole.

Essendo molto impegnato nella propria professione medica, Dexter non aveva molto tempo da dedicare allo sviluppo dell'attività di medium scrivente: il suo braccio e la sua mano all'inizio riuscivano a scrivere con difficoltà parole o brevi frasi non connesse fra loro, e talvolta illegibili, ma col tempo «...dopo un po' di pratica la scrittura divenne rapida, decisa e di agevole lettura» (pag. 93). Tuttavia Dexter ribadisce ancora una volta la completa estraneità della sua coscienza e della sua volontà rispetto a quanto la sua mano scriveva, mentre lui si trovava in una condizione di semi-trance: «Io non so nulla di quanto è stato scritto fino a quando qualcun altro non me lo legge, e spesso, quando mi è stato richiesto di leggere ciò che era stato comunicato, non mi è stato assolutamente possibile decifrarlo. Non solo il pensiero espresso mi rimane celato, ma anche dopo che mi è stato letto perdo ogni ricordo dell'argomento, finché la mia memoria non viene rinfrescata da una nuova lettura. Questo particolare effetto sui miei ricordi si verificava più frequentemente quando gli spiriti cominciavano a scrivere; e mi è stato detto da loro che era prodotto dai loro sforzi per separare l'operato della mia mente dai loro pensieri, quando trattavano un argomento che richiedeva diverse sedute per essere portato a termine» (ibid). La scrittura automatica poteva inziare in qualsiasi momento, sorprendendo Dexter, che si sentiva obbligato a cedere all'impulso  di scrivere sia che stesse in compagnia di altre persone, sia che fosse da solo, sia che fosse impegnato in qualche attività, sia che si stesse riposando: «Era mezzanotte e non riuscivo a trovare alcuna causa per questa insolita manifestazione, così tentai di liberarmi dal suo influsso con tutti i mezzi possibili, ma invano. Fui costretto ad alzarmi ed a procurarmi carta e penna, ed una lunga comunicazione venne scritta prima che mi fosse permesso di tornare a dormire» (pag. 94). In un'altra occasione, Dexter riuscì a far constatare ad una sua vicina di casa uno strano fenomeno che si stava verificando: «...(la mia) mano era premuta saldamente sul bracciolo della sedia, quindi non potevo spostarla. La matita fu quindi fatta ruotare più volte, venne estratta dalla mano e sollevata verso il palmo, senza il minimo movimento delle dita o della mano durante l'intera operazione... Chiesi (alla mia vicina) di osservare la matita nella mia mano per vedere se si spostava. Le incaricai anche di sorvegliare la mia mano e di notare ogni minimo movimento. Quindi chiesi agli spiriti di muovere la matita come prima, e lo stesso processo si verificò di nuovo...» (ibid). La conferma della signora costituì per Dexter una convalida oggettiva della realtà del fenomeno, da lui attribuito all'azione delle entità spiritiche.

Dopo aver fatto riferimento alle differenze tra le sue convinzioni di allora in merito alle condizioni dell'esistenza dello spirito nell'aldilà, e le informazioni sulla «vita nelle sfere» ottenute tramite la scrittura automatica dalle entità che si firmavano Bacon e Sweedenborg, Dexter conclude la sua introduzione con alcune osservazioni sull'importanza che egli era convinto dovesse essere attribuita a quanto era stato comunicato dagli spiriti. Dopo aver ribadito l'integrità della sua consapevolezza, della sua intelligenza e della sua volontà (in poche parole, della sua personalità globale), egli mette in evidenza la sua capacità di poter verificare ed interpretare gli interventi di forze aliene in grado di esercitare un controllo sulle azioni del suo stesso organismo: «Nel pieno possesso dei miei sensi, potevo quindi discriminare gli effetti prodotti sul mio organismo dagli spiriti che usavano il mio braccio come strumento delle loro comunicazioni. Potevo notare che ero indipendente in ogni atto della mia vita. Potevo mangiare quando avevo fame e bere quando avevo sete; potevo andare e venire a piacere, ed in tutto ciò che riguardava le azioni della mente o del corpo, la mia volontà manteneva ancora la sua piena indipendenza» (pag. 96). Anche alla luce della sua formazione e della sua esperienza come medico, Dexter dimostra di essere stato pienamente consapevole tanto delle capacità del suo io cosciente di controllare i comportamenti e le azioni del proprio organismo, quanto del potere di quelle energie aliene che di quando in quando intervenivano, sottraendogli il controllo di alcuni dei suoi muscoli e nervi: «Io, che in ogni situazione del corpo ero libero ed incontrollato, ero soggiogato da questa forza ignota ed invisibile, nonostante la resistenza determinata della mia volontà e la tenace opposizione dei miei stessi muscoli» (pag. 97). Le considerazioni finali di Dexter sull'importanza delle informazioni e degli insegnamenti ottenuti dalle entità comunicanti, ed in particolare sull'amore divino come fondamento sia del creato («Ci hanno insegnato che Dio è amore, che il fondamento di tutte le sue leggi, naturali e divine, deriva da questo principio divino della sua natura...» pag. 98), sia del processo evolutivo mediante il quale l'io cosciente continua a progredire anche dopo la morte del suo organismo, riecheggiano quelle del giudice Edmonds. Passando ora ad esaminare la parte centrale del libro, metteremo a fuoco la nostra attenzione su alcuni dei temi trattati in queste comunicazioni, ottenute tramite le facoltà medianiche di Dexter.

