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La credibilità di un resoconto dei fatti

La nostra intelligenza e la capacità di valutare un resoconto

In più di un'occasione abbiamo evidenziato i limiti e le difficoltà della nostra mente nel valutare la veridicità di ciò che ci viene raccontato in merito ad eventi ai quali non abbiamo assistito direttamente. Gli eventi del passato, in particolare, non possono essere ricostruiti se non tramite testimonianze ed indizi, per una corretta valutazione dei quali è necessario un livello di intelligenza di cui non tutti sono dotati. Questa è una delle ragioni per cui, in molti casi, alla corretta valutazione autonoma dei documenti si sostituisce una generica opinione collettiva, tanto più dominante quanto maggiore è il numero di coloro che la condividono. Quando poi si devono valutare le testimonianze sui fenomeni paranormali, la predisposizione psichica di ognuno di noi prende decisamente il sopravvento, portando a sopravvalutare in un senso o nell'altro le testimonianze a favore e quelle contrarie alla realtà di tali fenomeni. La questione delle prove necessarie per l'accertamento della genuinità dei fenomeni medianici è stata affrontata più volte – anche in seno alla SPR, fin dalle sue origini – senza poter essere definitivamente risolta.

Anche nel caso degli esperimenti compiuti da William Crawford con la medium Katleen Goligher – di cui abbiamo parlato nella pagina del mese scorso sulla Materia aliena – l'affidabilità della medium, e dunque il carattere paranormale degli eventi (levitazioni, raps, ecc.) oggetto degli esperimenti, venne messa in dubbio, sulla base della singola testimonianza di Edmund Fournier d'Albe (1868-1933), che nel suo libro The Goligher Circle - May to August 1921 (che può essere scaricato dalla Biblioteca) diede un resoconto sintetico delle sedute alle quali partecipò in quel periodo col cerchio Goligher, pervenendo alla conclusione che la medium barava, con la complicità degli altri membri del cerchio. Questa singola testimonianza bastò a screditare la medium, anche agli occhi di altre personalità dedite alla ricerca psichica, sminuendo, di conseguenza, l'interesse per il lungo e paziente lavoro sperimentale portato avanti da Crawford. Dunque, ai nostri giorni, quando si cercano informazioni su questo caso e sul lavoro di Crawford, l'avvertimento che quasi sempre viene messo in evidenza è che «la medium venne poi smascherata da Fournier d'Albe». Un caso che presenta analogie con quello di Eusapia Palladino, trattato in questa pagina. Ma possiamo farci un'idea sensata di come andarono veramente le cose?

Fournier d'Albe e il cerchio Goligher

Prima di mettere a confronto le varie testimonianze, diamo qualche informazione sull'eclettica personalità di Edmund Edward Fournier d'Albe: nato a Londra nel 1868 da padre tedesco e madre inglese, compì il suo percorso scolastico a Düsseldorf. Fu un ingegnere fisico, un chimico, un inventore ed un divulgatore scientifico, ma nutrì anche profondi interessi linguistici, in particolare per la lingua e le tradizioni celtiche, per le quali mostrava un autentico entusiasmo. Fu fondatore e leader del Movimento panceltico, che si proponeva di valorizzare l'identità delle nazioni celtiche, ed in particolare dell'Irlanda. Tuttavia certe sue eccentricità, ed il fatto di essere nato a Londra da una famiglia di origine francese ugonotta, fecero sì che venisse a volte ridicolizzato – e comunque considerato uno straniero – proprio da quegli irlandesi di cui perorava la causa nazionale. Dal 1899 fu professore di matematica all'Università di Dublino, e dal 1910 fu assistente del fisico Oliver Lodge all'Università di Birmingham. Nell'ottobre 1914 si trasferì in India, per andare ad insegnare fisica all'Università del Punjab. Nel 1927, a seguitò di un ictus che gli paralizzò la mano destra, andò in pensione, continuando a scrivere a macchina ed a pubblicare articoli su argomenti di suo interesse su riviste specializzate.

Il pensiero di Fournier d'Albe fu dapprima influenzato da Herbert Spencer, la cui visione dell'evoluzione umana aveva conquistato una posizione culturale dominante nell'inghilterra vittoriana. In seguito Fournier d'Albe divenne – col fisico Oliver Lodge e col naturalista Alfred Russell Wallace – uno dei pochi pensatori inglesi che si ispiravano alla filosofia del monismo, nel tentativo di conciliare la conoscenza scientifica del mondo fisico con una visione universale della Mente creatrice. Questo suo orientamento diede origine a due opere: Two New Worlds (1907) e New Light on Immortality (1908). L'interesse di Fournier d'Albe per la ricerca psichica si può far risalire al 1907 – o anche prima – quando cominciò a studiare gli esperimenti di William Crookes sulle materializzazioni. Negli anni seguenti, la sua vicinanza a Oliver Lodge all'Università di Birmingham contribuì probabilmente a stimolare il suo impegno nelle ricerche sulla medianità. Verso il 1920 tradusse in inglese il testo fondamentale di von Schrenck-Notzing, Fenomeni di materializzazione (Phenomena of Materialization).

Nel maggio del 1921 Fournier d'Albe fu introdotto nel cerchio dei Goligher su sollecitazione del curatore dei libri di William Crawford: «Alla luce dell'ampia risonanza ottenuta dalle ricerche del Dr. Crawford e della loro grande importanza, il suo esecutore letterario mi chiese, all'inizio del 1921, di intraprendere una serie ulteriore di ricerche con la stessa medium e lo stesso cerchio medianico, al fine di ottenere, se possibile, una conferma indipendente dei suoi risultati e delle sue teorie, e di raccogliere ulteriori dati sulla natura di queste straordinarie manifestazioni». (The Goligher Circle, pag. 6). Fu presentato alla famiglia Goligher da McCarthy Stephenson, che aveva precedentemente collaborato con Crawford assistendo a varie sedute (articolo su Light del 5 marzo 1921, pag. 148: Is Dr. Crawford's Evidence Convincing? - An Established Scientific Discovery). Nel corso del primo incontro, Fournier d'Albe concordò un compenso per la medium e gli altri membri del cerchio, affinché – per qualche mese – tutte le sedute fossero riservate esclusivamente alle sue indagini: «fu stabilito che la medium non concedesse sedute ad alcuno tranne che a me». Nel merito, va precisato che fino al 1919 né la medium né altri membri del cerchio Goligher avevano chiesto alcun compenso a Crawford. Poi, nel marzo 1919, il ricercatore – di sua iniziativa – aveva deciso di compensare la famiglia Goligher per la disponibilità dimostrata nel collaborare ai suoi esperimenti (Fd'A, pag. 57). Può darsi che, dopo la morte di Crawford, la Goligher – che aveva ormai raggiunto una certa notorietà come medium – avesse continuato a tenere sedute a pagamento. Fu concordato inoltre di includere nel gruppo dei partecipanti alle sedute la vedova di Crawford, che aveva collaborato assiduamente agli esperimenti del marito.