Una dimensione mentale ancora influenzata dalla psiche umana

Le pagine dalla 101 alla 385 del primo volume di Spiritualism contengono i resoconti di 53 sedute di comunicazioni – quasi tutte attribuite alle entità Sweedenborg e Bacon – ottenute dal 4 aprile al 28 agosto 1853. In tali sedute il giudice Edmonds assume spesso una funzione attiva di interlocutore e di interrogante nei confronti di quanto comunicato dalle entità tramite la scrittura automatica del dottor Dexter, il quale svolge un ruolo più passivo, ma non di rado si impegna con Edmonds ad esaminare, a cercare di comprendere ed anche a valutare criticamente i contenuti delle comunicazioni. A volte poche altre persone amiche partecipano alle sedute, ma spesso Edmonds e Dexter sono da soli: Edmonds è l'interlocutore a cui le entità si rivolgono direttamente più di frequente. Osserviamo anzitutto che queste manifestazioni medianiche hanno un carattere quasi esclusivamente mentale, dato che – a parte i movimenti automatici del braccio e della mano di Dexter – non presentano altri fenomeni fisici. Quanto all'attribuzione delle comunicazioni alle personalità sopravvissute di coloro che in vita era stati due celebri personaggi, Emanuel Swedenborg e Sir Francis Bacon, la possiamo considerare del tutto irrilevante ed arbitraria: non viene infatti fornita nessuna prova o informazione a sostegno, ed il semplice fatto che l'entità comunicante a cui viene attribuita la personalità di Swedenborg si firmi costantemente Sweedenborg è indicativo dell'origine psichica di tale attribuzione, dato che né Edmonds né Dexter manifestarono mai alcun dubbio al riguardo, poiché con ogni probabilità erano coscientemente convinti che quella fosse la scrittura corretta del cognome del filosofo spiritualista svedese. Nelle comunicazioni medianiche non è raro il caso in cui le entità assumono una personalità fittizia, in genere scelta tra quelle a cui le sintonie della psiche dei partecipanti alle sedute attribuiscono una particolare importanza. Questa costante interpolazione tra la psiche del medium ed i contenuti di comunicazioni aliene la cui origine resta per noi umani difficile da identificare viene anche messa in evidenza dall'entità Bacon (pag. 208): «...Ho aspettato e osservato per analizzare le vostre menti, e per verificare fino a che punto potevo avventurarmi nell'affermare cose che sapevo sarebbero entrate in conflitto con tutte le vostre nozioni preconcette... Mi riferisco al modo calmo e filosofico con cui accogliete questi insegnamenti, nonché all'esame franco e rigoroso a cui ogni argomento è sottoposto. Se potessi spiegare tutti i mezzi che vengono usati, e le varie cause che ritardano o facilitano il fluire dei miei pensieri, comprendereste quanto queste manifestazioni siano trasformate, rispetto alla loro forma originale, dalla condizione delle menti alle quali vengono comunicate...».