Fournier d'Albe eseguì i suoi test col cerchio Goligher nel corso di 20 sedute: la prima ebbe luogo il 16 maggio 1921, l'ultima il 29 agosto dello stesso anno. Le sedute si tennero prevalentemente in un appartamentino preso in affitto dallo stesso Fournier d'Albe in Chichester Street, nel centro di Belfast, e da lui arredato in modo che una delle stanze potesse essere utilizzata per le sedute. Le citazioni che saranno utilizzate per il confronto delle testimonianze sono tratte dai testi siglati come segue:
Fd'A – E. E. Fournier d'Albe: The Goligher Circle - May to August, 1921.
RPP – W. J. Crawford: The Reality of Psychic Phenomena - Raps, Levitations, Etc. (Second Edition, 1919)
EPS – W. J. Crawford: Experiments in Psychical Science - Levitations, Contact, and the Direct Voice (1919)
PSGC – W. J. Crawford: The Psychic Structures at the Goligher Circle (1921)
Come si è detto, questi quattro testi possono essere scaricati dalla Biblioteca. Per ogni altra citazione tratta da articoli dell'epoca viene riportata la fonte.

L'impegno e l'onestà intellettuale di William Crawford

Va anzitutto confermato che William J. Crawford era effettivamente quello che diceva di essere: la sua esistenza, i suoi studi, i suoi incarichi di lavoro, il suo matrimonio, il suo domicilio, sono comprovati da numerosi documenti tuttora esistenti (al riguardo, si può consultare il già citato sito www.thecrawfordmistery.com). Anche le ricerche e gli esperimenti da lui condotti con il cerchio Goligher non possono essere messi in dubbio. Prima ancora che il suo libro RPP fosse edito, i resoconti dei suoi esperimenti furono pubblicati, con cadenza quasi sempre settimanale, sulla rivista Light: 37 articoli, a partire dal 12 giugno 1915 (vol. XXXV, pag. 280) fino al 29 aprile 1916 (vol. XXXVI, pag. 139). Varie altre personalità presero parte, saltuariamente, alle sedute del cerchio Goligher, assistendo agli esperimenti di Crawford e non di rado collaborando con lui. In particolare vanno ricordati gli interventi di Sir William Barrett (1844-1925), il celebre fisico e parapsicologo inglese, e di Whately Smith – che in seguito cambiò il suo cognome in Carington – (1892-1947), altro noto studioso di parapsicologia, dotato di notevole spirito critico.

Della seduta a cui prese parte, ciascuno dei due ricercatori scrisse un'accurata relazione, pubblicata nel vol. 30 (1918/19) dei Proceedings della SPR. A pag. 334 (relazione di Barrett) leggiamo: «Grazie alla gentilezza del dr. Crawford, mi fu possibile partecipare ad una seduta del cerchio di Belfast durante le vacanze di Natale del 1915, e mi fu permesso di portare con me un amico medico, il dr. W., che gentilmente acconsentì ad eseguire qualsiasi esame patologico o fisico della medium che fosse necessario... la luce rossa illuminava sufficientemente la stanza, permettendoci di vedere i partecipanti ed il tavolo. Su mia richiesta, la fiamma del gas all'interno della lanterna rossa fu successivamente aumentata, in modo che ci fosse luce sufficiente per vedere gli oggetti e le persone presenti nella stanza». Esamineremo meglio in seguito le varie dichiarazioni in merito all'illuminazione dell'ambiente. Barrett descrisse poi fenomeni cui potè assistere, compresi raps di forte intensità, le levitazioni del tavolo ed i tentativi da lui stesso fatti – senza successo – per spostarlo dalla sua posizione. La sera seguente si tenne un'altra seduta per la quale Crawford aveva predisposto i suoi strumenti di misurazione: dopo circa mezz'ora di attesa, tuttavia, gli operatori avvisarono che non vi sarebbero stati fenomeni, perché le forze psichiche della medium non si attivavano per cause fisiche. Come poi accertato dal dr. W., la Goligher era entrata nel periodo mestruale. La seduta fu rinviata di qualche giorno, e Barrett fu invitato a parteciparvi, ma a causa di altri impegni dovette allontanarsi da Belfast, e non ebbe più occasione di frequentare il cerchio dei Goligher.

Molto più approfondita è l'analisi di Walter Whately Smith, presentata come commento al primo libro di Crawford, RPP, e pubblicata sullo stesso numero dei Proceedings, a pag. 306. Oltre ad offrire un completo resoconto della seduta del 9 dicembre 1916 (pag. 312 e seguenti), alla quale partecipò, Whately Smith prendeva in esame tutte le eventuali possibilità di frode (pag. 318 e seguenti), esponendo le ragioni per cui riteneva che – nel caso in esame – i fenomeni fisici ai quali aveva assistito dovessero essere considerati genuini. L'articolo completo di Whately Smith può essere scaricato dalla Biblioteca. Ecco alcune sue osservazioni in merito all'illuminazione dell'ambiente ed alla visibilità della medium e degli assistenti: «È difficile dare un'idea precisa del grado di illuminazione fornito dal lume a gas. Forse, potrei indicarlo dicendo che era molto più forte di quello che avrei dovuto usare all'interno di una camera oscura fotografica... dopo una decina di minuti, potevo vedere chiaramente tutti gli oggetti nella stanza, a meno che non si trovassero in una zona d'ombra molto scura... I membri del cerchio si tenevano per mano, e tutte le mani mi erano chiaramente visibili... Il tavolo... finalmente si sollevò dal pavimento ad un'altezza di almeno 30 cm... questo accadde, separatamente, almeno sei volte. In ogni occasione mi chinavo, e potevo vedere nitidamente sotto il tavolo. Ero in una posizione particolarmente adatta per questa osservazione... e quindi potei assicurarmi che non ci fosse niente in contatto con alcuna delle gambe del tavolo».

In ogni caso, nessuno di coloro che presero parte alle sedute, assistendo anche agli esperimenti di Crawford, mise mai in dubbio la buona fede e la correttezza dello sperimentatore. Si deve dunque escludere qualsiasi intenzione da parte sua nel voler ingannare i lettori dei suoi articoli e dei suoi libri. Dovremmo anzi rammaricarci del fatto che la nostra forma mentis, determinata dalle deformazioni culturali della nostra epoca (nella quale ogni forma di inganno viene di fatto consentita, tollerata e considerata naturale, purché abbia successo), sia costretta a prendere in considerazione anche un'ipotesi del genere, che fa torto alla memoria di un serio e disinteressato ricercatore. Crawford era ben cosciente delle accuse di frode a cui si esponeva, in merito alle quali così si esprimeva (EPS, pag. 149): «Non si dovrebbe sprecare il proprio tempo nel cercare di verificare di continuo la realtà dei fenomeni. Quando lo sperimentatore si è accertato che i fenomeni di cui si sta occupando sono autentici, non dovrebbe cercare di convincere tutto il mondo, poiché questo è impossibile... I fenomeni psichici sono reali tanto quanto gli altri, e non vale la pena di perdere tempo con coloro che ancor oggi, sulla base di considerazioni a priori, negano che possano verificarsi».

La questione dell'illuminazione nelle sedute con Fournier d'Albe

Non ci resta dunque che verificare se – nel corso dei suoi esperimenti – Crawford sia stato ingannato dalla medium e dagli altri membri del cerchio Goligher. Le affermazioni di Fournier d'Albe su presunti tentativi di frode da parte della medium non hanno alcun valore, come vedremo tra poco, anzitutto perché non suffragate da alcun riscontro probatorio (a parte la testimonianza dello stesso Fournier d'Albe), e poi perché riferiti a circostanze molto diverse da quelle degli esperimenti di Crawford. Si ha spesso l'impressione che coloro che mettono in dubbio la realtà di certi fenomeni paranormali si attendano dagli altri la stessa ingenuità fideistica che attribuiscono a chi crede acriticamente alla realtà di ogni genere di tali fenomeni. Si dovrebbero invece esigere da chi vuole smascherare una frode le stesse dimostrazioni convincenti che si richiedono a chi vuole dimostrare la genuinità dei fenomeni stessi, e quanto meno una pluralità di testimonianze.

Durante la sua prima seduta, Fournier d'Albe ottenne fenomeni fisici analoghi a quelli su cui Crawford aveva compiuto i suoi esperimenti, come lui stesso riconobbe (Fd'A, pag. 9): «Il tavolo cominciò poi ad inclinarsi violentemente, a ruotare e scivolare. Quindi si sollevò chiaramente in aria di circa mezzo metro, rimanendo su per diversi secondi e poi cadendo di colpo. Su richiesta di St. (McCarthy Stephenson) fu sollevato di nuovo, si diresse verso la medium, fu capovolto con le gambe per aria e fu fatto cadere con con il ripiano poggiato sul pavimento. Fu quindi afferrato e spostato all'indietro nella direzione opposta... Mi alzai e afferrai il tavolo, chiedendo (agli operatori) di opporre resistenza alle mie spinte in avanti e all'indietro, cosa che fu fatta, come se il tavolo fosse bloccato da un paio di uomini forti». A questo punto sarebbe stato opportuno che Fournier d'Albe ripetesse, per verifica, gli esperimenti compiuti da Crawford. Invece fissò la sua attenzione su quella che lui riteneva essere un'insufficiente illuminazione, e cominciò ad escogitare ogni sorta di strani esperimenti che, sulla base di sue considerazioni personali, avrebbero dovuto stabilire senza ombra di dubbio la genuinità dei fenomeni.

Sul fatto che l'illuminazione fosse insufficiente a controllare ogni cosa, può darsi che avesse ragione, ma può anche darsi che la sua vista non fosse in condizioni ottimali. Secondo la sua testimonianza (Fd'A, pag. 9 e 10): «L'illuminazione non era sufficiente a far vedere nulla al di sotto del piano del tavolo... L'illuminazione era fornita da una lanterna con i lati di vetro rosso rubino, contenente un bruciatore a gas. Consentiva di controllare la maggior parte delle mani dei presenti, ma nessuna delle loro gambe». Però Fournier aveva anche visto il tavolo rovesciarsi e poggiarsi sul pavimento a gambe in su, dunque almeno in quel caso la visibilità della parte bassa dell'ambiente doveva essere migliorata. Ho già citato le osservazioni di Whately Smith sull'illuminazione dell'ambiente nella seduta a cui lui assistette. Ecco la testimonianza di McCarthy Stephenson (Fd'A, pag. 71): «Tutto ciò si svolse in una buona luce rossa, come quella utilizzata in una camera di sviluppo fotografico... Quando fu scattata la quarta fotografia, la visibilità era sufficientemente chiara da consentire a chiunque nella stanza di rilevare qualsiasi movimento di Miss Goligher o di qualsiasi membro del Cerchio: tutti erano seduti a una certa distanza dalla medium».

Un altro partecipante saltuario alle sedute così si espresse (Fd'A, pag. 72 e 73): «La luce usata era una normale lampada a gas con i vetri rossi, allo stesso livello, o forse un poco più in alto, delle teste degli assistenti. A me questa luce è sembrata sufficiente a consentirmi di rilevare un braccio o una gamba a contatto con il tavolo, poiché, dalla mia posizione nel Cerchio, potevo osservare i piedi e le braccia di coloro che stavano di fronte a me, ed anche quelli della medium... Mentre il tavolo era in aria, mi fu permesso di passare lungo tre lati di esso, e mi assicurai che nessuno lo toccasse. Il quarto lato era rivolto verso la medium, e sapevo che non dovevo passare tra la medium ed il tavolo levitato. Potevo vedere con sufficiente chiarezza la medium e lo spazio tra lei ed il tavolo, così potei assicurarmi che non era in contatto con esso». William Jolly, fratello della moglie di Crawford, scrisse (Fd'A, pag. 74): «La luce rossa, sempre accesa, era sufficiente per farmi vedere le mie estremità sotto il tavolino, e potevo usare le mani, muovendole intorno, per scoprire eventuali trucchi». Anche Seamus Stoupe, un collega di Crawford all'Istituto Tecnico, diede un'analoga testimonianza (Fd'A, pag. 75): «Quando il Dr. Crawford era ancora vivo, ho partecipato frequentemente alle sedute dei Goligher, assistendolo nel lavoro fotografico... Non riesco a immaginare come i fenomeni ai quali io stesso e il Dr. Crawford abbiamo assistito in tutte quelle occasioni avrebbero potuto essere ottenuti con inganni o trucchi. La luce era tale che i movimenti sospetti di qualsiasi membro del gruppo sarebbero stati sicuramente notati... Ho visto il tavolo sollevarsi in molte occasioni, quando qualsiasi tipo di aiuto fornito dai membri del Cerchio, dalle loro mani o dai loro i piedi, o mediante una corda tesa tra di loro, era del tutto fuori discussione».

W. G. Mitchell, vicepresidente della Society for the Study of Supernormal Pictures, il quale aveva partecipato ad una seduta con i Goligher, scrisse che: «...il Dr. F. (Fournier d'Albe) si lamenta che "la luce è sempre scarsa, specialmente sotto la superficie del tavolo"... Devo dire che sono stato molto sorpreso di vedere accadere tanti fenomeni in una luce così intensa. La lampada era situata sul lato sinistro del camino, a quasi due metri dal pavimento, sopra la mensola... Il gas era acceso per circa tre quarti. Si vedevano bene i quadri alle pareti, e gli assistenti potevano essere tenuti sotto osservazione. Ero particolarmente interessato alla questione dell'illuminazione, e fui molto soddisfatto di trovare la stanza delle sedute del Dr. Crawford così ben illuminata. Ne parlammo a lungo, e ricordo chiaramente tutto ciò che mi disse. Mi spiegò che era perplesso per l'effetto che la luce sembrava avere sui fenomeni. Mi disse che aveva provato a spostare la lampada di qualche centimetro dalla sua solita posizione, solo per scoprire che i fenomeni cessavano. Non appena la rimetteva al suo posto, i fenomeni si ripresentavano, e gli operatori gli dissero che la luce non doveva essere in alcun modo alterata, altrimenti non potevano funzionare. Io, insieme al Dr. Crawford, mi misi alla distanza più lontana dalla lampada, e potei leggere alcuni scritti che avevo con me; questo per testare la qualità della luce nella stanza» (Fd'A, pag. 76).

È importante ricordare che Crawford mantenne sempre un atteggiamento molto attento e – per così dire – rispettoso, nei confronti di quelli che lui chiamava gli operatori, attenendosi di regola alle disposizioni che gli venivano date, e chiedendo il loro consenso quando voleva effettuare qualche nuovo esperimento. Questo suo atteggiamento era indipendente dal fatto che li considerasse come autonome entità intelligenti (come era incline a pensare), o che fossero attribuiti ad una personalità secondaria inconscia della medium: poiché era interessato ai risultati dei suoi esperimenti, Crawford voleva creare le condizioni più adatte affinché i fenomeni si verificassero regolarmente, ed aveva notato che la collaborazione degli operatori assicurava la quasi costante riuscita dei suoi esperimenti. Questa sua disposizione era ricambiata dalla giovane medium, che partecipava di buon animo e senza lamentarsi alle sedute ed agli esperimenti da lui condotti, pur essendo, tra tutti i membri del cerchio Goligher, quella che dimostrava il minor interesse nei confronti dei fenomeni medianici (cosa che venne confermata anche dagli eventi successivi della sua vita).