Questi problemi che potremmo definire di traduzione, di distorsione e di interpretazione delle comunicazioni medianiche sono affrontati anche in altri punti del libro, come per esempio a pag. 185: «...spesso, quando riteniamo di aver trovato la persona che ci può aiutare nei nostri sforzi in modo appropriato e saggio, dopo qualche tempo ci rendiamo conto che mancava di certi requisiti, ritardando così i nostri sforzi e rendendo le nostre rivelazioni insoddisfacenti al punto da sembrare davvero completamente diverse da ciò per cui erano state intese... Nel comunicare a circoli o individui mediante un linguaggio verbale o scritto, si deve comprendere che le idee che di solito vengono acquisite come corrette, lo sono solo in parte... (Ma) come potrebbe farsi comprendere uno spirito, se non avesse un medium per esprimere il suo pensiero? Per poter influenzare la mente (umana), deve modellare il suo pensiero in una forma appropriata, in modo che l'idea possa essere comunicata correttamente ed essere compresa... Noi utilizziamo gli stessi mezzi di cui voi vi avvarreste se vi trovaste in una situazione in cui diventa importante imparare il linguaggio di un paese straniero». Evidentemente le entità aliene mostrano di non avere un controllo sufficiente su questo processo: per quanto riguarda le comunicazioni verbali, dovrebbero ricordare abbastanza bene quanto meno le sfumature del linguaggio che avevano utilizzato quando vivevano in questo mondo (se effettivamente sono spiriti di trapassati), ed essere ben consapevoli dei limiti e delle difficoltà che presenta la comunicazione linguistica. A pag. 187, l'entità Bacon dichiara inoltre i limiti delle proprie conoscenze in merito a quanto accade nella nostra dimensione, ed invita i pertecipanti alle sedute ad essere cauti e prudenti nella valutazione delle comunicazioni medianiche: «...né io so alcunché in merito alla persona di cui parlavi, se non attraverso le impressioni che ne trovo nella tua mente. In base a quelle, riterrei che non aveva ancora compreso la vera natura delle rivelazioni spiritiche... guidatela fin dall'inizio nella ricerca della gemma nascosta alla sua mente sotto una tale massa di contraddizioni e di apparenti oscurità... Quando conversate con gli spiriti, non prendete le affermazioni dei vostri amici (le entità aliene) come infallibilmente vere. Potrebbero anche non avere l'intenzione di ingannarvi, ma forse non sono così avanzati da potervi istruire davvero sugli argomenti che siete ansiosi di comprendere». Dunque fin dagli esordi dello spiritualismo era già ben chiaro il problema delle contraddizioni, delle incongruenze e perfino delle assurdità che caratterizzano le comunicazioni medianiche nel loro complesso: di conseguenza le informazioni ricevute dalle varie entità aliene risultano affini alle elaborazioni mentali generate dalla psiche umana, di fronte alle quali il nostro io cosciente si trova sempre nella difficile ed incerta condizione di dover stabilire su cosa possa eventualmente fare affidamento, nel caso in cui non voglia identificarsi automaticamente con le dinamiche della propria psiche.

Sulla base di queste incerte premesse, cosa ha spinto queste entità appartenti ad un'altra dimensione a stabilire un contatto con noi umani ed a cercare di comunicare con noi? A pag. 128 l'entità Sweedenborg traccia un quadro in linea di massima condivisibile della condizione umana nelle fasi iniziali dello sviluppo dell'attività mentale cosciente: «Quando la Terra (cioè l'umanità) era ancora sepolta nell'oscurità in cui l'avevano immersa il pregiudizio, la superstizione e la cosiddetta religione, la connessione tra gli spiriti e gli uomini era ridotta al minimo... La mente era contratta, sottomessa al capriccio, ai dettami o alla volontà imperiosa di qualcun altro. Gli uomini non potevano o non volevano pensare. Essi seppellivano, sotto la loro grossolana copertura, la chiave che avrebbe potuto rivelare i misteri di entrambi i mondi». Questa descrizione della condizione generale dell'umanità – sotto molti aspetti valida ancor oggi – mette in evidenza il potere della psiche umana, così come si manifesta nelle dinamiche culturali e nelle interazioni tra i vari individui in un ambito sociale, senza tuttavia offrirci nessuna nuova informazione interpretativa e conoscitiva in merito alle cause di questo fenomeno. Le entità non ci danno nessuna risposta alla domanda: perché gli esseri umani funzionano proprio così, ognuno assoggettato alle dinamiche della propria psiche in modo pressoché automatico, con tutte le differenze che si possono riscontrare tra le sintonie psichiche di una persona e quelle di un'altra? Sweedenborg così continua: «...quando c'è stato qualche passo avanti sulla Terra, noi spiriti ci siamo sentiti in dovere di tentare di farci sentire. Spesso abbiamo fallito, ed anche quando una scintilla occasionale ha brillato nell'oscurità di migliaia di anni, è stato solo in questo periodo che si è aperta una via sufficiente a farci entrare in contatto. Ogni epoca ha avuto i suoi tentativi, ma non siamo riusciti a stabilire alcun legame speciale con questa Terra. I progressi compiuti dall'uomo, che gli hanno consentito di rimuovere i pregiudizi, hanno offerto agli spiriti la possibilità di agire in accordo con la legge dell'affinità con lo spirito dell'uomo». Qui l'entità sembra voler fare riferimento agli abitanti di due mondi diversi e separati – noi umani da una parte e gli spiriti dall'altra – ed ai tentativi fatti dagli abitanti della dimensione spirituale per entrare in contatto con gli umani allo scopo di aiutarli e di influenzarli. Tuttavia, ancora una volta, non si accenna al fatto che le dinamiche della psiche umana devono pure avere una loro origine, che può essere ragionevolmente ricondotta al funzionamento del cervello umano come strumento sintonizzatore delle influenze di entità inorganiche positive e benefiche, ma anche negative e maligne, che operano tramite l'energia bipolare della psiche.