Un londinese citato solo con le iniziali (B. Sc.) per la sua posizione pubblica (Fd'A, pag. 77), che aveva assistito a 5 o 6 sedute del cerchio Goligher, attestò che: «...tutto ciò accadeva in una stanza illuminata da una lampada a gas dotata di un vetro rosso, che permetteva di vedere ogni cosa – le posizioni degli assistenti, i movimenti del tavolo, la campanella, la tromba – con una chiarezza almeno tre volte migliore di quella con cui si possono vedere gli oggetti in una camera oscura fotografica. Una o due volte fu posta sul pavimento, sotto il tavolo – che era il punto meno illuminato della stanza – una lastra fosforescente, e vidi i movimenti della campanella mentre saltava, si inclinava e suonava, stagliata contro la superficie fosforescente sul pavimento». Anche Horace Leaf (1886-1971) – noto spiritualista, chiaroveggente e psicometra, autore di alcuni libri nel campo della ricerca psichica – diede la sua testimonianza (Fd'A, pag. 78): «L'illuminazione presente è sufficiente per rendere visibili tutti gli oggetti nella stanza, un fatto che aumenta notevolmente il valore scientifico degli esperimenti, sebbene troppa luce indebolisca sensibilmente l'energia (psichica)». Ernest W. Oaten e Hanson G. Hey, rispettivamente presidente e segretario della Spiritualists' National Union, firmarono la seguente dichiarazione (Fd'A, pag. 79): «Abbiamo partecipato ad alcune di queste sedute, e chiediamo di poter dichiarare che in ogni occasione in cui siamo stati presenti i fenomeni si sono verificati in luce sufficiente per osservare chiaramente tutti coloro che vi assistevano, compresa la medium».

Infine, ecco un'altra testimonianza di sir William Barrett in data 24 marzo 1917 (Fd'A, pag. 79): «Il tavolo quindi si capovolse, con le sue quattro gambe in aria e il ripiano superiore appoggiato sul pavimento. Potei constatare che, afferrando due delle gambe rovesciate, il tavolo resisteva ai miei più strenui sforzi per sollevarlo, o quanto meno spostarlo dalla sua posizione. Osservai che nessuno dei piedi delle persone presenti era appoggiato sul tavolo, che sembrava incollato o fissato al pavimento. Dopo essere tornato al mio posto, fuori dal cerchio, vidi distintamente il tavolo sollevarsi dal pavimento e tornare alla sua posizione normale, con le gambe poggiate sul pavimento. Se la medium, o uno qualsiasi dei membri del cerchio, avesse tentato di sollevare il tavolo e di rimetterlo nella sua posizione originale, avrei dovuto vedere le loro mani afferrare le gambe rovesciate del tavolo, ma così non fu». Varie altre dichiarazioni, di persone anche molto robuste, testimoniano dei tentativi – senza successo – di far muovere il tavolo capovolto sul pavimento, nonostante la sedia della medium – una ragazza snella di peso normale – non fosse mai a ridosso di una parete, né si trovasse niente sul pavimento che potesse impedire al tavolo di spostarsi.

Gli esperimenti di Fournier d'Albe

A partire dalla seconda seduta, Fournier d'Albe mise in atto una serie di esperimenti da lui ideati che – secondo lui – avrebbero dovuto provare al di là di ogni dubbio la natura medianica dei fenomeni: «L'idea guida dei miei esperimenti era di studiare le proprietà delle "strutture psichiche" che producevano i fenomeni, rendendo le loro prestazioni sempre più probatorie. Volevo ottenere prestazioni che sarebbero state impossibili con mezzi ordinari, in modo da accertare la loro natura "psichica" al di là di ogni dubbio» (Fd'A, pag. 13). Già questo ci dà un'idea della sostanziale differenza tra gli esperimenti ideati da Crawford, tesi essenzialmente a misurare gli elementi quantitativi delle forze in gioco (in modo da poter poi formulare qualche teoria esplicativa alla luce dei dati acquisiti e delle successive conferme sperimentali), e l'ingenuità sperimentale di Fournier d'Albe, che improvvisò una serie di esperimenti sempre più complessi (e talvolta incomprensibili), senza accorgersi che, in mancanza di un'adeguata documentazione, non avrebbero comunque potuto avere un valore probatorio. Inoltre, nulla garantiva che le risorse della medium, o quelle degli operatori, avrebbero potuto eseguire con successo le complesse azioni ideate dalla fantasia di Fournier d'Albe, mentre Crawford si era sempre limitato ad una gamma ristretta di fenomeni fisici che potevano essere eseguiti regolarmente (e che si verificarono anche nelle prime sedute con Fournier d'Albe).

Per fare un esempio delle difficoltà probatorie a cui Fournier d'Albe si esponeva, uno degli esperimenti della seconda seduta era così concepito: «"...ho messo alcuni oggetti sotto il tavolo, tra cui un cestino di vimini contenente una palla da tennis, una palla di gomma delle stesse dimensioni, e un grosso tappo di sughero. Vorrei che voi prendeste uno di questi oggetti dal cestino e lo lasciaste cadere sul pavimento, preferibilmente la palla da tennis..." Poi entrai all'interno del cerchio... e trovai la palla di gomma sul pavimento, vicino ai piedi della medium» (Fd'A, pag. 11). Questo esperimento dimostra di per sé la sua inutilità e la sua inconcludenza perché, pur essendo stato un successo (almeno parziale), lascia nello stesso Fournier d'Albe il sospetto che la medium abbia spostato la palla dal cestino sul pavimento con i propri piedi, sbagliando oggetto a causa dell'oscurità. Ma gli sfugge completamente il fatto che, se anche l'oggetto spostato fosse stata la palla da tennis (come da lui richiesto preferibilmente), il sospetto di inganno non sarebbe stato eliminato.

Subito dopo Fournier d'Albe eseguì un altro esperimento privo di senso: «"Ora vorrei che provaste a far cadere la palla da tennis nella mia mano. Coprirò la mia mano con un fazzoletto di seta rossa e mi chinerò sotto il tavolo, appoggiando la mano sul pavimento, con il palmo verso l'alto". Dopo circa cinque minuti, durante i quali si udirono movimenti degli oggetti nel cestino, qualcosa cadde sul pavimento, sfiorandomi la mano. Lo presi, e scoprii che era il grosso tappo di sughero». Sebbene Fournier d'Albe considerasse l'esito di questo esperimento come un tentativo non ben riuscito, non gli venne in mente che – se vi fosse stato inganno – sarebbe stato molto semplice, per l'autore della frode, riconoscere al tatto e scegliere una delle palle, anziché il tappo di sughero la cui forma non era sferica e le cui dimensioni erano inferiori. Fournier mise poi gli oggetti in una lattiera, e chiese che il tappo di sughero ne fosse tirato fuori: dopo qualche minuto si sentì il rumore di qualcosa che cadeva ed il tappo fu ritrovato fuori dalla brocca, tastando il pavimento. Ma anche in questo caso lo sperimentatore non si ritenne soddisfatto, perché non riusciva a vedere bene nell'oscurità, e la bocca della lattiera era sufficientemente ampia da farvi entrare una mano chiusa a pugno.

Insomma, si ha l'impressione che Fournier d'Albe improvvisasse i suoi esperimenti senza progettarli accuratamente in funzione di una finalità precisa: di conseguenza, anche quando un esperimento aveva successo, doveva alzare ulteriormente l'asticella perché si accorgeva che quell'esperimento non era servito a niente. In seguito Fournier cominciò a sperimentare col codice Morse come sistema di comunicazione (Fd'A, pag. 15): «"Ho qui un'apparecchiatura con la quale posso far suonare un campanello. Ve la farò sentire (suono). Potete fare lo stesso premendo sulla tavoletta incernierata sotto il tavolo. Per favore, provate a farlo". Dopo circa dieci minuti si sentì il suono del campanello. "Splendido. Ora, ecco il codice. È composto da suoni di durata breve e lunga. La lettera A, ad esempio, è composta da un suono breve seguito da uno lungo, quindi: - – (suono). Potete provare ad imitarlo?" Si sentì una buona ripetizione. "Dovreste abbreviare un poco il suono breve, così" (suono). Questo fu subito ripetuto, dando come risultato una A correttamente telegrafata. L'alfabeto Morse, dalla A fino alla I, fu così eseguito». A commento di questo esperimento, da lui stesso ideato, Fournier d'Albe scrisse che: «Gli esperimenti col codice Morse non rivelarono alcuna intelligenza al di là di quella dei membri del cerchio. Il tasto per far suonare il campanello era situato entro la portata dei piedi della medium» (Fd'A, pag. 17).

Mentre procedeva con i suoi esperimenti, Fournier non si preoccupava di verificare quei fenomeni fisici di levitazione accuratamente studiati da Crawford, che pure avevano luogo: «Per aumentare la forza psichica, riposizionai lo schermo di cartone attorno alla lampada, ma ne allargai un poco il foro. Il tavolo venne quindi agitato violentemente. Due delle sue gambe vennero posizionate sulle mie ginocchia. Guardai sotto il piano del tavolo ma non riuscii a vedere nessuna struttura psichica che lo trattenesse. "State tenendo il tavolo per le gambe?" (Risposta): "Sì". "Per tutte e quattro le gambe?" "Sì". Il tavolo fu quindi capovolto quasi del tutto, con la parte inferiore di una coppia di gambe rivolte verso K (il signor W. Kerr, uno dei partecipanti alla seduta) e il bordo del piano del tavolo appoggiato sul pavimento vicino a lui. Fu quindi rimesso di nuovo in posizione verticale. "Vorrei che spingessi il tavolo verso di me mentre lo tengo fermo". Tenni fermo il piano del tavolo con la mano sinistra. Il tavolo fu spinto per aria verso di me con notevole forza» (Fd'A, pag. 16).

Fournier volle poi tentare un esperimento di smaterializzazione e di rimaterializzazione, che non rientrava assolutamente nel repertorio di quelli studiati da Crawford, ed infatti non ebbe successo: «"Ora vorrei che provaste a realizzare quello che chiamerei un risultato autoprobante, un risultato che non può essere certamente prodotto con mezzi normali. Contro la gamba del tavolo, a sinistra della medium, ho messo un vaso di fiori il cui collo termina a coppa. In questa coppa ho messo una pallina da golf. Voglio che proviate a mettere la pallina da golf all'interno del vaso senza romperlo. Il diametro del collo del vaso è di circa 4 cm (dunque inferiore al diametro del pallina da golf), e l'unico modo di far entrare la pallina è quello di dematerializzarla temporaneamente. Mi è stato detto che qualcosa del genere è già stato fatto in passato. Pensate di poterlo fare?" (Risposta): "Ne dubitiamo"» (Fd'A, pag. 18). Tuttavia, alcuni degli esperimenti ideati da Fournier d'Albe furono eseguiti con successo dagli operatori, come lui stesso riconobbe (Fd'A, pag. 19, Note).

Fournier riuscì anche ad eseguire alcune foto della materia plasmatica, utilizzando quella che lui chiamava shadow photograph, cioè la tecnica di impressionare direttamente le lastre fotografiche esposte alla luce – per contrasto tra le luci e le ombre – senza usare una macchina fotografica dotata di obiettivo: «Il vantaggio delle shadow photographs è che la luce non deve essere così intensa come in quelle ottenute con la macchina fotografica. L'effetto per la sensibilità della medium dovrebbe pertanto essere molto meno intenso» (Fd'A, pag. 22). In questo modo riuscì ad ottenere alcune foto abbastanza nitide, riprodotte nel suo libro: «Entrambe le foto erano alquanto sovraesposte, ma riducendo il tempo dello sviluppo fu possibile far sì che anche la seconda fotografia risultasse soddisfacente. La finezza della trama rivelata è sorprendente, e nessun membro del cerchio si attendeva un simile risultato» (Fd'A, pag. 24). Tuttavia, l'esposizione alla luce necessaria per impressionare le lastre causava una certa agitazione alla medium, e dopo la seduta del 16 giugno gli operatori non consentirono che fossero fatte altre foto.

Nella 13^ seduta (22 luglio 1921), Fournier si convinse di aver osservato la medium mentre barava platealmente: «Chiesi la levitazione dello sgabello. Lo sgabello fu levitato. Chinandomi, nella direzione del ginocchio di A (probabilmente Mr. Hunter), vidi sullo sfondo rosso scuro del muro lo sgabello tenuto dal piede di KG (la medium) ed una parte della sua gamba. Attaccai un localizzatore allo sgabello. Il fenomeno venne ripetuto. Ancora una volta vidi la procedura, ma lo sgabello venne fatto cadere bruscamente e il piede fu ritirato. La gamba di KG era completamente dritta, ed oscillava dall'articolazione dell'anca, mentre il suo corpo sembrava immobile» (Fd'A, pag. 34). Nessuno dubita della buona fede di Fournier d'Albe, ma su questa sua osservazione non esiste altro che la sua testimonianza, priva di altri riscontri. Se si lamentava sempre per la scarsa visibilità nella zona inferiore della stanza, come poteva esser sicuro di aver visto il piede e la gamba della medium, e non – per esempio – la struttura plasmatica che faceva leva sullo sgabello per sollevarlo? E, pur ammettendo che in quella circostanza la medium stesse effettivamente barando, sollevando col piede uno sgabello piccolo e leggero, come si potevano spiegare in questo modo i fenomeni di levitazione e di capovolgimento del tavolo più pesante, e l'impossibilità di spostarlo dalla sua posizione da parte di persone molto più robuste della medium? Tutti fenomeni a cui anche Fournier d'Albe aveva assistito personalmente, testimoniati da molte altre persone.