L'entità accenna poi alle modalità con cui viene stabilita la connessione medianica che consente le trasmissioni tra le due dimensioni: «Quando, nel corso di una seduta, viene raggiunto un certo equilibrio, noi selezioniamo qualcuno il cui sistema nervoso è più facilmente controllabile dall'esercizio della nostra volontà. Io sto accanto al medium, e dopo aver individuato quale parte della sua natura è più in armonia con la mia organizzazione, mi metto in connessione diretta con quella parte... Quando l'ho trovata, mettendomi accanto o in contatto diretto, stabilisco una simulazione concordante con il suo sistema nervoso, e così ottengo il controllo delle facoltà del suo corpo, e posso influenzare e leggere la sua mente» (pag. 128-129). Per quanto imprecisa e tecnicamente poco soddisfacente – almeno in base alle nostre conoscenze – possa essere questa spiegazione, essa è comunque significativa in quanto conferma il potere di influenzare la mente umana di cui le entità inorganiche possono disporre, almeno in determinate circostanze. La possibilità di stabilire una connessione tra le due dimensioni ci induce anche a considerare con attenzione l'influenza che le entità inorganiche possono esercitare sulle dinamiche della psiche umana, determinando – nel bene e nel male – diversi eventi della nostra storia e delle nostre vite personali. Quanto agli effetti ed all'importanza delle interferenze e delle comunicazioni dirette ottenute medianicamente, è di particolare interesse un'osservazione contenuta nell'Appendice D del libro. A pag. 456, nell'ambito di una corrispondenza epistolare sui fenomeni spiritici tra una persona che si firma J. F. Laning ed il giudice Edmonds, quest'ultimo afferma che: «Ho buone ragioni per credere che nel mondo degli spiriti ci sia una forte opposizione ai loro rapporti con noi, e che si è formata una associazione per intercettarli e, se possibile, per contrastarli: una modalità di questa operazione consiste nel visitare circoli medianici e singole persone, suscitando in loro dubbi sugli spiriti, e pensieri negativi sulla loro buona fede e sulla purezza delle loro intenzioni». Non so dire quanto Edmonds fosse consapevole delle implicazioni di queste sue supposizioni, riferite soprattutto a quelle che venivano considerate – almeno da alcuni – comunicazioni spiritiche false e fuorvianti, le quali davano poi origine a quelle consuete dinamiche generate dalla psiche umana per cui ogni circolo medianico considerava i propri spiriti come sinceri, elevati ed affidabili, mettendo però in dubbio le comunicazioni degli spiriti di altri circoli.

Il trasferimento alla dimensione delle entità inorganiche delle dinamiche della psiche da noi sperimentate nel corso della vita umana non ci è di grande aiuto quando si tratta di affrontare i problemi che derivano dal carattere bipolare della psiche e dalla sua frammentazione in una moltitudine di esperienze individuali, non di rado in conflitto tra loro. Sempre a pag. 456, possiamo leggere un'osservazione sensata – anche se non risolutiva – del giudice Edmonds, in merito all'impegno umano nel discriminare tra ciò che è verosimile e ragionevole e ciò che è inaffidabile e fuorviante: «...è proprio quello che fanno gli uomini nel nostro stato di esistenza... tra gli spiriti superficiali e disinformati, e quelli che hanno intenzioni senza dubbio maligne, siamo costantemente soggetti a comunicazioni erronee. La stessa cosa accade in questa vita. Uscite per strada e chiedete ai passanti un resoconto di una rissa, e vedrete quante diverse versioni ve ne daranno. Non due saranno in accordo tra loro. Ora, cosa farete in un caso del genere? Le respingerete tutte come false?... O vi metterete d'impegno, come fa una persona di buon senso, per cercare, con l'esercizio della vostra ragione, di estrarre la verità da questa massa di materiale incongruente?». Qui si può notare la mentalità giuridica di Edmonds, il quale tuttavia tralascia di spiegarci quali criteri si possono adottare – a parte quello delle eventuali concordanze tra le varie comunicazioni – per valutare l'affidabilità di informazioni per le quali non sia possibile procedere ad una verifica oggettiva. Inoltre, poco dopo Edmonds ricorda le interferenze tra le comunicazioni medianiche e le sintonie della psiche del medium, e la confusione interpretativa che ne può derivare: «Le comunicazioni che otteniamo tendono a essere influenzate dalle nostre stesse menti, per due motivi: uno, perché ogni stato d'animo ha il suo spirito affine, e l'altro, perché (gli spiriti) non possono impossessarsi completamente della nostra mente, escludendo del tutto la nostra stessa ragione e la nostra immaginazione, e di conseguenza le comunicazioni risultano spesso stranamente mescolate e composte dai nostri pensieri e dai loro». L'affermazione che ogni stato d'animo ha il suo spirito affine sembra alludere alla possibilità che le dinamiche della psiche che coinvolgono il nostro io cosciente dipendano in qualche misura dall'influenza di entità inorganiche: ci troviamo ancora una volta di fronte all'enigma dell'origine delle dinamiche della psiche che in larga misura assoggettano l'io cosciente, il quale si identifica con esse anche se spesso non riesce a controllarle. È evidente che attribuire le dinamiche della psiche al funzionamento inconscio della nostra mente o all'influenza di entità inorganiche ed invisibili non sposta di una virgola i termini del problema, dato che l'io resta sempre e comunque sotto il controllo delle sintonie della psiche che lo coinvolgono, indipendentemente dal fatto che ne sia appagato e contento o meno. Tuttavia i fenomeni medianici ci offrono una convalida oggettiva e sperimentale dell'esistenza di entità aliene appartenenti ad un'altra dimensione, e della loro capacità di interagire con la mente di noi umani.