Le conclusioni di Fournier d'Albe

Che il cerchio Goligher nell'ultimo periodo – probabilmente  da quando i suoi membri avevano cominciato a percepire dei compensi per le prestazioni medianiche – si fosse in qualche modo deteriorato rispetto agli anni in cui Crawford aveva condotto i suoi esperimenti, era stato rilevato da Whately Smith, il quale – dopo una seconda visita al cerchio Goligher nel 1920 – ritenne che la medianità della Goligher poteva esser diventata fraudolenta, pur ribadendo che i fenomeni a cui aveva assistito nella seduta del dicembre 1916 erano genuini. Questo almeno è quanto riportato da William H. Salter – presidente della SPR – nel suo articolo commemorativo su Wathely Carington (Proceedings of the SPR, vol. 48, pag. 202). Comunque, i rapporti tra Fournier d'Albe ed il cerchio Goligher si deteriorano progressivamente, al punto che il 26 agosto 1921, dopo 19 sedute, Fournier inviò alla medium una lettera in cui le comunicava che: «...i risultati dei miei tre mesi di esperimenti con Lei ed il cerchio Goligher non hanno fornito prove certe a favore dell'origine psichica dei numerosi fenomeni a cui ho assistito. Non hanno quindi alcun valore scientifico, e così ho deciso di non partecipare ad altre sedute... Nel frattempo, allego un assegno come pagamento finale della serie di sedute» (Fd'A, pag. 43).

La medium fu molto contrariata dall'atteggiamento di Fournier, che pure, come lui stesso riconosceva, aveva assistito a molti fenomeni. McCarthy Stephenson la convinse a tenere un'altra seduta, in cui avrebbe avuto i piedi legati alla sedia (come già era avvenuto in alcune delle sedute con Crawford). La seduta ebbe luogo il 29 agosto, in condizioni negative a causa di alcuni contrattempi e della reciproca diffidenza, e fu un fiasco completo: la medium fu d'accordo che i piedi le venissero legati, ma non si verificò nessun fenomeno, nemmeno un timido rap. Dopo quella seduta, Fournier d'Albe non incontrò più la medium. In un interessante articolo pubblicato sul Journal della SPR (n. 55 - 1988/89), intitolato Dr. W. J. Crawford, his work and his legacy in psychokinesis, Allan Barham scriveva: «Forse, riflettendo qualche tempo dopo, d'Albe si rese conto di cosa avrebbe potuto causare il risultato infelice delle sedute. Può essere significativo che, in una lettera a John Beloff del 4 novembre 1963, Horace Leaf scrisse: "Conoscevo i Goligher prima di conoscere il Dr. Crawford, e sono al corrente dei fatti sulla loro disputa con il Dr. Fournier d'Albe, quando le loro sedute con lui furono interrotte. (Fournier) Mi chiese di convincerli a riprendere le sedute, ma il cognato, che agiva come leader della famiglia in tali questioni, rifiutò perché non era d'accordo in merito all'atteggiamento ed al metodo di d'Albe"» (pag. 127).

Comunque, a conclusione del suo libro sulle sedute col cerchio dei Goligher, Fournier d'Albe scrisse: «Durante le prime sei sedute non nutrivo alcun dubbio sulla buona fede del cerchio, né sulla completezza e accuratezza delle indagini del dottor Crawford. Nonostante questo mio atteggiamento positivo, non ho fatto alcun progresso verso nessuno dei miei obiettivi. I fenomeni son stati numerosi, ma i risultati restano inconcludenti e non sono tali da mettere a tacere le critiche. C'è stata un'eccezione: l'esperimento di rimuovere un bottone da una brocca contenente al suo interno una goccia di mercurio. Dato che non ho preso in considerazione la possibilità che un soggetto potesse introdurre di nascosto una goccia di mercurio nella brocca, ho considerato "probatorio" questo esperimento» (Fd'A, pag. 45). Che invece l'atteggiamento di Fournier d'Albe nei confronti della medium e dei membri del cerchio fosse critico e sospettoso fin dalle prime sedute – come era del tutto legittimo, dato che lui riteneva che il suo compito fosse quello di stabilire in modo assoluto la genuinità dei fenomeni – è evidenziato tanto dalla natura degli esperimenti da lui escogitati, quanto dal lungo elenco di critiche da lui avanzate in merito all'atteggiamento di Crawford nei confronti della medium, dei membri del cerchio e delle modalità operative adottate nelle sedute (Fd'A, pag. 47 e 48).

Così, il suo resoconto terminava con queste parole: «Tale è il cerchio in cui il Dr. Crawford fu introdotto nel 1914, in un periodo in cui gli inviti alle sedute venivano distribuiti come un grande favore a innumerevoli candidati. Con quel cerchio sperimentò per quattro anni, senza offrire loro alcun compenso per i loro servizi. I generosi pagamenti a KG (Kathleen Goligher) e alla cerchia familiare iniziarono nel febbraio del 1919 e continuarono fino alla fine. Se le condizioni sopra descritte persistono tuttora, nonostante la sostanziosa remunerazione, si può facilmente immaginare la completa sottomissione richiesta (dai membri del cerchio) ad un investigatore che non offriva nient'altro che la gloria e il servizio dell'umanità. Non ho motivo di dubitare del carattere coscienzioso e preciso delle osservazioni e dei resoconti del Dr. Crawford. Le prove a cui aveva sottoposto la medium lo avevano completamente convinto della di lei buona fede, così che non ritenne più necessario controllare anche gli altri membri del cerchio. Egli lavorava in un'atmosfera di totale fiducia, e mi sembra che avesse preso un'abitudine di pensiero che diventava impermeabile anche a prove piuttosto evidenti di artificio» (Fd'A, pag. 49). Si tratta di opinioni del tutto gratuite, ingenerose ed offensive nei confronti di Crawford che, essendo morto, non era nemmeno in grado di difendersi.

Le critiche a Fournier d'Albe

Sul n. 21 del Journal della SPR (pag. 19), fu pubblicata una recensione del libro di Fournier d'Albe a firma di Eric J. Dingwall, a conclusione della quale l'autore affermava che: «...resta il fatto che il libro del Dr. Fournier sarà generalmente considerato come un completo smascheramento del cerchio, e come una confutazione di tutte le scoperte del Dr. Crawford. Tale conclusione non è giustificata né dal libro stesso né dal buon senso. Per quanto imperfette possano essere state le condizioni operative del Dr. Crawford, egli ha ottenuto risultati che è estremamente difficile spiegare con qualsiasi ipotesi di frode». Dingwall (1890-1896) fu un antropologo e ricercatore psichico, appassionato anche di illusionismo, che viaggiò molto in Europa e negli Stati Uniti per investigare vari medium. Fu descritto come un investigatore scettico, impegnato a denunciare le frodi dei medium e le pratiche non scientifiche diffuse tra i ricercatori  psichici. Mantenne un atteggiamento cauto anche nei confronti degli esperimenti di Crawford, ma – come vedremo tra poco – criticò senza mezzi termini il modo di operare di Fournier d'Albe.

Per quanto riguarda gli effetti del libro di Fournier, Dingwall aveva ragione: «...nella dodicesima edizione dell'Enciclopedia Britannica (1922), in un articolo sulla ricerca psichica, è riportato quanto segue: "Il caso Goligher sembrò fornire le prove più solide ottenute finora sulla realtà della Materializzazione. La morte prematura del Dr. Crawford nel 1920 rese temporaneamente difficile una ricerca indipendente sui suoi esperimenti; ma alla fine del 1921 ulteriori indagini del dott. Fournier d'Albe hanno dimostrato che le manifestazioni erano fraudolente» (Journal of the SPR, n. 55, pag. 127). Ed anche oggi, nel marzo del 2020, su qualsiasi sito non particolarmente informato su tutta la questione, si può leggere che Fournier d'Albe smascherò la medium ed invalidò – una volta per tutte – le indagini di Crawford. Per esempio, ecco quanto si può leggere su Wikipedia alla voce Edmund Edward Fournier d'Albe (versione italiana): «Così si chiuse il circolo Goligher. Esso declinò in seguito ogni invito per altre ricerche. Perfino il medico tedesco A. von Schrenck-Notzing e il direttore degli spiritisti londinesi si convinsero che il sistema era chiarito e la buffoneria cessata».

Tutto questo non corrisponde al vero: per quanto riguarda von Schrenck-Notzing basta leggere la sua lettera pubblicata sulla rivista Light (29 luglio 1922, pag. 472), qui di seguito riportata integralmente. «Se qualcosa ha potuto rafforzare la mia convinzione nella correttezza delle ricerche del Dr. Crawford, questa è stata il libro del Dr. Fournier d'Albe, The Goligher Circle. La ricerca del Dr. Fournier d'Albe delle prove della frode, secondo me, non ha avuto successo. La fede di questo investigatore che vi sia stato inganno non ne è una prova. Perfino la sua percezione ottica di un arto di Miss Goligher, a cui attribuiva l'azione di sollevare un piccolo sgabello, può essere messa in dubbio. Nell'oscurità egli osservò un arto che proveniva dalla medium, e credette che fosse una gamba. Non avrebbe potuto essere un'estrusione di qualcosa che somigliava ad una gamba? Non può darsi che Fournier, in base ai suoi preconcetti, abbia esagerato involontariamente un'impressione sensoriale, sopravvalutandone il significato in accordo con le sue vedute? Questa singola osservazione non è una prova; può essere presa in considerazione solo come incidente sospetto. Che poi il campione di teleplasma (fotografato) avesse la struttura di un tessuto, non fornisce nessuna prova ulteriore. Questo si verifica con tutti i medium materializzanti.

«Le condizioni della ricerca, nelle sedute di Fournier, erano in parte insufficienti, tanto che in molti casi esisteva effettivamente la possibilità che, in tali condizioni, l'uno o l'altro fenomeno potesse essere prodotto con l'inganno. Ma le possibilità non sono fatti probatori, e secondo me costituisce una lacuna da parte del Dr. Fournier il non essere riuscito ad organizzare un po' meglio le condizioni della sua ricerca. In tutto il suo modo di procedere si nota la mancanza di esperienza per questo tipo di indagini. A ciò si deve aggiungere il fatto che i suoi esperimenti non sono descritti con sufficiente chiarezza; il lettore non riesce ad avere davanti a sé un quadro coerente della situazione. Inoltre, in molte delle sue osservazioni mancano i dati sulla distanza dei vari oggetti dalla medium. D'altra parte, contrariamente alla sua convinzione soggettiva, vengono descritti fenomeni che il lettore non riesce ad immaginare come possano essere stati prodotti tramite frode; per esempio, la rimozione della pallina da tennis dalla bottiglia. Ma anche qui manca una descrizione esatta dell'esperimento. Le venti sedute del Dr. Fournier non sono in grado di produrre una sola prova convincente di frode.

«Ma anche supponendo che in alcuni casi Miss Goligher abbia agevolato i fenomeni, il che accade con quasi tutti i medium autentici, questo cosa dimostra? Di certo tali ingenue manovre fraudolente non possono confutare i risultati positivi ottenuti da Crawford, Hunter, Stephenson, Mr. Whately Smith, o dal professor William Barrett. In questo campo non bisogna chiedersi cosa, in relazione a qualsiasi fenomeno, sia falso, scorretto o ingannevole, ma esclusivamente se siano stati ottenuti reali effetti soprannaturali, al di là di ogni dubbio. L'osservazione di un fenomeno fisico scevro da ogni dubbio non può essere indebolita nemmeno da cento casi negativi con la stessa medium. Quando si considera nel suo insieme la grande mole di dati sperimentali posti davanti a noi, diventa evidente, al di là di ogni discussione, il fatto che Miss Kathleen Goligher è una vera medium, in grado di produrre fenomeni autentici». Altrettanto evidente mi sembra il fatto che Schrenck Notzing non abbia avallato le conclusioni affrettate che molti hanno tratto dalle dichiarazioni di Fournier d'Albe.

Simili alle critiche di Schrenck Notzing sono le osservazioni di Dingwall nella sua recensione del libro di Fournier (Journal of the SPR, n. 21, pag. 21): «La conclusione del Dr. Fournier è, in breve, che il cerchio consiste in una banda ben organizzata di imbroglioni, molto abili, che agiscono di comune accordo. Il Dr. Crawford, secondo lui, influenzato dalle tradizioni spiritualistiche, fu completamente ingannato durante i suoi sei anni di esperimenti, e nel corso del suo libro il Dr. Fournier accenna ai metodi usati dalla famiglia Goligher per realizzare quest'inganno. La cosa curiosa del libro del Dr. Fournier, tuttavia, è che non fornisce alcuna prova concreta che le sue conclusioni siano corrette. Sembra essere fondato in gran parte su incidenti e movimenti sospetti che potrebbero avere una semplice spiegazione. È vero che le fotografie d'ombra del plasma non possono essere distinte da quelle dello chiffon, ma per quel che ne sappiamo il "plasma" può presentarsi esattamente come lo chiffon. L'unico modo per scoprire se il plasma è o non è chiffon, è impedire che il vero chiffon venga introdotto nella seduta, fatto che il Dr. Fournier ha ritenuto impossibile per eccellenti ragioni. È anche vero che ha visto, o creduto di aver visto, il piede di Kathleen Goligher sollevare lo sgabello, ma per quanto ne sappiamo potrebbe essere stato uno "pseudopodo"... Non ci dice se riusciva a vedere entrambi i piedi di Miss Goligher, uno che sollevava lo sgabello e l'altro poggiato sul pavimento... A parte queste evidenti obiezioni, il libro è pieno di omissioni e incoerenze, il che implica che per un motivo o per l'altro è stato redatto in tutta fretta, e quindi lasciato incompleto».

Anche René Sudre (1880-1968), giornalista francese e studioso di fenomeni medianici e paranormali, autore del Traité de Parapsychologie (1956), criticò il metodo e le conclusioni di Fournier in un articolo pubblicato sul fascicolo di settembre-ottobre 1922 della Revue Metapsychique, tradotto in inglese su Light del 6 gennaio 1923 (pag. 10). Tra le altre cose, vi si può leggere: «Fin dal primo capitolo del suo primo libro, il Dr. Crawford parla francamente della questione della frode. Fornisce tutte le ragioni, sia morali che tecniche, per le quali, dopo sei anni di lavoro con la medium, ritiene di poter respingere assolutamente l'ipotesi della frode. È necessario considerare attentamente queste ragioni, perché di recente è apparso un piccolo libro, scritto dal Dr. Fournier d'Albe, in cui si insinua che tutti i membri del Cerchio Goligher, ad eccezione dello sperimentatore, formavano una famiglia di imbroglioni... Il dottor Fournier d'Albe ora vede segni di frode dappertutto: la luce insufficiente vicino al suolo; il canto degli inni allo scopo di coprire il rumore della preparazione dei trucchi; l'unione delle mani per consentire ai membri del cerchio di trasmettersi messaggi; l'ordine fisso dei partecipanti alla seduta per far sì che ogni classe di fenomeni sia prodotta sempre allo stesso modo; il costante riferimento agli "operatori" per evitare qualsiasi indagine scomoda; e infine il fatto che tutti i membri del cerchio sono artigiani, e dunque esperti nell'uso delle mani.