Il problema dell'influenza esercitata dalle entità inorganiche sulla mente umana, e delle conseguenti reazioni dell'io cosciente alle dinamiche della psiche nelle quali viene coinvolto, è in qualche misura affrontato dall'entità Sweedenborg, la quale anzitutto riconosce che: «Non è strano che ci siano credenti e non credenti su una materia la cui evidenza è per lo più interpretativa, e non tangibile. Ma questo vale per tutte le dottrine religiose insegnate all'uomo da quando il mondo è stato formato, e gran parte della fede professata dagli esseri umani è dipesa più dalla volontà del maestro che non dalle verità eterne dei suoi insegnamenti» (pag. 203). Poco più avanti, nella stessa pagina, si legge: «...voi non comprendete perché tutto ciò che Dio ha stabilito per il governo e l'agire degli uomini debba essere comunicato in modo così vario, laddove il fatto di provenire da Dio dovrebbe essere al di là di ogni dubbio. Avete fatto riferimento ai cambiamenti che la fede in una qualsiasi delle dottrine inculcate produce nella mente umana, e vi chiedete in cosa gli effetti della fede negli spiriti, così come ve li presenta Bacon, siano differenti da quelli che si producono in un credente di qualsiasi (altra) fede o dottrina...». In queste parole l'origine psichica delle varie dottrine religiose viene interpretata in larga misura come un fenomeno medianico, in virtù del quale una o varie entità inorganiche riescono ad influenzare la mente di alcuni esseri umani, ispirando in loro quelle forme di rivelazione dotate di un potere di coinvolgimento sentimentale ed emotivo che viene sperimentato dall'io come sacro e divino. L'affermazione e la diffusione di una forma di insegnamento religioso dipende tuttavia dalle modalità tecniche con cui i programmi culturali generati dalla psiche umana vengono recepiti ed accettati dalle persone che fanno parte di un certo ambito sociale, contribuendo a determinarne il funzionamento in modo pressoché automatico, mediante l'identificazione dell'io cosciente con le sintonie della propria psiche. La posizione critica assunta da Edmonds e Dexter nei confronti della fede nello spiritualismo («In cosa i suoi effetti sono diversi da quelli di qualsiasi altra fede?») è corretta, e ci offre una testimonianza del loro impegno nel valutare alla luce dell'intelligenza umana le comunicazioni ricevute dalle entità. In qualche misura l'uscita allo scoperto delle entità inorganiche e le loro ammissioni riguardo ai processi di indottrinamento e di influenza sulla psiche di noi umani potevano essere considerate come un fatto nuovo ed importante: ma alla fine anche Edmonds e Dexter si lasciarono convincere ad assumere il ruolo di difensori e sostenitori dello spiritualismo da quelle che essi ritenevano fossero le rivelazioni di una nuova forma di fede, senza dubbio più evoluta rispetto alle varie dottrine religiose.

Va infatti riconosciuto che la stessa entità Sweedenborg, a pag. 204, esprime alcune considerazioni critiche fondate e convincenti in merito al fenomeno umano delle fedi religiose: «...se i cristiani vi insegnano che c'è un solo Dio, il quale, nel rivelare i suoi pensieri e le sue intenzioni verso l'uomo, intendeva farlo in modo diverso nelle diverse circostanze, allora non avete la capacità mentale di comprende come Dio possa essere unico ed immutabile, così come viene rappresentato. Ma d'altra parte, se credete che le mille affermazioni e contrastanti dottrine rappresentate come provenienti da Dio non siano che le vane o fantasiose, rigide o severe elaborazioni del cervello umano, potete rendervi conto molto bene che una fede basata sul pensiero o sulla comprensione dell'uomo di ciò che Dio potrebbe essere, o di ciò che potrebbe aver inteso dire, non ha alcuna conseguenza vitale per l'essere umano, né con riferimento alla sua vita qui sulla Terra, né per la sua vita dopo la morte». Mi sembra che queste parole dell'entità comunicante mettano perfettamente a fuoco il fatto che tutte le fedi religiose scaturiscono dalla psiche umana, che elabora le varie ingenue rappresentazioni – più o meno antropomorfe e personalizzate – di un supremo e complesso sistema regolamentatore e creativo dell'universo, il quale esplica i suoi effetti nello spazio e nel tempo, ma l'essenza del quale resta inconoscibile per la nostra mente, che ne rappresenta solo una minuscola scintilla. In effetti, poco più avanti l'entità così continua: «...quando il mondo era sotto il governo di una religione, il pensiero, l'energia progressiva e lo sviluppo di ogni classe della società, erano retrogradi o decisamente stazionari. Mentre, al contrario, solo quando la mente dell'uomo, liberata da ogni soggezione ai preti o alle chiese, ebbe il permesso di – o meglio – riuscì da sola a riconoscere nel Dio che adorava un Dio del progresso e dell'intelligenza, e poté vedere la minuziosa connessione di questo principio della sua natura con ogni parte della creazione, le facoltà di cui essa era dotata furono in grado di esplicare pienamente il proprio potere... da quando il mondo può essere definito liberale, ci sono state più invenzioni, più realizzazioni, più scienza, più vera conoscenza, più positivo avanzamento e progresso in un solo breve decennio, che non in centinaia di anni prima». Si tratta dunque di un pensiero che, riconoscendo l'importanza ed il valore della libertà per il progresso conoscitivo, scientifico e tecnologico dell'umanità, dovrebbe essere alieno da qualsiasi forma di proselitismo religioso, dato che ogni dottrina religiosa rischia sempre di diventare dogmatica ed esclusivista, impedendo così alla mente umana di liberare il proprio potenziale interpretativo e creativo.

La questione fondamentale dell'origine psichica delle varie elaborazioni religiose a cui gruppi più o meno consistenti di esseri umani hanno prestato e prestano fede, nelle varie epoche e nei vari luoghi, e della conseguente importanza come esigenza fondamentale dell'umanità che è stata attribuita alla religione (anche nelle sue manifestazioni più dogmatiche), in quanto forma coercitiva di adorazione di una o più divinità, al cui volere si ritiene che i fedeli non possano sottrarsi impunemente, viene ripresa dall'entità Bacon a pag. 334: «Quando al mondo è stata data un'idea fondata sulla nozione della connessione di Dio con l'uomo, è sempre accaduto che assumesse la forma con cui certe menti (umane) la rivestivano. Ogni religione che ha riconosciuto in Dio l'autore di tutte le cose, ha anche inglobato in se stessa i caratteri dell'identità degli esseri umani. Ed in considerazione di questo fatto, è accaduto che qualche grande mente abbia stabilito le forme e le cerimonie della nuova fede, e abbia diretto e ideato tutto ciò che si riteneva fosse necessario, in modo da instaurare nel mondo una fede corrispondente alla grandezza dell'idea professata». Una volta riconosciuto che sono le diverse sintonie della psiche umana a dare forma e contenuto alle varie elaborazioni religiose che coinvolgono l'io cosciente di gran parte degli esseri umani, le entità inorganiche dovrebbero offrirci qualche spiegazione sull'origine e sull'evoluzione della psiche umana, le cui dinamiche influenzano e controllano il funzionamento dell'umanità nel suo insieme. Invece Bacon si pone il problema di come le entità possano trasmettere i loro insegnamenti in modo che essi vengano considerati veri da noi umani, pur sapendo che saranno inevitabilmente assoggettati ad un processo di valutazione da parte della psiche di ogni persona: «Nel dare al mondo una conferma sistematica delle verità dell'interazione con gli spiriti, è per noi una questione di grande importanza che i mezzi attraverso i quali vengono trasmessi i nostri insegnamenti abbiano tutte le qualità necessarie per affermare nel mondo la verità di tali insegnamenti, e nello stesso tempo possano manifestare in se stessi la capacità di sopportare, persistere, resistere, e anche di amare, di desiderare, che tutti gli uomini possano venire a vedere, giudicare per conto proprio, esaminare e credere» (ibid). Trascorso oltre un secolo e mezzo, possiamo osservare che la sicurezza con cui molte entità comunicanti, in quell'epoca, prevedevano ed affermavano la rapida diffusione a livello mondiale delle verità comunicate dagli spiriti, non ha trovato conferme, almeno fino ad oggi: dopo una rapida diffusione iniziale nei primi vent'anni, soprattutto negli Stati Uniti ed in parte anche in Gran Bretagna, il movimento spiritualista andò incontro ad un progressivo declino, non solo a causa dell'ostilità che le istituzioni culturali già ben organizzate mostravano nei suoi confronti, ma anche per le contraddizioni e le incongruenza che si riscontravano nelle varie comunicazioni medianiche, sempre contaminate e distorte dalle diverse sintonie della psiche umana.