«Ma dopo aver valutato attentamente tutte queste recriminazioni, si vede che non hanno grande importanza e certamente non corrispondono a nessuna prova di frode. È a cuor leggero che il Dr. Fournier d'Albe procede a demolire, dopo una ventina di sedute condotte con notevole mancanza di metodo, il lavoro svolto per anni dal Dr. Crawford, fondato su un notevole numero di test di ricerca e di controllo. Sappiamo bene che l'ectoplasma spesso assume la forma di un tessuto, in particolare nel caso delle materializzazioni di Eva C., che il Dr. Fournier d'Albe stranamente considera genuine. È noto che i medium fanno spesso movimenti involontari con i piedi o con le mani ogni volta che producono fenomeni di telecinesi. Lo stesso Crawford aveva osservato che: "Nel Cerchio dei Goligher accadono cose che a un osservatore superficiale potrebbero sembrare sospette. Ad esempio, capita spesso che il corpo della medium (o parti del suo corpo) compia movimenti spasmodici quando violenti rap vengono prodotti nel corso della seduta. Queste sono semplici reazioni fisiche, ma il cacciatore di frodi le attribuisce immediatamente all'inganno... Questa somiglianza accidentale tra fenomeni reali e simulati è molto sconcertante per chi è all'inizio della sua attività sperimentale. Ha interrotto molte promettenti ricerche nel campo dei fenomeni fisici". A parte la testimonianza di Crawford, tutti coloro che hanno osservato i fenomeni nel cerchio dei Goligher sono unanimi nel respingere le ipotesi di frode».

Infine, la medium si prestò ad altre investigazioni dopo qualche anno dalla pubblicazione del libro di Fournier. Va anzitutto osservato che prima delle sedute con Fournier, ma dopo la morte di Crawford, aveva avuto luogo a Belfast, il 6 settembre 1920, un'altra seduta sperimentale, nel corso della quale McCarthy Stephenson aveva ottenuto alcune foto nelle quali era visibile una massa di materia plasmatica che emanava dalla medium. A questa seduta, alla quale era presente anche la vedova di Crawford, furono prese alcune misure di controllo preliminare. Due dottoresse aiutarono Stephenson a perquisire i membri del cerchio prima della seduta, e un fotografo professionista era addetto alle cinque macchine fotografiche utilizzate. Un dettagliato resoconto di questa seduta, pubblicato da Stephenson sul periodico Psychic Research Quarterly (n. 2, ottobre 1920, pag. 113) può essere scaricato dalla Biblioteca.

Dopo la pubblicazione del libro di Fournier, Kathleen Goligher si ritirò dalle sedute pubbliche, si sposò ed ebbe due figlie. Il marito, S. G. Donaldson, aveva un negozio di erboristeria a Belfast, ma era interessato anche alla ricerca psichica, ed era riuscito a convincere la medium a tenere un ciclo di sedute sperimentali private, alle quali parteciparono, oltre a lui stesso, solo un paio di amici fidati, tra cui McCarthy Stephenson. Il resoconto di queste sedute fu pubblicato da Donaldson sulla rivista Psychic Science (vol. XII, n. 2, luglio 1933, pag. 89) con il titolo di Five Experiments with Miss Kate Goligher (scaricabile dalla Biblioteca). L'autore riferisce che: «Dopo il suo matrimonio con chi scrive, otto anni fa (cioè, nel 1925), Miss Goligher ha effettuato sedute in modo saltuario, a causa del suo impegno nell'allevare e nel prendersi cura delle nostre due figlie». Nel corso delle sedute furono scattate varie foto dell'ectoplasma, allegate all'articolo citato, ma un aspetto interessante è dato dal fatto che a due delle sedute erano presenti solo la medium ed il marito: a meno di non voler affermare che entrambi fossero in combutta, che senso avrebbe pensare che la medium volesse ingannare il marito, riuscendo nel suo intento?

Infine, informazioni su un'altra seduta con Kate Goligher, che ebbe luogo a Belfast il 12 marzo 1936, sono riportate in un articolo di McCarthy Stephenson pubblicato su Psychic Science (Vol. XV, n.2, luglio 1936, pag. 153). Oltre all'autore dell'articolo ed alla medium, era presente il padre di quest'ultima. L'articolo è corredato da due foto, e dall'ingrandimento di un particolare, e si nota una massa ectoplasmatica ai piedi della medium, che sembra in trance. In ogni caso già da tempo la Goligher aveva perso ogni interesse nelle attività medianiche, e – dopo le sedute di Fournier d'Albe – anche la fiducia nella correttezza degli investigatori psichici. Quando era ancora molto giovane aveva collaborato volentieri, e forse con ingenuo entusiasmo, agli esperimenti di Crawford – il quale l'aveva sempre trattata con molto riguardo – ma col trascorrere degli anni non volle più avere a che fare con nessun esponente della ricerca psichica, tanto che le sue nipoti non avevano idea che la nonna fosse stata, in gioventù, una medium piuttosto famosa.

In un articolo di Allan Barham pubblicato sul Journal of the SPR (n. 55, 1988-89), Dr. W. J. Crawford, his Work and his Legacy in Psychokinesis, a pagina 131 si legge che: «(nel 1962) ...la moglie di Mr. Donaldson non solo era viva, ma di fatto era la medium in persona, cioè Kathleen Goligher. Tuttavia, nonostante gli sforzi di John Beloff e la volontà di Mr. Donaldson di aiutarlo, fu impossibile organizzare un incontro tra lei e Beloff: aveva perso ogni interesse per la produzione di fenomeni psichici e per lo spiritismo». John Beloff (1920-2006), professore di psicologia all'Università di Edimburgo, fu presidente della SPR dal 1974 al 1976, e nel 1961 aveva intrapreso una ricerca per rintracciare eventuali persone ancora viventi connesse col cerchio Goligher e con gli esperimenti di Crawford.

Termina così questa sommaria relazione sui documenti disponibili in merito al caso Crawford: ogni persona dotata di sufficiente intelligenza converrà sul fatto che – indipendentemente dalle conclusioni a cui ognuno vorrà pervenire – accertare la verità è un processo lungo e talvolta faticoso, che richiede tempo, impegno e dedizione. Nonostante le migliori intenzioni ed i propositi di essere imparziali, ci troviamo comunque a dover utilizzare le nostre risorse mentali, con tutti i limiti che esse ci impongono, dato che non ci è concesso di accertare la verità dei fatti accaduti in passato per conoscenza diretta, ma solo di avvicinarci alla stessa per via induttiva. Il processo di accertamento della realtà dei fatti sulla base dei documenti e delle testimonianze è simile a quello che ha luogo nelle aule dei tribunali – dove si presentano e si valutano le prove e, alla fine, qualcuno emette un verdetto – e si discosta nettamente dalla ricerca scientifica, nella quale ogni esperimento dovrebbe, almeno teoricamente, essere ripetibile nelle stesse condizioni, in modo che la convalida dei risultati possa essere garantita dalla loro ripetibilità.


 

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