Del resto, anche l'entità Bacon si esprimeva in modo molto chiaro in merito alle dinamiche della psiche umana in materia di fede religiosa: «Mentre l'uomo è pronto a credere alle più mostruose assurdità che simulano la verità, è anche pronto a negare, a combattere, ad anatematizzare qualsiasi dottrina che sia in conflitto con le sue nozioni di Dio e con le sue manifestazioni. Per quanto strano possa sembrare, è pur vero che mentre l'uomo è sempre pronto ad accogliere qualsiasi novità, è anche altrettanto pronto a respingere ogni nuova idea, specialmente su temi religiosi, che sovverta la fede dei suoi padri, anche se lui stesso dubita delle prove su cui si fonda tale fede... mentre (questa disposizione mentale) lo espone ad ogni genere di inganno e lo sottopone ad influenze che lo degradano spiritualmente e mentalmente, allo stesso tempo gli dà una ferocia che degenera in persecuzione, e lo rende un fanatico invece che un ragionatore» (pag. 335). Ma nonostante la fondatezza di queste considerazioni, alla fine le entità comunicanti manifestano pur sempre il loro intenso desiderio che il giudice Edmonds ed il dottor Dexter rendano pubbliche le verità rivelate in merito alla continuazione dell'esistenza nella dimensione degli spiriti ed alla giusta condotta da tenere durante la vita umana, nonostante le difficoltà e perfino le ostilità a cui essi stessi potranno andare incontro, che dovranno affrontare quasi con lo spirito di martiri per una fede: «...vi attaccheranno come persone che stanno minando le basi stesse della loro antica fede, non acconsentiranno a discutere – la loro prima azione sarà negare, dalla negazione passeranno alla censura, dalla censura al rimprovero, dal rimprovero alla denuncia, e dalla denuncia al tentativo coordinato di distruggere voi stessi e la dottrina che insegnate» (ibid). In sostanza, tuttavia, le esortazioni di queste entità disincarnate non contengono nulla di nuovo rispetto al nucleo di base del cristianesimo, che si fonda sull'amore verso Dio e verso i nostri simili. A pag. 345 l'entità Sweedenborg fa riferimento ad un'influenza reciproca tra gli spiriti e gli umani, affermando che: «...i pensieri dell'uomo, e gli atti che ne risultano, possono ritardare o favorire il nostro stesso progresso; potete imporre su di noi l'influenza dell'errore e del male, oppure darci uno slancio che ci aiuti ad elevarci; così noi, per la forza di questa azione reciproca, possiamo oscurare i vostri cuori e annebbiare le vostre anime con una diffidenza ed una malvagità assoluta. Dunque, non solo voi, nella vostra lotta per vincere il male, diffondete anche sul nostro cammino la luce splendente del vostro progresso terreno, ma con la vostra forte aspirazione a respingere il male, a purificare le vostre anime, a sostituire davvero il male con il bene, estendete a noi il bene che avete ottenuto, mediante il vostro legame con noi, che siamo i vostri fratelli spirituali». Questo riconoscimento delle reciproche influenze ed interferenze tra il mondo umano e quello degli spiriti ha come conseguenza l'ammissione che, in una certa misura, alcune delle dinamiche che caratterizzano la psiche umana coinvolgono anche la dimensione degli spiriti, quanto meno nei suoi livelli inferiori.

In conclusione, possiamo osservare che le informazioni ottenute da Edmonds tramite la scrittura automatica di Dexter, ed attribuite alle entità Bacon e Sweedenborg, non contengono nulla che aiuti l'intelligenza di noi esseri umani a confrontarsi con le dinamiche bipolari della nostra psiche, a conoscerne meglio l'origine ed a rivelarne le finalità. Si ha l'impressione che le entità inorganiche vogliano dirci: «Noi siamo riusciti a metterci in contatto con voi, e vi abbiamo dimostrato la nostra esistenza e la nostra realtà mediante un certo numero di fenomeni fisici che voi non potete spiegare se non con l'intervento di energie aliene dotate di una loro intelligenza e coscienza. Abbiamo inoltre cercato di darvi mille prove del fatto che il vostro io cosciente si trasferirà in uno dei livelli della nostra dimensione al termine di questa vostra vita organica, e che coloro che avete conosciuto, che vi sono stati cari e che sono trapassati vivono ora nel nostro mondo. Dunque, per cortesia, sforzatevi di comportarvi bene durante la vita umana, fate il possibile per dimostrare il vostro amore per Dio e per il vostro prossimo, perché così non solo voi sarete ricompensati, quando vi trasferirete nella nostra dimensione, ma in qualche modo ne traiamo vantaggio anche noi che, nel nostro percorso evolutivo, abbiamo ricevuto l'incarico di insegnarvi queste verità e di guidarvi nel vostro cammino umano». Si tratta di una esortazione di per sé ineccepibile, ben confezionata ed anche bella ed edificante, la quale tuttavia è diretta esclusivamente alla polarità positiva della nostra psiche, lasciando a noi umani l'onere di risolvere (o di non risolvere) tutti i problemi che derivano dall'esistenza di una polarità negativa con la quale ci dobbiamo confrontare di continuo, e che spesso si dimostra particolarmente efficiente. Inoltre, come si può riscontrare, quest'operazione non ha ottenuto – almeno fino ad oggi – il successo auspicato e previsto. Se effettivamente le entità comunicanti conservassero la memoria delle loro esperienze terrene della vita organica, dovrebbero ricordare che le leggi naturali che regolano il funzionamento e le interazioni dei sistemi organici tra di loro e con le condizioni ambientali precedono di molto la comparsa dei primi barlumi di coscienza umana: di conseguenza ciò che può essere ben chiaro ed evidente una volta che l'io cosciente sia stato liberato dai condizionamenti derivanti dai suoi vincoli con l'organismo, diventa molto meno comprensibile quando esso deve far fronte alle esigenze che lo stesso organismo gli impone – mediante le dinamiche della psiche – a meno di non voler svalutare e privare di significato la vita, la salute ed il benessere dell'organismo, come hanno fatto alcuni asceti e come è stato proposto o imposto anche da alcune correnti culturali del passato.

Come vedremo meglio esaminando altri aspetti delle comunicazioni medianiche contenute nel libro di Edmonds, a volte le stesse entità disincarnate sembrano avere qualche perplessità e qualche dubbio sull'efficacia della loro azione – essenzialmente esortativa – alla luce della complessità della nostra condizione umana e soprattutto del carattere bipolare dell'energia della psiche. Si riscontra una notevole ingenuità nella concezione che esse propongono di un mondo sempre meraviglioso, bello ed armonioso in quanto creato da Dio, cioè da quell'entità suprema che – in accordo con le loro descrizioni – rappresenta la meta dell'evoluzione dell'io spirituale: infatti secondo questa concezione si confondono due aspetti che la nostra mente percepisce come distinti, quanto meno nella loro evoluzione temporale. Mediante il percorso di evoluzione spirituale l'io cosciente prende le distanze dalle dinamiche bipolari che caratterizzano la psiche umana, e dai disagi causati dai conflitti che ne risultano, per avvicinarsi alla dimensione dello Spirito, che è completamente libera ed aliena rispetto a tali dinamiche, come dimostrano, ad esempio, molte esperienze raccontate da coloro che si sono trovati in una condizione critica prossima alla morte. Tuttavia, per quanto ci è dato di comprendere, il processo di formazione dell'io cosciente ha origine proprio dall'organismo umano, ed il successivo percorso di trasformazione e di evoluzione dell'io è determinato dal suo confronto con le esperienze generate dalla psiche umana: se si può ragionevolmente ipotizzare un'influenza dello spirito sull'io cosciente già durante la vita organica, è anche vero che quest'influenza può manifestarsi solo nella misura in cui lo strumento mentale – il cui funzionamento è determinato da certe caratteristiche del sistema nervoso centrale dell'organismo – lo consente. Oltre ai fattori genetici che determinano le caratteristiche di ogni organismo umano, anche le circostanze ambientali ed i programmi culturali che vengono trasmessi alla sua mente e sono da essa assimilati – spesso senza che l'io abbia le risorse intellettive per valutarne gli effetti – hanno un'importanza notevole per lo sviluppo dell'io cosciente: esso, nella maggior parte dei casi, resta irretito nel suo ruolo di automa umano al servizio delle dinamiche della psiche, indipendentemente dal fatto che tutti questi complessi fattori ne abbiano favorito l'orientamento verso la polarità positiva o quella negativa. Nelle comunicazioni medianiche di cui ci stiamo occupando non c'è traccia della complessità di questo processo formativo ed evolutivo dell'io cosciente, e soprattutto non si trova alcuna informazione in merito all'origine ed alle finalità della psiche umana, le cui varie e talora conflittuali manifestazioni vengono genericamente attribuite alla stessa volontà divina che attira verso di sé l'io spirituale al termine della sua evoluzione.


 

Blog 2023
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Il destino dell'io
Il confine della morte
Il giudice Edmonds 5
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